Tokyo, 11 dicembre 2025 – Guardando una vecchia stampa di Tokyo, magari con il Sensō-ji in primo piano, il tempio buddista più antico della città, si resta sorpresi nel riuscire a capire esattamente da dove l’artista aveva dipinto, secoli fa. Non serve una mappa moderna. Basta lasciarsi guidare dai dettagli: i profili degli edifici, i riflessi sull’acqua, le forme familiari che resistono al tempo. Dietro quei tratti precisi c’è molto più di un semplice disegno: c’è la memoria di una città che si è trasformata ma ha tenuto salde le sue radici.
Antiche stampe e memoria urbana
Sono sempre più gli studiosi, in Giappone e anche in Occidente, che studiano le stampe ukiyo-e fatte tra il XVII e il XIX secolo. Oggi queste immagini sono strumenti preziosi per ricostruire come si è sviluppata Tokyo. Il Sensō-ji, nel quartiere di Asakusa, è uno dei soggetti più amati da artisti come Hiroshige e Hokusai. Ma non sono solo opere d’arte: geografi e storici le usano per confrontarle con la città di oggi, riuscendo così a segnare i cambiamenti, le ricostruzioni e persino i luoghi esatti dove gli artisti posavano il cavalletto.
«Quando guardiamo una stampa antica di Asakusa», spiega l’architetto Hiroshi Takahashi dell’Università di Tokyo, «ci si chiede spesso: perché proprio quel punto? Di solito perché ancora oggi offre la vista migliore sulla pagoda principale. Gli artisti sceglievano posti strategici che possiamo riconoscere anche ora».
Il passato dialoga con il presente
Passeggiando tra i vicoli intorno al Sensō-ji, il legame tra vecchio e nuovo salta subito agli occhi. Takahashi assicura che «si può ancora mettersi esattamente dove un incisore del Settecento aveva sistemato il suo banco da lavoro». I turisti che arrivano al tempio all’alba – quando la luce arancione illumina i portici – possono confrontare le stampe custodite nei musei con quello che vedono davanti.
Non tutto però combacia. Molte zone sono state ricostruite dopo la Seconda guerra mondiale o trasformate durante il boom economico degli anni Sessanta. Ma elementi come le lanterne giganti del Kaminarimon o la struttura delle vie laterali sono rimasti fedeli agli originali.
«Ci sono persone che arrivano con una copia della stampa in mano e si divertono a cercare le stesse angolazioni», racconta Yuki Matsuda, guida culturale di Asakusa. «Una signora inglese mi ha chiesto di accompagnarla a tutti i punti segnati nelle stampe di Hiroshige. Non è sempre semplice: alcune aree oggi sono occupate da palazzi moderni o da strade trafficate».
La ricerca accademica tra tradizione e tecnologia
Lo studio delle stampe antiche di Tokyo si è arricchito negli ultimi anni grazie al digitale. Diverse università giapponesi hanno avviato progetti per geolocalizzare queste immagini d’epoca. Con software di mappatura e foto satellitari, gli studiosi mettono a confronto le vedute artistiche con lo stato attuale dei luoghi.
«Abbiamo trovato almeno 40 punti ancora riconoscibili sulle stampe del periodo Edo», conferma Mai Yamamoto della Sophia University. «Nonostante i bombardamenti del 1945 e lo sviluppo urbano che ne è seguito, alcune viste sono praticamente intatte». Allo studio partecipano anche studenti stranieri che vengono a Tokyo per scoprire queste tracce del passato.
Una città in continua evoluzione
Il caso del Sensō-ji mostra quanto Tokyo sappia vivere con il suo passato. I restauri fatti dopo il 1945 hanno cercato di mantenere fedele l’aspetto originale del tempio. Anche se sullo sfondo svettano le torri di vetro del quartiere commerciale, la sagoma della pagoda e l’imponenza della sala principale restano un punto fermo per residenti e visitatori.
Anche la gente contribuisce a questo ricordo collettivo. Ogni anno, durante il festival Sanja Matsuri a maggio, migliaia di persone percorrono le stesse strade viste nelle vecchie stampe. Le bancarelle, i costumi tradizionali, perfino alcuni alberi secolari sembrano un ponte tra ieri e oggi.
Le stampe come specchio dell’identità urbana
In fondo emerge un’immagine chiara: Tokyo non dimentica. Le stampe antiche non sono solo pezzi da museo ma strumenti vivi che aiutano cittadini e viaggiatori a scoprire i diversi strati della metropoli. Trovare oggi lo sguardo dell’artista di duecento anni fa è un modo concreto per capire cosa è rimasto – e cosa invece è cambiato – nell’anima della città.
La domanda resta aperta: dove finisce la realtà e dove inizia la memoria? Forse proprio lì, tra le linee delicate di una stampa ukiyo-e conservata in museo o venduta su una bancarella vicino al Sensō-ji.