Roma, 28 novembre 2025 – Il **giornalismo italiano**, pilastro essenziale della democrazia nel nostro Paese, si trova oggi a un passo da una crisi profonda. La **Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI)** ha lanciato un allarme chiaro in una nota diffusa nelle prime ore di questa mattina: la **qualità dell’informazione** sta subendo un’erosione costante e preoccupante. Il motivo? Secondo il sindacato, gli editori non sono riusciti a cogliere le possibilità offerte dalla **trasformazione digitale**. Anzi, hanno preferito tagliare sul personale piuttosto che puntare su innovazioni vere.
## **Editori e crisi digitale: un’occasione sprecata**
La FNSI parla chiaro: il passaggio al digitale avrebbe potuto dare nuova linfa al settore, ma è andata diversamente. Nel comunicato, diffuso poco dopo le 9 dalla sede romana del sindacato in Corso Vittorio Emanuele II, si legge che “gli editori non hanno saputo valorizzare i nuovi ricavi che la trasformazione digitale poteva generare”. Invece, la risposta è stata tagliare i costi legati ai giornalisti.
Non è solo un problema delle grandi città. Da Bologna a Milano, da Palermo ai centri più piccoli, i cronisti raccontano tutti la stessa storia. “Ormai lavoriamo spesso con organici ridotti”, spiega una redattrice che preferisce restare anonima, dopo l’assemblea odierna. Gli ultimi anni – soprattutto dopo la pandemia da Covid-19 – mostrano chiaramente come uscite anticipate e mancati rimpiazzi abbiano svuotato molte redazioni.
## **Lavoratori sotto pressione, democrazia in pericolo**
Ma il punto non è solo numerico. Avverte la FNSI: “Il giornalismo assicura un’informazione pluralista e indipendente. Se si abbassa la qualità, si mette a rischio il cuore stesso della democrazia,” commenta Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione, raggiunto poco prima di pranzo al telefono. Ridurre gli organici e aumentare il ricorso ai collaboratori precari colpisce direttamente l’affidabilità delle notizie e la copertura sul territorio.
A Napoli è un caso emblematico: nella sola provincia negli ultimi due anni almeno 27 giornalisti hanno perso il lavoro. Situazioni simili si registrano anche in Toscana e Veneto. “C’è meno presenza sul campo,” osserva Luigi Ferrajolo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, “e così rischiamo di lasciare intere zone senza informazioni dirette.”
## **La FNSI chiede svolta e investimenti**
Il comunicato di oggi non si limita a denunciare lo stato delle cose. La FNSI esorta gli editori a cambiare rotta con investimenti mirati, soprattutto sulle persone e sulla qualità del lavoro giornalistico. “Non bastano le nuove tecnologie: senza giornalisti stabili e tutelati l’informazione perde valore”, sottolinea il testo pubblicato anche sul sito ufficiale.
Il sindacato sollecita anche una collaborazione con le istituzioni per mettere a punto una riforma del settore editoriale capace di bilanciare esigenze industriali e ruolo pubblico del giornalismo. “La politica non può voltarsi dall’altra parte,” rimarca Lorusso. “Difendere il pluralismo riguarda tutti.”
## **Tra ansie in redazione e futuro incerto**
Il malumore tra i giornalisti è palpabile. Stamattina alle 11:30 nella sala stampa di un grande quotidiano romano, tra un caffè e l’altro è nato un confronto acceso sul domani della professione. “Non basta parlare di digitale se poi mancano assunzioni e tutele”, confida un cronista con trent’anni di esperienza alle spalle. I giovani temono soprattutto per la stabilità: Francesca, 29 anni, impegnata tra cronaca nera e cultura racconta di contratti a chiamata senza certezze.
Secondo l’Osservatorio sul lavoro giornalistico nel 2024 gli addetti sono scesi sotto quota 15mila, il numero più basso da vent’anni a questa parte. Una cifra che racconta tutta la fragilità del settore.
## **Se cala l’informazione libera cala anche la democrazia**
In fondo resta un fatto chiaro: se i tagli proseguiranno e l’informazione perderà ancora terreno in termini di qualità, la paura reale è quella di una vasta fetta della popolazione senza una voce libera e autorevole. E proprio allora – come si mormora nei corridoi delle redazioni – ci si renderà conto che senza una stampa forte la nostra democrazia rischia davvero molto.