Il cosiddetto First Night Effect (FNE) è un fenomeno ben noto nella ricerca sul sonno: quando ci si trova in un ambiente nuovo, una parte del cervello resta vigile, come se dovesse controllare la presenza di possibili pericoli. Questo stato di allerta può rallentare l’addormentamento oppure causare risvegli nel cuore della notte. Non tutti reagiscono allo stesso modo: alcune persone non percepiscono affatto questo effetto, mentre altre lo vivono solo in condizioni di forte stanchezza dopo un viaggio intenso. Per gli hotel, però, il rischio è concreto: una notte poco riposante può influenzare il giudizio complessivo sull’esperienza, indipendentemente dalla qualità della camera o del servizio.
Perché è difficile dormire bene in hotel?
La FNE suggerisce che, almeno per una parte degli ospiti di un hotel, la qualità del sonno non dipende solo dal comfort della stanza, ma da un senso di familiarità. La ricerca mostra che profumi riconoscibili o ambienti già vissuti possono attenuare la reazione di allerta. Per chi viaggia spesso verso la stessa destinazione, un modo semplice per favorire il riposo è tornare nello stesso hotel e, se possibile, nella stessa camera. Questa idea apre un’opportunità preziosa per le strutture: trasformare la continuità dell’esperienza in uno strumento di fidelizzazione.
Il potenziale dei clienti abituali per gli hotel
Conquistare un ospite che sceglie sempre la stessa struttura è uno degli obiettivi più ambiti del settore alberghiero. Nei grandi gruppi, il concetto può essere declinato in modo diverso, spingendo gli iscritti ai programmi fedeltà a provare hotel differenti all’interno della stessa catena.

Per i singoli alberghi, invece, l’aspetto più interessante è la possibilità di assegnare ai clienti ricorrenti la stessa camera del soggiorno precedente, un servizio che può essere valorizzato anche nella comunicazione post-soggiorno.
Sfruttare i sistemi di prenotazione per creare continuità
Identificare un cliente abituale non è sempre immediato, soprattutto quando alterna prenotazioni tramite OTA e sito ufficiale. Funzioni come la deduplicazione dei profili nei CRM (software usati per gestire le interazioni con i clienti) o l’uso di una CDP (Customer Data Platform) possono ridurre questo problema e consentire un riconoscimento automatico dell’ospite. Da qui nasce un’idea semplice ma efficace: chiedere, già in fase di prenotazione o nel percorso pre-arrivo, se la persona desidera soggiornare nella stessa stanza della visita precedente. Può essere una casella da spuntare, un campo in un form personalizzato o una richiesta integrata in un’offerta di upselling.
Il valore di un piccolo upgrade personalizzato
Il beneficio di dormire meglio grazie a un ambiente già conosciuto può diventare anche un servizio aggiuntivo da proporre a pagamento, spiegando brevemente come funziona la FNE. In molti hotel le assegnazioni ricorrenti vengono gestite manualmente, compatibilmente con disponibilità, gruppi e prenotazioni VIP. Stabilire una policy dedicata e un prezzo adeguato potrebbe trasformare questa pratica in una nuova fonte di ricavi, oltre che in un modo concreto per migliorare l’esperienza dell’ospite. Anche se l’implementazione tecnica richiede qualche aggiustamento, vale la pena rifletterci: una buona idea, a volte, arriva proprio dopo una notte di sonno.
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