Roma, 17 dicembre 2025 – Sul Cammino di Santiago, a muoversi non sono solo le gambe, ma soprattutto la forza di volontà. È la storia di Pietro Scidurlo, 44 anni, di Somma Lombardo, che – come racconta ad alanews.it – ha affrontato la sfida con la sua handbike la scorsa primavera, senza grandi aspettative. «Non immaginavo sarebbe andata così, non avevo idee precise su cosa aspettarmi», confida durante una pausa su una tappa polverosa vicino a Roncisvalle. Eppure, quasi stupito, aggiunge: «Forse è proprio per questo che ho ricevuto l’infinito».
Un viaggio oltre le barriere
La scelta di partire per il Cammino di Santiago non è nata all’improvviso. Pietro – che convive con una disabilità motoria dalla nascita – aveva già percorso alcune tappe a piedi, accompagnato da amici e volontari. Questa volta però è diverso: la sfida è tutta sua, in solitaria, lui e la sua handbike per oltre 800 chilometri da Saint-Jean-Pied-de-Port fino a Santiago de Compostela. «Volevo capire se ce l’avrei fatta davvero, da solo, senza nessuno accanto», racconta con un sorriso appena accennato. È stato proprio alle sette del mattino, davanti a un caffè ormai freddo in un ostello basco, che ha deciso di partire.
Il cammino non è stato semplice: le difficoltà si sono fatte sentire fin dall’inizio. Salite ripide, sterrati diventati fango dopo le piogge di maggio e ancora tanti ostacoli architettonici nei borghi più vecchi. «Spesso ho dovuto chiedere aiuto per superare gradini o attraversare certi ponti», ammette. Le gambe poi hanno dato qualche segno nelle discese più lunghe e la pioggia lo ha costretto a fermarsi più volte. Ma proprio lì ha capito davvero cosa significa ascoltare se stessi: «Quando affronti i tuoi limiti impari a conoscerli davvero».
Dalla sfida personale alla guida
La cosa particolare è che Pietro ha voluto trasformare questa esperienza in qualcosa di utile per altri viaggiatori. Finito il percorso a giugno – dopo 32 giorni e quasi duemila chilometri tra tappe e deviazioni (le sue mappe sono piene di appunti) – ha raccolto indicazioni pratiche, segnalato gli ostacoli e suggerito strade alternative. Ne è nata una vera e propria guida accessibile al Cammino pensata per chi si muove in sedia a rotelle o con ausili simili. «Raccontare tutto è bello», spiega, «ma serve anche sapere dove si può dormire quando si hanno esigenze particolari».
Nella guida – uscita lo scorso ottobre con una casa editrice milanese – ci sono dati precisi: elenchi degli ostelli accessibili (che sono meno di un terzo lungo il Cammino francese), consigli sulle tappe giornaliere più adatte, mappe dettagliate delle salite più dure e tratti in cui conviene spostarsi sulle strade asfaltate invece dei sentieri originali. «A volte basta poco: una rampa improvvisata o una porta abbastanza larga», dice Pietro con un pizzico di amarezza per i ritardi nell’accessibilità vera. «Si parla tanto di inclusione ma nella realtà spesso manca».
Reazioni e futuro del Cammino accessibile
Il progetto di Pietro ha attirato l’attenzione sia degli esperti sia dei pellegrini. Sul forum spagnolo “Foro del Camino”, molti utenti hanno ringraziato l’autore lombardo per il contributo prezioso. Anche la Federazione Italiana Superamento Handicap (FISH) ha espresso il suo appoggio: «Iniziative così fanno davvero la differenza ogni giorno», ha detto il presidente Vincenzo Falabella durante la presentazione della guida a Milano.
Scidurlo però guarda avanti senza frasi fatte. Sta già preparando una seconda edizione aggiornata – molte strutture cambiano spesso – e collabora con enti locali per promuovere soluzioni concrete sul campo. «Non servono solo soldi», ha spiegato nell’ultima intervista a Radio3, «ma persone che credano davvero che viaggiare sia un diritto per tutti».
La mattina del 21 giugno a Santiago, davanti alla Cattedrale – erano le 8:30 –, Pietro si è fermato qualche minuto in una piazza ancora quasi deserta. Gli altri pellegrini lo hanno accolto con un applauso mentre spingeva le ruote della sua handbike. Lui ha sorriso piano, voltandosi verso il portale: «Non avevo grandi aspettative all’inizio. Forse proprio per questo ho ricevuto l’infinito». Un viaggio che continua ancora oggi.