Roma, 22 novembre 2025 – Sono centoventi anni di storia italiana quelli che scorrono sui binari della mostra “Le ferrovie d’Italia (1861–2025). Dall’unità nazionale alle sfide del futuro”, aperta in questi giorni tra la Sala Zanardelli del Vittoriano e il Giardino grande di Palazzo Venezia. Fino all’11 gennaio 2026, l’esposizione racconta come i treni non abbiano soltanto trasformato il paesaggio, ma anche inciso profondamente nella memoria collettiva, intrecciando storie personali e grandi cambiamenti sociali. Promossa dal Gruppo FS per celebrare i 120 anni delle Ferrovie dello Stato, la mostra è un viaggio che mescola cultura e sensazioni.
Storia, arte e memoria lungo i binari
Il percorso si sviluppa tra documenti d’epoca, videoinstallazioni e opere d’arte, restituendo la complessità di un fenomeno capace di unire territori e destini diversi. Già Camillo Benso, conte di Cavour, negli anni Quaranta dell’Ottocento scriveva: “La realizzazione delle ferrovie servirà a consolidare la conquista dell’indipendenza nazionale”. Una frase che oggi risuona forte tra le sale, diventando il filo rosso di una storia fatta di ferro, velocità e trasformazioni.
Si parte dalla prima corsa Napoli–Portici del 1839 e si arriva fino all’Alta Velocità e alla digitalizzazione di oggi, attraverso quattro sezioni cronologiche. Si attraversano le reti regionali, la nazionalizzazione, il ruolo delle ferrovie nelle guerre mondiali, il boom economico del dopoguerra e le sfide tecnologiche e ambientali degli ultimi anni. In ogni stanza, dettagli concreti: orari dei primi treni, fotografie in bianco e nero, lettere di viaggiatori.
Un’esperienza da vivere, non solo da guardare
Nel giardino di Palazzo Venezia due gigantesche riproduzioni in scala del Settebello e dell’Arlecchino – treni simbolo del design italiano del dopoguerra – accolgono i visitatori. C’è anche una sezione immersiva che porta il pubblico a bordo di un treno ideale, capace di attraversare epoche e paesaggi. Lo spazio didattico, invece, offre attività per bambini, famiglie e scuole. “Abbiamo voluto creare un’esperienza che coinvolgesse tutti i sensi”, spiega uno dei curatori, sottolineando l’importanza di far dialogare passato e futuro.
Quando l’arte incontra la ferrovia
Nella Sala Zanardelli, la storia delle ferrovie si intreccia con l’arte. Ci sono opere di Salvatore Fergola, che dipinse il viaggio inaugurale della Napoli-Portici, ma anche quadri di De Nittis, Boccioni e de Chirico. Non mancano fotografie di grandi maestri italiani come Berengo Gardin, Basilico, Scianna e la più giovane Anna Di Prospero.
Il racconto si arricchisce con sequenze cinematografiche famose – da Visconti a Fellini –, caroselli pubblicitari di Pascali, video-performance di John Cage e Sissi, collage di Paolini, installazioni di Kounellis e Lelario. Tra le sale si trovano anche brani letterari e poesie, da Carducci a Starnone. “Abbiamo voluto mostrare la forza evocativa del viaggio su rotaia”, racconta uno degli organizzatori, “tra nostalgia e innovazione”.
Come visitare la mostra
“Le ferrovie d’Italia (1861–2025)” è aperta tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30 (ultimo ingresso alle 18.45) al VIVE, tra la Sala Zanardelli del Vittoriano e il Giardino grande di Palazzo Venezia. Il biglietto intero costa 18 euro (inclusa l’esposizione temporanea), mentre i giovani dai 18 ai 25 anni pagano 5 euro. L’ingresso è gratuito per i minori di 18 anni, persone con disabilità e altre categorie.
Durante tutta la mostra, il team didattico del VIVE propone un calendario ricco di attività per bambini, famiglie, scuole e visitatori con esigenze particolari. Per informazioni su orari, biglietti e iniziative si può consultare il sito ufficiale: vive.cultura.gov.it.
Un mosaico di storie lungo i binari
Tra le opere in mostra c’è anche qualcosa di meno noto: nella foto ufficiale spicca “Treno notturno in corsa” (1926) di Pippo Rizzo, da una collezione privata. Un dettaglio che racconta come la ferrovia sia stata – e resti – un tema centrale nell’immaginario italiano. Un mosaico di storie che corre lungo i binari, tra passato e futuro, memoria e innovazione.