Museo delle Olimpiadi di Losanna: un viaggio tra la tuta di Tomba e il braciere di Roma 1960

Giulia Ruberti

28 Novembre 2025

Milano, 28 novembre 2025 – Sono **novemila** gli oggetti custoditi in un archivio a pochi chilometri da Milano che raccontano la **memoria dello sport italiano**. Un percorso che parte dalla **tuta da gara di Alberto Tomba**, passa per il celebre **braciere olimpico di Roma 1960** e si snoda tra trofei, fotografie ingiallite, scarpette di cuoio e manifesti dimenticati. Questa collezione, distribuita su oltre mille metri quadrati di scaffali, è frutto di decenni di lavoro silenzioso e appassionato, una vera e propria missione artigianale. Gli addetti si muovono tra corridoi numerati e armadi di metallo, ogni pezzo con un suo codice. Per molti sono solo cimeli; per chi li cura ogni giorno sono storie vive.

## **Tesori dello sport: dal braciere ai guantoni**

Il primo oggetto che cattura lo sguardo è proprio il **braciere olimpico** che arse per tutta la durata dei Giochi di **Roma 1960**. Un simbolo che ha visto passare campioni come **Livio Berruti** e **Wilma Rudolph**, ora custodito in una teca rialzata. A pochi metri, in un armadio contrassegnato con la sigla “AT-88”, si conserva la **tuta da gara indossata da Alberto Tomba** ai Giochi Invernali di Calgary ’88. “La portò con orgoglio – racconta uno dei responsabili della collezione – senza particolari richieste, voleva solo che restasse intatta”.

Ma non è tutto. Vicino a scarpini da calcio ancora sporchi di fango spiccano i **guantoni da pugilato** con cui **Nino Benvenuti** salì sul ring a Tokyo nel 1964. Niente allestimenti appariscenti: solo una teca trasparente e una targhetta scritta a mano con la semplice dicitura “Benvenuti, oro olimpico”.

## **Gli archivi come laboratori della memoria**

Lontano dai riflettori dei grandi eventi, questi depositi tengono insieme le radici dell’identità sportiva italiana. Nelle sale dell’archivio – spiegano i curatori – ogni giorno si lavora all’ordinamento e alla digitalizzazione degli oggetti. “Non si tratta solo di mettere insieme pezzi”, spiega **Giulia Martella**, responsabile scientifica del progetto, “ma di ricostruire la storia di uno sport, di una società”.

Tra i tanti cimeli ci sono anche pezzi meno noti: la **maglia di Felice Gimondi**, vincitore del Giro d’Italia nel 1967; le **medaglie delle prime Paralimpiadi**; fotografie che raccontano le tensioni ai Giochi di Mosca nel 1980. E poi piccoli oggetti d’uso quotidiano: un badge logoro con scritto “Stampa”, tessere degli anni ’30, un cronometro fermo sulle 2 ore e 12 minuti, forse quello usato alla Maratona di Atene nel 1969.

## **Testimoni del tempo: voci e dettagli**

Passeggiando tra gli scaffali – racconta Paolo De Luca, uno degli archivisti – sembra quasi di sentire l’eco degli spalti: “Ci sono giorni in cui ci fermiamo davanti a un oggetto e proviamo a immaginare chi lo abbia toccato per primo”. Un lavoro fatto anche di gesti ripetuti: guanti bianchi per non lasciare impronte, luci soffuse per non rovinare la carta.

E poi ci sono i visitatori. Una scolaresca in gita si ferma davanti alla bicicletta di Moser; una bambina chiede cos’è quel casco e ascolta rapita la storia della Milano-Sanremo del ’91. Reazioni semplici, quasi spontanee. “Solo allora capisci davvero il senso del nostro mestiere – confida Martella –: trasmettere il valore del passato”.

## **Oltre i confini del collezionismo**

Non tutto però resta sugli scaffali. Alcuni pezzi vengono prestati per mostre o anniversari: il **braciere di Roma 1960**, ad esempio, sarà esposto al MAXXI il prossimo anno per il 65° anniversario dei Giochi. Ma per il resto del tempo tutto resta qui — protetto da sistemi d’allarme e ambienti controllati.

C’è chi sogna un museo aperto al pubblico ma per ora l’archivio rimane un laboratorio riservato a ricercatori e appassionati. “L’obiettivo – chiarisce Martella – è fare in modo che queste storie non restino chiuse nella polvere. Raccontare lo sport vuol dire raccontare l’Italia”.

E così tra **tute**, medaglie e bracieri batte ancora forte il cuore della memoria sportiva italiana. Un patrimonio che non finisce mai davvero in bacheca.

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