In Norvegia esistono centinaia di rifugi accessibili a chiunque, senza prenotazione né pagamento.
In Norvegia esistono rifugi gratuiti aperti a chiunque abbia bisogno di riposo durante un viaggio, un’escursione o un semplice cammino. Si tratta di capanne spartane, senza luce né riscaldamento elettrico, disseminate in tutto il territorio nazionale, dalle isole Lofoten alla regione dei fiordi. Sono accessibili liberamente, senza prenotazioni né registrazioni. L’unica condizione per usarle è lasciarle in ordine, esattamente come le si è trovate. Un sistema basato sulla fiducia, che affonda le radici nella cultura scandinava del rispetto reciproco e della coesistenza con la natura.
Il principio si chiama friluftsliv, che significa letteralmente “vita all’aria aperta”. È un concetto profondo nella mentalità norvegese, che unisce libertà, semplicità e cura dei luoghi condivisi. Non è turismo selvaggio, ma un modo strutturato di rendere accessibile a tutti l’esperienza del paesaggio nordico. Oggi più di 1.000 capanne sono mappate dal sistema pubblico e da alcune fondazioni private, che ne garantiscono la manutenzione minima e il coordinamento.
Chi può entrare nelle capanne pubbliche e dove si trovano esattamente
Non esistono chiavi, tessere o permessi. Alcune capanne sono sempre aperte, altre hanno un codice lasciato a disposizione tramite il sito del Direktoratet for naturforvaltning, l’ente che sovrintende le aree naturali. Altre ancora fanno parte della rete del Den Norske Turistforening, la più grande organizzazione escursionistica norvegese. In molti casi, basta leggere il cartello all’ingresso per capire se si può entrare. Ogni struttura è diversa: alcune sono poco più che rifugi in legno con un tavolaccio, altre offrono coperte, stufa a legna, utensili da cucina e riserva d’acqua piovana.

Molti viaggiatori internazionali scoprono questa possibilità solo dopo l’arrivo in Norvegia, ma la rete è consultabile anche in lingua inglese. Alcuni rifugi sono raggiungibili in auto, altri solo a piedi, in bicicletta o in canoa. Le capanne più isolate si trovano nelle zone meno abitate del Nordland, ma ce ne sono anche nei pressi di sentieri battuti vicino a Oslo, Bergen e Trondheim.
L’aspetto più sorprendente è che il sistema funziona. Nessun vandalismo, pochissimi episodi di incuria. I norvegesi hanno imparato da piccoli che quei luoghi appartengono a tutti e si tramandano con cura. All’interno si trovano spesso quaderni lasciati sui tavoli, pieni di messaggi scritti a mano, ringraziamenti, poesie, riflessioni. In alcuni casi chi entra lascia una candela, una lattina o del caffè come segno di gratitudine.
La maggior parte delle capanne ha regole semplici: niente rifiuti lasciati in loco, niente fuochi all’esterno in estate per rischio incendi, rispetto della fauna locale. Chi arriva trova spazio, silenzio, riparo, ma deve essere pronto ad adattarsi. Non c’è garanzia di comfort. Si dorme su panche, con sacco a pelo proprio. In inverno serve saper accendere un fuoco. In cambio, si ottiene un’esperienza diretta con la natura scandinava, senza mediazioni.
Perché sempre più viaggiatori scelgono di dormire gratis nei rifugi norvegesi
Negli ultimi anni, il numero di stranieri che sfrutta queste capanne è cresciuto. Secondo i dati forniti dall’Ufficio del turismo norvegese, nel 2024 oltre 40.000 pernottamenti in rifugi non custoditi sono stati registrati da viaggiatori internazionali. Un dato in crescita costante. La possibilità di dormire gratis in mezzo alla natura è vista non solo come un modo per risparmiare, ma come una forma di viaggio più consapevole.
Chi prova questa esperienza racconta di aver riscoperto un senso di fiducia collettiva, difficile da incontrare altrove. Sapere che puoi entrare in un rifugio senza chiedere permesso, cucinarti qualcosa e passare la notte in silenzio, per poi ripartire lasciando tutto in ordine, cambia il modo di pensare al viaggio stesso. Si diventa ospiti del paesaggio, non consumatori.
I costi elevati della Norvegia, spesso visti come una barriera, diventano secondari se si riesce a muoversi senza spese per l’alloggio. Alcuni viaggiatori combinano la rete delle capanne con tragitti in bici, trasporti locali o tratti a piedi su percorsi escursionistici segnalati. È una forma di turismo lento, silenzioso, immersivo, che si sta diffondendo anche tra chi prima viaggiava in modo più organizzato.
Nel 2025, la Norvegia ha avviato un progetto per esportare questo modello nei paesi confinanti, con la collaborazione della Svezia e della Finlandia. L’idea è estendere la rete, ma anche esportare un certo tipo di educazione al rispetto dei beni comuni. Non serve molto per renderlo possibile: basta fidarsi, e saper lasciare ogni luogo meglio di come lo si è trovato.