Abu Dhabi, 1 dicembre 2025 – È ormai questione di giorni: il **3 dicembre**, sull’isola di Saadiyat, apre al pubblico lo **Zayed National Museum**. Un progetto che si è fatto attendere più di dieci anni e che arriva proprio mentre Abu Dhabi si prepara a lanciare un altro colosso museale, il discusso e ambizioso **Guggenheim Abu Dhabi**. La notizia è stata diffusa ieri durante una conferenza stampa direttamente nel cantiere, tra le grandi strutture d’acciaio che danno forma al museo. Questa apertura segna un nuovo capitolo nella strategia culturale degli Emirati Arabi Uniti, che in questi anni hanno puntato sempre di più sull’arte per cambiare volto nel panorama internazionale.
## **Una collezione che mescola passato e presente**
Al centro dello **Zayed National Museum** ci sono cinque sale principali, chiamate “ali” dagli addetti ai lavori. Qui si ripercorre la storia degli Emirati con **reperti archeologici**, testimonianze della nascita dello Stato moderno e una selezione di **opere d’arte contemporanea** realizzate da artisti internazionali. Un’intera ala è dedicata allo sceicco **Zayed bin Sultan Al Nahyan**, il padre fondatore del Paese, a cui è intitolato il museo. Farah Al Suwaidi, responsabile della curatela, spiega che l’obiettivo è “dare voce alle radici beduine ma anche alle sfide e alle novità della società emiratina”. Così si passa dai gioielli in argento delle tribù nomadi agli schermi digitali dove scorrono i nomi dei giovani creativi arabi.
## **Un’architettura che parla di ambizioni**
Dietro questo progetto c’è l’architetto britannico **Norman Foster**, che ha firmato un’opera annunciata già nel 2007. Da allora il cantiere ha conosciuto alti e bassi, con una spesa complessiva che supera i **300 milioni di dollari**, secondo i dati ufficiali. L’edificio si distingue per le sue **cinque torri sottili**, ispirate alle piume del falco, simbolo nazionale degli Emirati. Sono visibili persino dall’autostrada a oltre due chilometri di distanza. “Volevamo qualcosa subito riconoscibile ma anche legato alla storia locale”, ha raccontato Foster in un intervento video. Gli interni giocano con la luce naturale, cortili interni e passerelle sopraelevate richiamano i caravanserragli tradizionali del Golfo.
## **Prima il Zayed, poi il Guggenheim: due strategie diverse**
Mentre il **Guggenheim Abu Dhabi** – previsto tra il 2026 e il 2027 – punta a grandi numeri e nomi famosi, lo Zayed National Museum ha un approccio diverso: vuole raccontare la trasformazione sociale e politica degli Emirati dal loro interno. “Questo museo parla prima agli emiratini e poi ai turisti”, confida Khalid al Mazrouei, giovane storico locale e membro dello staff educativo. La scelta del 3 dicembre non è casuale: coincide con la vigilia della **Festa Nazionale degli Emirati**, sottolineando il legame tra cultura e identità nazionale.
Le prime visite guidate sono già state prenotate da scuole e università locali. Tra le novità in anteprima spiccano una sezione interattiva dedicata ai cambiamenti climatici nel Golfo e un’opera esclusiva dell’artista libanese Mona Hatoum realizzata per l’inaugurazione.
## **Cultura e turismo: Abu Dhabi guarda avanti**
Il museo non è solo questione di immagine o identità. Fa parte di un piano più ampio per rendere Abu Dhabi una meta turistica più attraente – dopo il successo del **Louvre Abu Dhabi** aperto nel 2017 – e portare benefici economici alla città. Secondo il Dipartimento del Turismo locale, nel 2024 il settore culturale ha contribuito per oltre il 9% al PIL cittadino, con più di 4 milioni di visitatori tra musei, festival e mostre temporanee. “Puntiamo a una crescita costante”, dice Mohamed Khalifa Al Mubarak, presidente dell’ente museale, “che porti vantaggi a tutta la comunità”.
Per visitare lo Zayed National Museum servirà prenotare online; il biglietto costa circa **60 dirham** (poco meno di 15 euro), con sconti per studenti e residenti.
## **Tra entusiasmi e dubbi: cosa pensano i cittadini**
L’apertura ha acceso l’interesse anche fuori dai confini arabi. Su “The Art Newspaper”, il critico Mark Hudson scrive che “Abu Dhabi gioca la sua partita tra soft power culturale e attrazione turistica”, evidenziando come questi nuovi musei possano cambiare la percezione della regione anche in Europa. Ma tra chi vive qui non mancano le perplessità sui costi: in un bar lungo Corniche Road alcuni giovani scherzano sulla “corsa all’arte”, domandandosi se i musei riusciranno davvero a entrare nella vita quotidiana della gente.
A pochi giorni dall’apertura però gli organizzatori restano fiduciosi: “Il museo sarà uno spazio dove ci si potrà riconoscere o confrontare – ma non passare indifferenti”, dice con un sorriso lieve la direttrice Aisha Al Zaabi. Per Abu Dhabi si apre così una nuova stagione culturale; resta da vedere quale peso avrà davvero nella società emiratina.