Sulle colline della Stiria, nel sud-est dell’Austria, il contadino Josef Hadler è diventato un custode della biodiversità, guidato da un profondo rispetto per la natura e dalla volontà di preservare un ecosistema unico. Mentre guida il suo trattore su uno dei prati che un tempo costituivano l’ex cortina di ferro, Hadler non sta semplicemente lavorando la terra; sta contribuendo a mantenere in vita una ricca varietà di flora e fauna che altrimenti sarebbe scomparsa. “Ieri una poiana mi ha seguito a cinque metri di distanza”, racconta Hadler all’agenzia di stampa France Presse. La sua storia si intreccia con quella di un territorio segnato da un passato turbolento, ma ora in procinto di rinascere come un esempio di sostenibilità ambientale.
Un passato di divisione e un futuro di opportunità
Questa regione, al confine con la Slovenia e a pochi chilometri dall’Ungheria, è stata a lungo teatro di divisioni politiche e ideologiche. Durante la Guerra Fredda, il confine tra Austria e Jugoslavia era segnato da una cortina di ferro, simbolo di conflitto e divisione. Tuttavia, a distanza di decenni, si è rivelato un paradosso: l’assenza di intervento umano ha permesso a specie endemiche di sopravvivere, creando un’area di rifugio per la biodiversità. “Nessuno avrebbe costruito la propria casa direttamente sul confine, che è rimasto verde”, spiega Johannes Gepp, presidente locale dell’organizzazione per la protezione ambientale Naturschutzbund. Questo è un esempio di come le cicatrici del passato possano trasformarsi in opportunità per la natura.
La rinascita della biodiversità
Sui quindici ettari di terreno protetto nel villaggio di Sankt Anna am Aigen, Hadler e altri agricoltori stanno contribuendo a preservare la diversità biologica. Qui, sono state reintrodotte fino a 70-80 specie di piante per ogni 100 metri quadrati, un cambiamento radicale rispetto ai tempi in cui il terreno era sfruttato per la coltivazione intensiva di mais. La conversione di queste terre è stata guidata dalla necessità di ricostituire un equilibrio ecologico, eliminando l’uso di fertilizzanti e limitando la falciatura a una o due volte all’anno. Markus Ehrenpaar, direttore del Naturschutzbund della Stiria, sottolinea quanto sia importante questa transizione: “Dalla monocoltura, siamo passati a una vera e propria rinascita della biodiversità”.
La gestione di questi prati non è solo una questione di preservazione ambientale; è anche una fonte di sostentamento per Hadler. Pur falciando il fieno solo occasionalmente, il contadino ha notato un aumento delle specie vegetali e animali nel corso degli anni. Tra queste, la sanguisorba, una pianta fondamentale per la nutrizione di due specie di farfalle, e il ragno dal sacco giallo, noto per il suo veleno. È un delicato equilibrio tra mantenimento e intervento, che richiede un costante monitoraggio e cura.
Benefici per la comunità e sfide future
La sindaca di Sankt Anna, Andrea Pock, 46 anni, ha osservato come questa rinascita ecologica abbia portato benefici anche alla comunità. “Si è sviluppato un tipo di turismo soft“, afferma con entusiasmo, riferendosi all’afflusso di visitatori attratti dalla bellezza dei fiori e dalla ricchezza della fauna locale. Le gite scolastiche sono diventate un’opportunità per educare le nuove generazioni sull’importanza della biodiversità e della conservazione. I cartelli disseminati lungo i sentieri raccontano la storia di un confine che un tempo era fortificato e minato, ora trasformato in un simbolo di speranza e rinascita.
Tuttavia, la sfida principale rimane la creazione di collegamenti ecologici tra le diverse aree protette. Per garantire la mescolanza genetica e la sopravvivenza a lungo termine di queste piccole oasi di biodiversità, è fondamentale sviluppare punti di attraversamento che consentano agli animali di muoversi liberamente. Questo progetto richiede investimenti significativi, con costi che raggiungono milioni di euro ogni anno. “Il territorio è molto costoso”, conferma Gepp, sottolineando la necessità di un impegno congiunto tra la regione, il governo e l’Unione Europea per preservare questo patrimonio naturale.
La posta in gioco è alta. L’Austria vanta una cintura verde di 1.300 chilometri, condivisa con Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Slovenia, ma attualmente solo un terzo di essa è protetta. In Europa, le aree in cui l’assenza di attività umana ha favorito la biodiversità si estendono per oltre 12.500 chilometri, dalle foreste della Norvegia alle steppe della Turchia. Questa situazione rappresenta un’opportunità unica non solo per la protezione dell’ambiente, ma anche per la creazione di nuove forme di economia sostenibile che possano coesistere con la natura, dimostrando che il passato, pur doloroso, può fungere da catalizzatore per un futuro più verde e rispettoso dell’ambiente.