Pianificare un viaggio in Italia nel 2026 potrebbe rivelarsi un’esperienza costosa per molti turisti. Dopo un 2025 già contrassegnato da un record di incassi derivanti dalla tassa di soggiorno, il nuovo anno si preannuncia con ulteriori aumenti in diverse località turistiche. Questa imposta, applicata per ogni notte trascorsa in strutture ricettive, rappresenta una fonte cruciale di entrate per i Comuni italiani. Tuttavia, la sua continua crescita rischia di pesare significativamente sui budget di chi desidera visitare il Bel Paese.
Tassa di soggiorno: nel 2026 nuovi rincari
Secondo le ultime notizie dal decreto economia, la tassa di soggiorno non solo non verrà ridotta, ma subirà un ulteriore incremento nel 2026. Dichiarazioni ufficiali hanno sorpreso gli operatori del settore turistico, i quali speravano in una diminuzione del tributo. L’Osservatorio Nazionale sulla tassa di soggiorno di Jfc prevede che gli incassi complessivi potrebbero raggiungere un record di 1 miliardo e 300 milioni di euro nel 2026, un aumento significativo rispetto all’anno precedente, che aveva già toccato 1 miliardo e 186 milioni con un incremento del 15,8%.
Il provvedimento del governo stabilisce che il 30% del gettito sarà destinato a potenziare i fondi per l’inclusione delle persone con disabilità e per l’assistenza ai minori. Il restante 70% rimarrà ai Comuni per impieghi già previsti. Sebbene questa misura combini obiettivi sociali e finanziari, le associazioni di categoria la considerano controproducente per il settore turistico.
Assoturismo Confesercenti ha descritto questi aumenti come “insensati”, sottolineando che il Codice Identificativo Nazionale (Cin) ha già reso più trasparente l’offerta di case vacanze e affitti brevi, contribuendo a un aumento naturale del gettito. L’associazione ha sollecitato le istituzioni a concentrarsi sulla valorizzazione dei territori e sulla qualità dei servizi offerti ai turisti, piuttosto che gravare ulteriormente sulle loro tasche.
Anche il Codacons ha espresso preoccupazione, definendo la misura “un regalo per i Comuni e un danno per il turismo”. La mancanza di trasparenza sull’utilizzo dei proventi rischia di far sì che questi finiscano per coprire buchi di bilancio piuttosto che finanziare interventi turistici, come previsto dalla normativa vigente.
Le città italiane dove si pagherà di più
Le città italiane che già applicano le tariffe più elevate sono quelle in cui si prevede un aumento maggiore nel 2026. Ecco un elenco delle città dove i turisti potrebbero pagare di più:
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Roma: La tassa di soggiorno varia da 4 a 10 euro a notte a seconda della categoria dell’hotel. Le previsioni indicano che la capitale sarà tra le prime a ritoccare le sue tariffe.
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Firenze: Attualmente applica una tassa che può raggiungere gli 8 euro a notte negli hotel di lusso, con possibilità di superare questa cifra nel 2026.
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Milano: Con una media di 6,44 euro a notte, gli aumenti sembrano inevitabili, soprattutto con la crescente domanda turistica.
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Venezia: La tassa stagionale varia da 1 a 5 euro e sta valutando un rialzo per periodi di maggiore afflusso di turisti.
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Bologna: La tariffa arriva a 7 euro per strutture che superano i 121 euro a notte, e anche qui si prevedono adeguamenti.
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Riviera ligure: Località come Portofino, Rapallo, Santa Margherita Ligure e Zoagli potrebbero subire un ulteriore aumento della tassa, attualmente fissata a 5 euro a notte.
In sintesi, il panorama turistico italiano si prepara a un 2026 caratterizzato da rincari significativi. Le autorità locali giustificano l’aumento della tassa come necessità per finanziare servizi essenziali, ma il rischio è che queste misure possano allontanare i visitatori, già messi alla prova da un contesto economico globale in evoluzione.