Città del Messico, 16 dicembre 2025 – Con più di 21 milioni di abitanti nell’area metropolitana, Città del Messico resta una delle metropoli più grandi e vivaci del pianeta. Nata su un altopiano a oltre duemila metri di altitudine, la capitale messicana affonda le sue radici nell’epoca degli Aztechi, risalendo al XIV secolo. Da allora, il suo aspetto è cambiato più volte: una sovrapposizione di storie, lingue e architetture che si percepisce ancora oggi passeggiando per i suoi viali e le sue piazze.
Dalla Tenochtitlán azteca alla metropoli moderna
Nel 1325, secondo la leggenda, gli Aztechi videro un’aquila posata su un cactus nel mezzo del lago Texcoco – un segno che segnò la nascita di Tenochtitlán. Quella città-isola, collegata alla terra da ponti e canali, divenne uno dei centri urbani più importanti del periodo precolombiano. Gli storici stimano che alla vigilia della conquista spagnola, nel 1521, ci vivessero intorno a 200 mila persone: un numero sorprendente per quei tempi.
Oggi in quel posto sorge Città del Messico. L’eredità indigena si sente nei nomi dei quartieri, nelle rovine ancora visibili sotto le strade trafficate e persino nei piatti tipici. “Qui il passato non è mai davvero passato,” racconta Alejandra González, guida al museo del Templo Mayor, poco distante dalla centrale Plaza de la Constitución.
Crescita urbana senza fine
Dopo la conquista spagnola, la città ha cambiato volto radicalmente. Gli edifici coloniali sono stati costruiti sulle basi azteche; le strade si sono allargate e la popolazione è cresciuta rapidamente. Il vero boom è arrivato però nel Novecento: secondo l’Instituto Nacional de Estadística y Geografía, tra il 1950 e il 1980 la popolazione è passata da circa tre a oltre dodici milioni, grazie soprattutto alle migrazioni interne.
Le sfide sono tante. La densità – che supera i 6.000 abitanti per chilometro quadrato in alcune zone – genera problemi di traffico, inquinamento e servizi pubblici sotto pressione. Eppure chi vive qui parla spesso di un’energia particolare: “Nonostante tutto, qui senti che può succedere di tutto,” spiega Jorge Ramos, tassista nel quartiere Condesa.
Una città fatta di contrasti e mescolanze
Visitare Città del Messico oggi significa tuffarsi in un mondo pieno di contrasti forti. I grattacieli di vetro nella zona di Santa Fe convivono con i mercati tradizionali come quello della Merced, dove il profumo dei tamales si mescola ai colori della frutta tropicale. Nei murales di Diego Rivera al Palacio Nacional si leggono conflitti e speranze di un Paese sempre in bilico tra passato e futuro.
L’urbanista Mariana Robles parla della capitale come “un laboratorio vivo dove culture diverse si incontrano e si trasformano.” Qui si parlano decine di lingue indigene accanto allo spagnolo. La vita culturale spazia dal Ballet Folklórico fino alle mostre d’avanguardia nella zona Roma.
Problemi attuali: ambiente e disuguaglianze
Con le sue dimensioni gigantesche, Città del Messico affronta ogni giorno problemi ambientali e sociali molto complessi. L’aria è spesso densa di smog (soprattutto nelle giornate senza vento), un rischio per la salute pubblica: secondo l’OMS i livelli di particolato superano spesso i limiti consigliati. Le autorità hanno varato restrizioni sul traffico e incentivi per il trasporto pubblico – come la Metro, usata ogni giorno da circa 4 milioni di persone – ma il percorso verso una città più pulita è ancora lungo.
Dal punto di vista sociale le differenze sono nette. Zone come Polanco o Lomas de Chapultepec mostrano ricchezza evidente; a pochi chilometri ci sono quartieri periferici dove migliaia vivono in condizioni difficili. Eppure le nuove generazioni non si arrendono facilmente. “Vogliamo cambiare questa città dall’interno,” dice con fermezza Mariana Torres, studentessa universitaria.
Il domani della capitale più grande dell’America Latina
Che aspetto avrà Città del Messico nei prossimi anni? Gli esperti parlano di una sfida che riguarda non solo infrastrutture e sostenibilità ma anche l’identità stessa della città. Saper mettere insieme le radici indigene con le spinte globali – spiega il sociologo Juan Pablo Navarro – sarà fondamentale per mantenere viva quella sua anima unica riconosciuta in tutto il mondo.
Tra il caos del traffico o nel silenzio dei musei sotterranei resta sempre l’impressione di una città dove il tempo scorre su ritmi diversi. Solo allora si capisce perché milioni scelgono ogni giorno di viverci, costruendo nuove storie sulle antiche pietre azteche.