Nel XIX secolo, l’Italia si ergeva come un faro della cultura musicale, dominando l’opera lirica e la musica popolare. Canzoni iconiche come “’O sole mio” si diffondevano, mentre opere come “Lucia di Lammermoor” e “Il barbiere di Siviglia” traevano ispirazione da romanzi francesi e britannici. Nel contesto europeo, la Germania, insieme a Francia e Russia, eccelleva nella musica strumentale, mentre il panorama narrativo era dominato da autori francesi, britannici e russi. Gli Stati Uniti, all’epoca, si trovavano in una posizione di svantaggio, faticando a emergere nel panorama culturale, sebbene alcuni scrittori come Mark Twain ed Edgar Allan Poe iniziassero a guadagnare attenzione. Sul fronte economico, l’America arrancava, con pochi europei interessati ai suoi prodotti.
il predominio culturale e il potere politico
In Europa, il predominio culturale non si traduceva automaticamente in potere politico. Francia e Gran Bretagna erano le potenze coloniali per eccellenza, ma non dominavano l’intero continente. La forza britannica derivava dalla sua marina, mentre i francesi avevano subito pesanti sconfitte nelle guerre napoleoniche e contro la Prussia nel 1870. Anche i russi avevano affrontato pesanti perdite, come nella Guerra di Crimea e nella guerra contro il Giappone (1904-1905). In quel periodo, la cultura popolare era quasi inesistente: le classi medie, alfabetizzate, leggevano libri e ascoltavano musica in concerti, mentre le masse, per lo più analfabete, avevano accesso solo alla musica sacra e popolare.
l’emergere degli stati uniti come potenza culturale
Con l’inizio del XX secolo, la situazione cominciò a cambiare, e gli Stati Uniti emersero come un nuovo protagonista culturale. Innovazioni come il cinema, la registrazione su grammofono e la radio segnarono l’inizio di una nuova era e di un’industria culturale guidata dalla tecnologia. Questo cambiamento permise agli Stati Uniti di affermarsi come potenza culturale globale, mentre le nazioni europee cominciavano a perdere terreno. Gli Stati Uniti, con un’economia in rapida crescita tra il 1860 e il 1910, possedevano la rete ferroviaria più estesa al mondo e si affermavano come leader nella produzione di acciaio. La popolazione statunitense, nel 1910, era la più grande del mondo industrializzato, grazie a un elevato tasso di natalità e a un’immigrazione massiccia.
Fino alla Prima Guerra Mondiale, il cinema era ancora dominato dagli europei. Solo il 33% dei film prodotti negli Stati Uniti nel 1907 era americano. Tuttavia, la crescita della cultura popolare americana si deve anche alla peculiarità del suo mercato. L’immigrazione aveva creato una popolazione diversificata, un microcosmo europeo che necessitava di contenuti culturali capaci di attrarre un ampio pubblico. Film, canzoni e fumetti dovevano accontentare una varietà di culture, rendendoli pronti a conquistare il mercato globale.
la sfida attuale per il soft power americano
Attualmente, la cultura popolare americana è messa in discussione. I film cinesi, ad esempio, sono principalmente consumati da un pubblico cinese, mentre la produzione di Bollywood è apprezzata in India. Anche se ci sono telenovele brasiliane e messicane, la narrativa globale continua a essere dominata da opere occidentali. La musica occidentale ha trovato una nuova vita, come nel caso del fenomeno K-pop in Asia. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno perso terreno nel settore manifatturiero, ora dominato dalla Cina, e anche se le aziende tecnologiche americane come Microsoft e Apple continuano a prosperare, la maggior parte dell’hardware è prodotto in Asia.
Negli anni ’80, le prime sette aziende del mondo erano per lo più americane, ma oggi, sebbene le “magnifiche sette” siano ancora negli Stati Uniti, sono cambiate nel tempo. Oggi, nomi come Apple, Alphabet e Meta dominano, evidenziando il nuovo soft power americano. Tuttavia, la crescente competizione con la Cina, rappresentata da piattaforme come TikTok e innovazioni nell’intelligenza artificiale, rappresenta una seria minaccia per l’egemonia culturale statunitense.
La retorica antiamericana, amplificata dal comportamento controverso di ex leader come Donald Trump, ha alimentato sentimenti negativi globali. Nonostante la potenza militare americana, gli insuccessi in conflitti come quelli in Vietnam, Afghanistan e Iraq hanno sollevato interrogativi sulla capacità di mantenere la sua influenza. Gli Stati Uniti guardano alla Cina come a una minaccia diretta, ma le strategie adottate, come le guerre commerciali, potrebbero accelerare il declino americano piuttosto che frenare l’ascesa di Pechino.
In questo contesto, la questione del soft power americano è cruciale. Se gli Stati Uniti non riusciranno a mantenere la loro influenza culturale e ad adattarsi a un mondo in rapida evoluzione, la loro posizione di predominanza potrebbe crollare. La capacità di attrarre e coinvolgere attraverso la cultura, la tecnologia e l’innovazione sarà determinante nel definire il futuro dell’egemonia americana nel contesto globale.