Segreti svelati: la fabbrica delle autobiografie e i misteri dello spogliatoio

Segreti svelati: la fabbrica delle autobiografie e i misteri dello spogliatoio

Segreti svelati: la fabbrica delle autobiografie e i misteri dello spogliatoio

Giulia Ruberti

9 Novembre 2025

Milano, 9 novembre 2025 – Nel calcio, dove spesso le parole restano chiuse nello spogliatoio, le autobiografie dei giocatori aprono uno spiraglio inatteso. Da Michael Owen a Zlatan Ibrahimovic, passando per Francesco Totti, Luciano Spalletti e Antonio Cassano, fino all’ultima vicenda che scuote l’Inghilterra, quella della portiera Mary Earps: ogni libro pubblicato aggiunge un pezzo a quello che, davanti ai microfoni, rimane taciuto.

Lo spogliatoio raccontato senza filtri: quando la carta parla più del microfono

Dopo le partite, i calciatori imparano presto a schivare le domande con frasi fatte. “Abbiamo dato tutto”, “il gruppo è unito”, “pensiamo partita dopo partita”: parole che, come ha raccontato un ex difensore di Serie A, “servono a non mettersi nei guai”. Ma quando si tratta di scrivere – o dettare a un ghostwriter – la propria storia, quel filtro salta. Le autobiografie diventano così il luogo dove emergono tensioni, rancori e verità scomode.

Basta aprire “Io, Ibra” per trovare confessioni mai uscite in conferenza stampa. Ibrahimovic parla di scontri con allenatori e compagni, di notti senza dormire e scelte impopolari. Totti, nel suo libro, ha ricostruito i rapporti difficili con Spalletti e cosa succedeva dentro la Roma degli anni Duemila. “Solo scrivendo ho potuto dire davvero come stavano le cose”, ha detto l’ex capitano giallorosso durante una presentazione a Trastevere.

Da Londra a Roma: le rivelazioni che fanno discutere

L’ultimo caso riguarda Mary Earps, portiera della nazionale inglese e del Manchester United. Il suo libro, uscito il mese scorso a Londra, ha già scatenato reazioni forti tra tifosi e addetti ai lavori. Earps racconta episodi di discriminazione e tensioni con alcune compagne di squadra, citando nomi e dettagli precisi. “Non potevo più tacere”, ha spiegato in un’intervista alla BBC. La Football Association inglese ha scelto di non commentare, ma fonti vicine alla federazione parlano di un clima teso nello spogliatoio.

Anche in Italia le autobiografie hanno spesso acceso polemiche. Antonio Cassano, nel suo libro del 2010, ha descritto senza mezzi termini i rapporti difficili con allenatori e dirigenti. “Mi hanno detto di stare zitto, ma io non ci sono mai riuscito”, ha raccontato Cassano a Bari durante una presentazione. Luciano Spalletti, oggi ct della Nazionale, ha usato le pagine della sua autobiografia per riflettere sulla gestione dei gruppi e sulle difficoltà in panchina.

Il mercato delle confessioni: editori, ghostwriter e verità nascoste

Dietro ogni libro c’è un lavoro di squadra poco visibile, ma fondamentale. Gli editori sanno che le storie che vendono di più sono quelle piene di retroscena e confessioni inedite. “Cerchiamo sempre la verità dietro la facciata”, spiega Marco Ferrante, responsabile sport di una casa editrice milanese. Spesso il testo nasce da una collaborazione con giornalisti o scrittori professionisti, i cosiddetti ghostwriter. “Il calciatore racconta, noi trasformiamo tutto in pagine”, confida uno di loro, che ha lavorato con diversi ex campioni di Serie A.

Il risultato? Un mercato in crescita. Secondo l’Associazione Italiana Editori, nel 2024 sono uscite oltre trenta autobiografie sportive in Italia, con una tiratura media di 15mila copie per titolo. I lettori cercano autenticità, dettagli mai raccontati prima. E spesso trovano anche polemiche.

Quando le parole si fanno sentire: impatti dentro e fuori dal campo

Non sempre le rivelazioni restano senza conseguenze. In casi come quello di Owen in Inghilterra o Totti a Roma, le parole scritte hanno riaperto ferite vecchie e acceso nuovi dibattiti tra tifosi e società. “Ho letto cose che non sapevo”, ammette un ex compagno di squadra di Totti, incontrato fuori da Trigoria. Le società stanno attenti: alcune hanno messo clausole nei contratti per limitare la pubblicazione di memorie non autorizzate.

Eppure, la voglia di raccontarsi è forte. Forse perché – come ha scritto lo stesso Ibrahimovic – “solo chi c’è stato dentro può capire davvero cosa succede nello spogliatoio”. E solo tra le pagine di un libro, la verità trova finalmente spazio per uscire allo scoperto.

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