Masseria AuraTerrae: Scopri l’Antico Eremo Trasformato in Resort Boutique con Vista su Polignano

Giulia Ruberti

17 Dicembre 2025

Ostuni, 17 dicembre 2025 – Nel cuore della campagna brindisina, a pochi chilometri da Ostuni, quella che un tempo era una piccola comunità di monaci contadini del Seicento è oggi un resort boutique. Aperto tutto l’anno, il complesso si adagia tra gli ulivi secolari che dominano la Valle d’Itria: un angolo dove il tempo sembra rallentare, e la Puglia frenetica e affollata delle località balneari resta lontana, quasi irraggiungibile.

Un passato agricolo che si fonde con l’ospitalità contemporanea

Nei documenti dell’archivio diocesano di Brindisi si trova traccia di sei monaci benedettini stabilmente insediati qui nel 1638. La loro vita ruotava attorno alla coltivazione di grano e ulivi, seguendo la regola del lavoro manuale, integrata dalla produzione di formaggi e pane per il sostentamento. “Questo posto è carico di storie”, racconta Marco Lorusso, direttore del resort. “I muri spessi parlano delle alzatacce all’alba e delle preghiere nella cappella piccola.” Le strutture originarie sono ancora riconoscibili grazie alle mura in pietra bianca e ai portali ad arco ribassato, restaurati rispettando la forma antica. Sono rimasti intatti anche gli affreschi sbiaditi e le mangiatoie scavate nella roccia.

Una Puglia “lontana” dalle rotte del turismo di massa

Qui, lontano dalle spiagge di Polignano e dal caos estivo di Gallipoli, l’esperienza si costruisce sul silenzio e sulla vicinanza alla natura. Dalle terrazze si vedono campi coltivati e piccoli vigneti; all’alba si sente solo il canto delle cicale. Niente piscine rumorose o aperitivi sulla sabbia: la giornata inizia con una colazione semplice, fatta con pane cotto a legna, fichi freschi raccolti nell’orto e caffè servito in vecchie tazzine di ceramica colorata.

L’accoglienza è essenziale. “Abbiamo scelto uno stile sobrio”, spiega Silvia D’Amico, chef e responsabile della cucina. “Molti ospiti arrivano dalla Germania o dal Nord Europa e rimangono colpiti dalla calma. Spesso ci chiedono dove siano gli alberghi grandi o i centri commerciali.” Le camere sono poche e tutte ricavate dalle antiche celle monastiche. Il prezzo parte da 160 euro a notte in bassa stagione.

Le scelte sostenibili del resort

Il restauro iniziato nel 2018 ha messo particolare attenzione alla sostenibilità. I materiali usati provengono quasi tutti da fornitori locali: pietra di Cursi, legno d’ulivo riciclato e ceramiche artigianali di Grottaglie. L’impianto fotovoltaico sul tetto dell’ex stalla copre il 70% del fabbisogno elettrico della struttura; il resto arriva da una piccola rete a biogas.

“Ci sono stati momenti difficili”, ammette Lorusso, “soprattutto durante la pandemia quando i lavori si sono fermati per mesi.” Solo allora è diventato chiaro che l’investimento avrebbe richiesto tempi lunghi per essere recuperato. Eppure negli ultimi dodici mesi le presenze sono cresciute del 30% (dati forniti dall’associazione dei piccoli albergatori pugliesi), segno che cresce la voglia di un turismo “slow”.

L’impatto sulla comunità locale

Il resort ha creato una dozzina di nuovi posti fissi di lavoro, affidati soprattutto a giovani del territorio. “Abbiamo formato lo staff con corsi mirati sull’accoglienza e sulla gestione delle coltivazioni biologiche”, spiega ancora Lorusso. Oltre al ristorante interno, vengono organizzate visite alle masserie vicine e degustazioni di olio extravergine grazie alla collaborazione con i piccoli produttori locali.

Non mancano però le critiche. Qualcuno teme che l’arrivo dei turisti possa cambiare troppo la vita del borgo. “Bisogna fare attenzione a non perdere il senso della misura”, dice Antonio Ricci, portavoce dell’associazione Pro Valle d’Itria. “Finora i rapporti sono stati corretti ma serve vigilanza.”

Un modello che guarda al futuro

Secondo i dati regionali sul turismo sostenibile raccolti nel 2025, le strutture piccole che puntano sulla qualità più che sulla quantità rappresentano il 17% dell’offerta ricettiva nella provincia di Brindisi. Un trend in crescita. I proprietari del resort non nascondono l’ambizione di fare dell’ex convento un punto di riferimento nazionale per chi cerca un’esperienza lenta e legata al territorio.

Resta intatto il suono delle campane al tramonto e l’ombra lunga sugli ulivi – insieme alle abitudini semplici: pasti frugali, passeggiate tra le vigne, qualche parola sotto il pergolato. In questa Puglia appartata la sfida è restare fedeli alle radici senza rinunciare a guardare avanti.

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