Tel Aviv, 23 novembre 2025 – L’**esercito israeliano** ha confermato stamattina di aver lanciato un **attacco mirato** nella Striscia di Gaza, affermando di aver colpito “**terroristi impegnati in un centro di addestramento di Hamas**”. La notizia arriva dopo ore di tensione lungo la barriera che divide il territorio palestinese da Israele, in una fase in cui i combattimenti si sono fatti più duri in diverse zone urbane e rurali del settore costiero.
## **Raid all’alba: la versione israeliana**
Il portavoce delle **Forze di Difesa israeliane (Idf)** ha detto che il raid è avvenuto verso le 5.30, quando alcuni droni hanno rilevato movimenti sospetti vicino a una struttura a sud di Gaza City. “Abbiamo agito per bloccare attacchi imminenti”, ha spiegato il maggiore **Daniel Hagari**, sottolineando che il bersaglio era un “**centro usato da Hamas per addestrare e pianificare azioni contro civili israeliani**”. Non sono state fornite cifre precise sulle vittime, ma il portavoce ha aggiunto che “diversi membri dell’organizzazione sono stati neutralizzati”.
## **Vittime civili e panico a Gaza**
Poche ore dopo, fonti mediche palestinesi hanno parlato di “**vittime tra la popolazione civile**”, senza però fornire un bilancio dettagliato. Nel quartiere Sheikh Ajlin, colpito dai bombardamenti, i residenti hanno descritto scene di panico prima dell’alba. “Abbiamo sentito almeno tre esplosioni forti – racconta Samir, insegnante – e subito dopo siamo corsi verso la moschea più vicina”. Sul posto sono arrivate almeno due ambulanze della **Mezzaluna Rossa**, mentre volontari cercavano tra le macerie. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, “almeno sei persone sono rimaste ferite, tra cui una donna e due bambini”.
## **Il conflitto si aggrava: le tensioni crescono**
L’attacco arriva in un momento già segnato da **forti tensioni tra Israele e Hamas**. Solo tre giorni fa, miliziani palestinesi avevano lanciato razzi contro Sderot, una città israeliana vicina al confine. Non ci sono stati feriti, ma centinaia di famiglie si sono rifugiate nei bunker. Il governo guidato da **Benjamin Netanyahu** aveva promesso “una risposta proporzionata”, lasciando aperta la possibilità di nuove operazioni militari a seconda di come evolve la situazione. Da metà ottobre, secondo dati ONU, più di 250 persone sono morte nella Striscia di Gaza a causa dei combattimenti; numeri che continuano ad aumentare quasi ogni giorno.
## **Reazioni dal mondo: l’Egitto chiama alla calma**
A livello diplomatico, l’attacco ha subito suscitato una reazione dal Ministero degli Esteri egiziano. Il portavoce Ahmed Abu Zeid ha chiesto “una de-escalation immediata e la ripresa dei negoziati per un cessate il fuoco”. Le capitali europee restano in allerta. Da Parigi arrivano segnali di attenzione attraverso fonti vicine al presidente Emmanuel Macron. A Bruxelles, la Commissione UE ha espresso “preoccupazione per le vittime civili”. Finora gli Stati Uniti – tradizionali alleati di Israele – non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali.
## **Il rischio concreto di nuovi scontri**
I cosiddetti “**luoghi di addestramento usati da Hamas**” sono indicati da settimane come uno dei principali motivi dietro ai raid israeliani. Ma organizzazioni per i diritti umani come **Human Rights Watch** e Amnesty International avvertono sui rischi legati agli attacchi in aree densamente abitate. “Le operazioni militari non devono mettere a rischio la vita dei civili”, ha scritto ieri sera su Twitter Richard Weir, esperto della regione. Per ora non ci sono incontri ufficiali tra rappresentanti israeliani e palestinesi; resta però attiva la diplomazia: solo ieri l’inviato ONU per il Medio Oriente Tor Wennesland è arrivato al Cairo per colloqui con i vertici egiziani.
A Tel Aviv il clima è teso ma relativamente tranquillo: negozi aperti e scuole funzionanti anche se molte famiglie preferiscono tenere i figli a casa. Dall’altra parte del confine, nella Striscia di Gaza, è stata una notte lunga: luci accese fino all’alba, telefoni che squillano senza risposta, messaggi che corrono tra ospedali e scuole in cerca di nomi e notizie. La tregua sembra ancora lontana.