Pristina: scopri la nuova capitale del Kosovo tra gastronomia e vita notturna giovane

Giulia Ruberti

16 Dicembre 2025

Pristina, 16 dicembre 2025 – In una mattina limpida di dicembre, tra i viali sempre animati del centro di Pristina, si avverte un’atmosfera che sorprende. Nel cuore della capitale del Kosovo, il cambiamento non è solo visibile: si sente nell’aria, ad ogni angolo. Giovani che occupano i tavolini dei caffè fin dalle prime ore del giorno, cuochi emergenti che danno nuova vita alla tradizione e un fermento culturale che scandisce il ritmo di una città in rapido mutamento. È questo il volto fresco di un Paese giovane – indipendente da appena diciassette anni – che tenta di lasciare alle spalle le ombre della guerra per scrivere una storia diversa, fatta di speranze e futuro.

Una capitale che cambia pelle ogni giorno

Al numero 17 di Sheshi Nënë Tereza, proprio accanto alla biblioteca nazionale con le sue cupole argentate, il Soma Slow Food – guidato dallo chef Veton Islami – è diventato in poco tempo un punto di riferimento. Qui piatti come la flija e la pite si rinnovano grazie a ingredienti locali, in una cucina che mescola ricordi e novità. “Cerchiamo di lavorare con i piccoli produttori, raccontando i sapori autentici del Kosovo”, spiega Islami mentre la sala si riempie per il brunch. Intorno, tra sedie in legno e lampade basse, si incontrano studenti, designer e imprenditori trentenni con laptop sempre accesi.

Il fermento gastronomico non si ferma qui. Nei pressi di Rruga UÇK spuntano ogni mese nuovi bistrot con insegne luminose, ristoranti fusion e pasticcerie dove si mescolano ricette turche, balcaniche e mediterranee. L’età media dei titolari? Poco più di venticinque anni. Secondo i dati del Ministero dell’Economia kosovaro, solo nel 2024 sono nate oltre 200 nuove attività nel settore della ristorazione nella capitale.

Il battito dei caffè: giovani e connessioni

A Pristina la vera rivoluzione passa dai bar. Dalle sette del mattino fino a notte fonda, i locali lungo il Bulevardi Nënë Tereza non restano mai vuoti. Il rito del caffè macchiato – servito rigorosamente in tazzine bianche accompagnate da un bicchiere d’acqua – è diventato un momento sociale irrinunciabile. “La città sembra rallentare solo qui”, racconta Driton Kelmendi, studente di legge. “Ci ritroviamo per parlare di politica, calcio o semplicemente per stare insieme”.

Molti bar ospitano sulle pareti poster delle ultime mostre d’arte o delle rassegne letterarie: eventi che attirano sempre più pubblico grazie anche alla presenza dell’Università di Pristina e al ritorno dei giovani dopo gli studi all’estero. La frenesia non riguarda solo il consumo: è nel continuo intreccio di lingue, idee e collaborazioni tra start-up. “Qui ci si reinventa ogni giorno”, osserva l’imprenditrice Nora Hasani.

Tradizione e futuro: il nuovo volto del Kosovo

L’identità della città – e più in generale del Kosovo – resta saldamente legata alla sua storia recente. Ma oggi si avverte forte la voglia diffusa di guardare avanti. Le installazioni artistiche lungo il viale pedonale si alternano agli edifici brutalisti degli anni Settanta; ai graffiti politici subentrano murales firmati da artisti internazionali arrivati per il festival Mural Fest.

“Ci sentiamo cittadini d’Europa”, ammette Ardian Jashari, responsabile del centro culturale Termokiss, uno spazio autogestito nato in una vecchia centrale termica riconvertita. “Vogliamo costruire qui il nostro futuro senza dover andare via”. Secondo l’istituto demografico kosovaro oltre il 60% della popolazione ha meno di trent’anni: uno dei dati più alti d’Europa.

Pristina guarda oltre

In una capitale così giovane – dove la sera si esce fino a tardi nei locali di Pejton o nel quartiere Ulpiana – le sfide non mancano: disoccupazione giovanile, infrastrutture spesso carenti e rapporti complicati con l’Unione Europea. Però la sensazione dominante è quella di una città viva, capace di rinnovarsi giorno dopo giorno.

Quando cala la sera e le luci dei caffè cominciano a riflettersi sui marciapiedi umidi, Pristina mostra il suo volto più vero. Tra chiacchiere in albanese e inglese, nuovi progetti che prendono forma davanti a una birra artigianale prodotta poco fuori città e quel senso di leggerezza che qui è ancora possibile trovare.

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