Firenze, 18 dicembre 2025 – Nel cuore della Toscana, lontano dal turismo di massa, si snoda un percorso che mette insieme natura, storia, arte e una cucina capace di stupire. Qui il viaggiatore curioso trova angoli inaspettati: borghi silenziosi tra le colline, piccoli musei con quadri dimenticati e trattorie dove il tempo sembra essersi fermato. Tutto prende vita lungo un itinerario lento, come lo chiamano i locali, perfetto per chi vuole gustarsi ogni singolo dettaglio.
Un viaggio tra natura e borghi nascosti
In questa Toscana meno nota – tra le province di Arezzo, Siena e Grosseto – il paesaggio si apre su vallate selvagge. Le strade secondarie tagliano boschi di querce e vigneti poco conosciuti, dove capita di incontrare solo qualche ciclista o un contadino sul trattore. Dalla Val d’Orcia meno frequentata al Casentino, il silenzio è spesso rotto solo dal suono dei campanili. In posti come Montemerano o Civitella in Val di Chiana si respira un’aria diversa: qui il turismo resta discreto, quasi invisibile.
La riserva naturale di Berignone, per esempio, offre sentieri poco battuti che corrono accanto a fiumi cristallini. Il guardiaparco Gianni Bartolini, che da trent’anni guida le escursioni in zona, racconta: “Chi arriva qui cerca soprattutto pace e tranquillità. La nostra forza è proprio l’autenticità”. A Castiglion Fiorentino il tempo sembra rallentare davvero. La mattina, tra le vie strette, qualche anziana chiacchiera sulle panche di pietra. Il viaggiatore osserva e va avanti.
Arte diffusa nei paesi d’altri tempi
Non mancano tesori artistici nascosti, spesso fuori dai circuiti più noti. A San Giovanni d’Asso, oltre al tartufo, c’è il Museo della Tartuficoltura: poche sale raccolte ma piene di storia sul legame tra territorio e saperi antichi. A Monticchiello una piccola pinacoteca conserva tele del Cinquecento tornate alla luce dopo decenni nell’oblio.
Nel borgo di Cortona, tra una bottega e l’altra, si incontrano ancora artigiani che lavorano legno o ceramica seguendo tradizioni di famiglia tramandate da generazioni. “La gente viene qui per trovare una Toscana diversa”, spiega Laura Corsi, restauratrice del posto. “Non è la Firenze da selfie: qui ci sono storie autentiche”.
Ristoranti che valgono il viaggio
La cucina merita una parentesi a parte. Qui si passa senza scossoni dalla trattoria tradizionale all’osteria premiata. Un esempio? La Taverna della Fonte, vicino a Chiusi: pasta tirata a mano all’alba, selvaggina cucinata lentamente. Il proprietario Massimo Fabbri si ferma volentieri a raccontare le sue ricette: “Mio nonno cucinava la lepre in umido proprio così – spiega – la tradizione non la cambiamo”.
A pochi chilometri, tra i filari di Montalcino, spunta un indirizzo segnalato anche quest’anno dalla Guida Michelin: Ristorante Le Radici, con un menu degustazione tutto basato su prodotti locali (85 euro). Qui lo chef Roberto Vanni lavora materie prime come il pecorino del podere vicino o i funghi raccolti nei boschi del monte Amiata.
Ma ci sono anche realtà più semplici e accessibili. Al Bar Alimentari di Petroio (aperto dal 1963), la mattina qualcuno ordina ancora la schiacciata ripiena da portare nei campi. “C’è chi viene apposta da Siena per il nostro pecorino fresco”, sorride la proprietaria Lucia Manci.
Il piacere del viaggio lento
Viaggiare in queste zone vuol dire scegliere ritmi più calmi: una sosta sotto un loggiato per un caffè, una deviazione improvvisa verso una pieve romanica nascosta nel bosco. Chi sceglie la Toscana “minore” lo sa bene: non ci sono orari da rispettare. Si va dove porta l’istinto – e magari ci si ferma più a lungo del previsto.
Secondo i dati del Consorzio Turistico Valli Aretine, nel 2024 gli arrivi nei comuni con meno di cinquemila abitanti sono aumentati del 12%. Un segnale chiaro: il fascino dei luoghi meno noti resiste – anzi cresce.
C’è chi cerca la Toscana classica e chi invece trova qui qualcosa di diverso: la sorpresa della scoperta giorno dopo giorno, senza fretta e senza filtri. Alla fine del viaggio resta spesso un’impressione precisa: in questa regione la bellezza sta anche nei dettagli più nascosti. E a tavola, davanti a un bicchiere di rosso e a un piatto fatto come una volta, tutto sembra ancora più vero.