A Oslavia nasce la Banca della Ribolla: l’archivio delle uve per vitigni resistenti e di qualità

Giulia Ruberti

19 Novembre 2025

GORIZIA, 19 novembre 2025 – Tra le colline di **Oslavia**, al confine tra Italia e Slovenia, ha preso forma questa settimana la **Banca della Ribolla**: un vigneto speciale, pensato per essere allo stesso tempo un archivio vivente e un laboratorio genetico delle viti più promettenti di questo storico vitigno. L’idea, promossa dal Consorzio Collio, ha coinvolto agronomi, produttori, ricercatori ed enti pubblici. Martedì mattina, nella tenuta storica Fiegl, sono state messe a dimora le prime barbatelle selezionate. Un passo concreto — da tempo atteso dagli addetti ai lavori — per salvaguardare la biodiversità della **Ribolla Gialla** e affrontare le sfide di un clima sempre più imprevedibile.

## Un archivio vegetale senza paragoni

Gli esperti del progetto spiegano che il vigneto-archivio ospiterà entro pochi anni più di **150 diverse selezioni** di Ribolla. Piccole parcelle che riprodurranno con cura le condizioni del terreno e del clima di Oslavia. “Abbiamo scelto le viti più sane, produttive e resistenti alle malattie – dice Giovanni Fabbro, agronomo del Consorzio Collio – e adesso vogliamo capire come si comportano nel tempo, sul campo. Serve pazienza, ma i risultati saranno utili a tutto il territorio”. Oltre alle varietà classiche, sono state piantate alcune linee “prototipo”, nate da incroci naturali o selezioni locali particolarmente robuste. Nessun intervento in laboratorio sulle piante: “Solo una selezione lenta e attenta, anno dopo anno”, sottolinea Fabbro.

## Resistere ai cambiamenti e alle malattie

Dietro a questo progetto c’è un’urgenza reale. Negli ultimi dieci anni i vitigni tipici del Friuli Venezia Giulia hanno sofferto per primavere anomale, ondate di calore fuori stagione e nuove malattie. “Abbiamo visto che alcune piante, anche molto vecchie e con scarsa produzione, si difendono meglio dai cambiamenti climatici – racconta Paolo Princic, produttore storico di Oslavia – Altre si ammalano meno di oidio o peronospora. Selezionare e moltiplicare queste varietà è l’unica via per non perdere la Ribolla”. Il vigneto-archivio vuole diventare una vera assicurazione collettiva: un luogo dove mantenere viva la diversità genetica della varietà e provare soluzioni sostenibili per la gestione delle viti, dalla potatura ai trattamenti ridotti.

## Un progetto aperto a tutti

Dietro c’è l’idea della collaborazione. Tutte le aziende del Consorzio Collio — una quarantina tra grandi e piccoli produttori — potranno in futuro prendere dalle barbatelle selezionate per nuovi impianti o per rinnovare i vecchi vigneti. Ma non solo: le università regionali (Udine e Trieste in testa) hanno già deciso di seguire da vicino il progetto, mettendo a disposizione laboratori e personale. “Un’occasione rara – commenta Cristina Santarossa dell’Università di Udine – per studiare insieme la resistenza alle malattie e la qualità dei vini prodotti. Ogni anno potremo monitorare come cambiano zuccheri, acidità e aromi nei diversi biotipi”. Un lavoro lento che combina rilievi sul campo e assaggi in cantina.

## Tra entusiasmo e prudenza fra gli operatori

La nascita della **Banca della Ribolla** ha fatto subito il giro tra i viticoltori locali. “Era ora che qualcuno si impegnasse a difendere questo patrimonio”, dice Mauro Venica della sua azienda omonima. C’è però chi invita a non abbassare la guardia: “La selezione può alzare la qualità media – osserva Stefano Zoffoli, agronomo indipendente – ma da sola non basta a risolvere i problemi strutturali della viticoltura qui. Servono anche investimenti su irrigazione ed energie pulite”. Intanto i tecnici lavorano senza sosta alla catalogazione delle prime parcelle e al monitoraggio dei dati raccolti.

## Tra tradizione e futuro

Se tutto andrà come previsto, il vigneto-archivio di Oslavia diventerà un punto di riferimento non solo per la **Ribolla Gialla**, ma anche per altri vitigni autoctoni friulani nei prossimi anni. I primi risultati concreti si vedranno tra quattro o cinque vendemmie. Solo allora si potrà capire davvero quanto valgono le scelte fatte oggi. Nel frattempo, le colline goriziane si arricchiscono con un nuovo segno verde: un archivio vivo che guarda avanti senza dimenticare le radici profonde della viticoltura friulana.

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