Bari, 12 dicembre 2025 – Oggi la Puglia è una delle mete più gettonate da turisti italiani e stranieri, ma non è sempre stato così. Fino a pochi decenni fa, questa regione – il “tacco” dello Stivale – restava un po’ nascosta. Chi l’ha vissuta negli anni Ottanta ricorda campagne punteggiate da ulivi e un turismo quasi casuale, quasi per caso. Oggi, invece, spiagge, trulli, masserie e borghi bianchi sono diventati i simboli di una vera e propria rinascita turistica, che ha portato la Puglia sulla mappa del turismo mondiale. Ma come si è arrivati a questo punto?
Dagli inizi timidi all’esplosione internazionale
Negli anni Novanta, secondo i dati ISTAT, il numero di turisti in Puglia era ancora basso, soprattutto rispetto a regioni più famose come Toscana o Campania. Il cambiamento è arrivato piano piano: aeroporti come Bari e Brindisi sono stati rinnovati, si è puntato sul recupero delle campagne e molti pugliesi tornavano dall’estero con nuove idee. “Era una terra splendida, ma praticamente invisibile”, racconta Angela Franza, che gestisce una storica masseria vicino a Ostuni.
Un passaggio chiave fu l’apertura della superstrada Brindisi-Bari nel 1997. L’inaugurazione resta nella memoria degli abitanti per le lunghe code di auto: quella strada ha davvero cambiato le cose. Da allora la Puglia ha cominciato a farsi conoscere. E poi c’è stato il cinema: “Mine Vaganti” di Özpetek, girato tra Lecce e Salento nel 2010, ha acceso un riflettore su paesaggi ancora intatti.
Tradizione locale e turismo globale: un mix vincente
La Puglia si riconosce nei piccoli dettagli di ogni giorno: muretti a secco, sagre di paese, la luce limpida dei borghi come Locorotondo e Cisternino. Oggi però non è raro vedere inglesi, tedeschi o americani seduti nelle osterie del posto. Secondo Federalberghi, nell’estate 2025 gli stranieri hanno superato il 40% dei visitatori totali.
Non sono più solo le mete classiche – Alberobello o Polignano a Mare – ad attirare turisti. “Quest’anno abbiamo notato molti francesi anche nell’entroterra del Gargano”, spiega Daniela Pugliese, operatrice turistica a Vieste. Ma con la crescita arrivano anche problemi: nei mesi caldi i posti più famosi si riempiono in fretta e i prezzi degli alloggi schizzano alle stelle. Un motivo di malumore per chi vive lì tutto l’anno.
Masserie e trulli: il cuore pulsante del successo
Uno dei segreti della Puglia di oggi sono le masserie storiche: vecchi edifici agricoli spesso abbandonati che sono stati trasformati in relais o agriturismi di charme. Coldiretti Puglia segnala che nel 2024 più di 900 masserie hanno ospitato turisti offrendo servizi moderni senza perdere il fascino originale.
Lo stesso vale per i trulli: queste antiche case in pietra sono passate dall’essere simbolo della vita contadina a mete molto richieste per brevi soggiorni o eventi privati. “Abbiamo richieste da tutto il mondo”, confida Giuseppe, gestore di una struttura ad Alberobello, “anche dall’Australia e dal Giappone”.
Cibo genuino, mare cristallino e autenticità
Le orecchiette fatte a mano, il pesce fresco nei porticcioli di Savelletri, l’olio extravergine appena spremuto sono ancora oggi un richiamo irresistibile per chi cerca sapori autentici. Nel 2025 ben 27 ristoranti pugliesi sono finiti nella Guida Michelin — un traguardo impensabile solo quindici anni fa.
E poi c’è il mare: secondo ARPA Puglia l’87% delle acque costiere sono “eccellenti”. Cala Porto a Polignano o Punta Prosciutto vicino Porto Cesareo sono ormai nomi noti ai vacanzieri di tutto il mondo.
Tra sviluppo turistico e tutela del territorio
Il boom turistico porta però anche qualche grattacapo. Il rischio di stravolgere paesaggi con nuove costruzioni è reale e fa preoccupare le amministrazioni locali. “Serve mettere regole chiare e rispettare il territorio”, ha sottolineato il sindaco di Ostuni durante un recente incontro con gli operatori del settore.
Nonostante tutto, la Puglia continua a incantare con quel suo mix unico di tradizioni antiche e sguardo aperto sul mondo. Una terra che fino a poco tempo fa era quasi nascosta ma che oggi guida la nuova frontiera dell’accoglienza italiana. Con qualche contraddizione in più ma sempre accompagnata dal vento caldo tra gli ulivi.