Nel cratere di un vulcano indonesiano c’è un lago che cambia colore ogni giorno più volte

Lago vulcano indonesia.

Il lago vulcanico visto dall’alto: le acque passano dal turchese al verde intenso in poche ore. - www.okviaggi.it

Luca Antonelli

20 Agosto 2025

Sull’isola di Flores, in Indonesia, tre laghi vulcanici mutano tonalità a ogni ora: un fenomeno raro e affascinante che attrae studiosi e viaggiatori da tutto il mondo.

Nel cuore dell’arcipelago indonesiano, sull’isola di Flores, esiste un luogo che confonde i sensi. Tre laghi incastonati nei crateri del monte Kelimutu cambiano colore in continuazione. Un giorno sono turchesi, il giorno dopo virano al nero o al rosso. A volte succede nel giro di poche ore. Un cambiamento che non segue uno schema preciso e che rende questi bacini uno dei fenomeni geologici più osservati del Sud‑Est asiatico. Qui la natura sembra scrivere il paesaggio a mano, mescolando zolfo, metalli, vapori e luce in modo sempre diverso.

Dove si trovano e perché cambiano colore

Il monte Kelimutu si trova nella parte centrale dell’isola di Flores, in Indonesia. I tre laghi che riempiono i suoi crateri si chiamano Tiwu Ata Mbupu, Tiwu Nuwa Muri Koo Fai e Tiwu Ata Polo. Ogni bacino ha una propria chimica, e le variazioni di colore sono dovute a reazioni chimiche complesse tra gas vulcanici, sedimenti, zolfo e minerali disciolti.

Lago vulcano indonesia.
Vista dell’aerea vulcanica in inverno. – www.okviaggi.it

A differenza di molti laghi di origine vulcanica, quelli del Kelimutu non hanno colori fissi. Cambiano in continuazione. Il primo può apparire blu o verde chiaro, il secondo tende al marrone scuro o al nero, il terzo varia tra verde, rosso e toni più rari come il bianco lattiginoso. L’effetto visivo si modifica anche con la luce solare, la presenza di nebbia o il tipo di gas emesso quel giorno.

Secondo i geologi, le variazioni sono causate dalla diversa concentrazione di ferro e manganese, insieme a emissioni di anidride solforosa e cloruri. Le piogge e la temperatura incidono a loro volta sulla rifrazione della luce, rendendo ogni giornata diversa dalla precedente. Chi sale fin qui si trova di fronte a un paesaggio che non è mai uguale a se stesso. Il colore dell’acqua si trasforma davanti agli occhi, senza preavviso. Nessun cartello, nessuna guida può dire con esattezza cosa si vedrà.

Il sentiero che porta in cima attraversa una vegetazione bassa, fatta di arbusti e piante endemiche. Il vento è spesso forte, e l’aria ha un odore minerale. I visitatori camminano in silenzio fino al belvedere. Da lì si scorgono tutti e tre i laghi, spesso con tonalità completamente diverse anche se distano solo poche centinaia di metri.

Quando visitare i laghi e cosa aspettarsi

I momenti migliori per osservare il fenomeno e le condizioni atmosferiche che lo esaltano

Il periodo più adatto per visitare il Kelimutu va da maggio a ottobre, quando il clima è più secco e il cielo resta limpido nelle ore mattutine. L’escursione inizia spesso prima dell’alba, dal villaggio di Moni, situato a circa 1 600 metri d’altitudine. Da lì, un tragitto a piedi porta in circa mezz’ora al punto panoramico.

Molti scelgono di arrivare in tempo per il sorgere del sole. In quel momento, le prime luci radenti accendono i crateri e fanno emergere riflessi metallici sull’acqua. La visibilità cambia in fretta: può esserci nebbia fitta e poi, all’improvviso, si apre uno squarcio. Ogni fotografo che arriva qui sa che non può prevedere lo scatto.

Il sito è protetto e gestito da enti locali. I percorsi sono segnalati, ma la zona resta esposta a raffiche di vento e cambiamenti climatici rapidi. I viaggiatori vengono invitati a portare con sé giacche leggere, scarpe robuste e acqua, poiché non ci sono punti di ristoro una volta superato l’ingresso.

La visita non è solo un’esperienza visiva. È anche acustica: il rumore del vento, le voci basse, i click delle fotocamere, le guide che parlano piano, quasi a non disturbare il paesaggio. I laghi del Kelimutu non hanno solo un colore. Hanno un’umore, una presenza. Ogni viaggio qui è unico, perché la scena che si osserva cambia, letteralmente, a ogni passo.

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