Esplorando la Tasmania: un’avventura immersi nella natura selvaggia

Esplorando la Tasmania: un'avventura immersi nella natura selvaggia

Esplorando la Tasmania: un'avventura immersi nella natura selvaggia

Giulia Ruberti

18 Ottobre 2025

Partire per la Tasmania è come scrivere una parentesi nella propria vita, un’esperienza che richiede impegno e dedizione. Non è un viaggio che si fa per caso: bisogna attraversare il globo, affrontare due scali e dormire una notte a Melbourne o Sydney prima di arrivare a destinazione. Ma potrei dire che il vecchio adagio «più lunga è l’attesa, più grande è la ricompensa» qui si conferma in pieno.

La mia avventura inizia a Hobart, capitale dello Stato insulare più meridionale dell’Australia. Questa città raccolta e rilassata concentra quasi un terzo della popolazione dell’isola, numeri però alquanto modesti (circa 200.000 anime). Il sabato mattina, Salamanca Market è un brulicare di bancarelle di artigianato, frutta e street food. Qui assaggio per la prima volta la Scallop Pie, un tortino di capesante che in Tasmania è una dichiarazione d’amore alla tradizione culinaria locale. Questo piatto tipico esprime la ricchezza del mare tasmana e la passione per la cucina genuina.

La cucina di Hobart

Hobart è anche un avamposto per chi apprezza la cucina raffinata. Ristoranti come il genuino Ogee, il creativo Dier Makr e l’informale Pearl & Co, situato sul porto, offrono esperienze gastronomiche uniche. Uscendo da Hobart, è un dato di fatto che le opzioni culinarie non saranno così gratificanti.

Arte e cultura in Tasmania

Un altro aspetto sorprendente di questa destinazione è l’arte. Il MONA (Museum of Old and New Art) è un colpo di scena continuo. Raggiungibile in traghetto attraverso la baia sull’estuario del fiume Derwent, questo museo sotterraneo ospita una delle collezioni d’arte più provocatorie al mondo. Camminando tra le sue sale, scavate nella roccia come una moderna grotta preistorica, si percepisce un profondo senso di libertà, riflettendo l’anima dell’isola.

Per approfondire la storia locale, una sosta a Port Arthur è imperdibile. Qui, la Tasmania svela il suo passato più buio. Questo complesso storico, patrimonio UNESCO, conserva i resti di uno dei penitenziari più temuti del Nuovo Continente. Costruito nel 1830, era considerato quasi inespugnabile grazie alla sua posizione strategica. Le celle d’isolamento e i resti degli alloggi raccontano storie di sofferenza e resilienza umana.

La natura selvaggia della Tasmania

In Tasmania, il motto non dichiarato sembra essere «Secondo natura», e questa è una delle ragioni principali per visitare queste latitudini. A Maria Island, accessibile solo via traghetto da Triabunna, si può respirare a pieni polmoni. Quest’isolotto di 115 chilometri quadrati è privo di automobili e infrastrutture. Ho camminato tra canguri e wallaby, immerso in un habitat naturale che racconta storie di coesistenza.

Il fil rouge della natura sovrana si conferma attraversando il Freycinet National Park, lungo la costa est dell’isola. Qui si trova uno dei panorami più iconici della Tasmania: Wineglass Bay. Il sentiero per raggiungere il belvedere è accessibile a tutti, ma nulla prepara all’emozione di vedere questa perfetta mezzaluna di sabbia bianca che si staglia contro le acque turchesi dell’oceano.

Salendo verso nord nella Tamar Valley, ci si imbatte in una delle zone più famose della produzione vinicola tasmana. Le cantine lungo la Wine Route sono molte, ma personalmente ho scelto la piccola e familiare Iron Port Bay, dove ho avuto una degustazione che ha cambiato la mia percezione sui vini australiani. I Pinot Noir e i Riesling tasmani si distinguono per la loro finezza e complessità.

Una sosta a Launceston, la seconda città più grande dell’isola, offre l’occasione di visitare Cataract Gorge, una gola naturale a pochi passi dal centro cittadino. Tuttavia, per chi ha tempo, la direzione privilegiata è quella verso le montagne. Cradle Mountain rappresenta l’essenza più pura di questa terra, con paesaggi che evocano le Alpi.

Ho camminato intorno al Dove Lake, immerso in un silenzio surreale, ricevendo il dono di un viaggio nel tempo. È in questi momenti che si comprende veramente il significato di «wilderness»: non è solo natura incontaminata, ma un mondo in cui l’uomo torna a essere parte di qualcosa di più grande.

L’unico compromesso che si può fare con la modernità è passare una notte a Pumphouse Point, un ex impianto idroelettrico trasformato in boutique hotel su palafitte. Le camere offrono la sensazione di galleggiare sull’acqua, avvolti da un silenzio surreale.

Il mio viaggio si conclude a Ocean Beach, dove il mare impetuoso si scontra con la costa tasmana. Qui, mi fermo a respirare consapevolmente quest’aria che dicono essere tra le più pure sulla Terra. Non è una banalità: l’aria ha davvero una qualità diversa. I venti che provengono dall’oceano Indiano e dall’Antartico, insieme alla protezione ambientale del territorio, fanno sì che ogni respiro sia un atto di purificazione. La natura della Tasmania riesce così a entrare in profondità e a sorprendere senza artefatti. Qui, la magia non ha bisogno di trucchi.

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