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Ricaricare lo smartphone in aeroporto è comodo ma rischioso. Ecco perché

Con l’arrivo dell’estate e l’aumento dei viaggiatori in transito negli aeroporti, torna al centro dell’attenzione un dettaglio spesso sottovalutato: la sicurezza dei caricatori USB pubblici, spesso usati per caricare lo smartphone o altri dispositivi prima di salire sull’aereo. Queste porte, presenti in molte aree di attesa, sono una soluzione pratica per chi ha bisogno di ricaricare rapidamente il cellulare. Tuttavia, dietro l’apparente comodità, si nasconde una minaccia concreta per la sicurezza dei dispositivi.

Perché ricaricare lo smartphone in aeroporto può essere rischioso?

Secondo la Transportation Security Administration (TSA), utilizzare porte USB pubbliche può esporre a un tipo di attacco noto come “port jacking”. Gli hacker possono manomettere queste porte installando malware che, una volta collegato il telefono, accede ai dati personali dell’utente. Anche se all’origine il dispositivo USB può essere sicuro, la situazione cambia se qualcuno vi inserisce un componente dannoso. Danny Jenkins, esperto di cybersicurezza, sottolinea che basta una sola manomissione perché la porta diventi pericolosa per chiunque la utilizzi in seguito.

Come agisce il malware

Una volta inserito il cavo, l’attacco può avvenire in modo silenzioso. Il dispositivo infetto potrebbe comportarsi come una tastiera e inviare comandi al telefono, oppure potrebbe simulare un’interfaccia di aggiornamento, inducendo l’utente a scaricare un’applicazione compromessa. In entrambi i casi, le informazioni contenute nel cellulare possono finire nelle mani sbagliate. Per questo, gli esperti raccomandano la massima cautela con le connessioni USB esterne.

Il metodo più sicuro per ricaricare lo smartphone

Qual è, dunque, l’alternativa consigliata per ricaricare smartphone e altri dispositivi? La risposta è semplice: usare il proprio caricatore e il proprio cavo, collegandoli esclusivamente a una presa elettrica a muro. In questo modo, si evita il rischio che i dati vengano intercettati attraverso connessioni non sicure. Anche la TSA ribadisce questa precauzione come la soluzione più sicura per viaggiare in tranquillità.

Quando la necessità prevale sulla prudenza

Nonostante gli avvertimenti, molti ammettono che, trovandosi in difficoltà con la batteria scarica, probabilmente ricorrerebbero comunque a una porta USB pubblica. L’urgenza di avere lo smartphone carico – per ricevere aggiornamenti sul volo o prenotare un trasporto – spesso porta i viaggiatori a mettere in secondo piano i potenziali pericoli.

Ricaricare lo smartphone in aeroporto, un’abitudine da rivedere

In definitiva, la presenza di caricatori USB pubblici rappresenta una comodità reale, ma non priva di insidie. Conoscere i rischi legati a queste porte e adottare misure preventive è essenziale per proteggere la propria privacy e la sicurezza dei dati. Affidarsi a caricabatterie personali e prese a muro resta, ad oggi, l’opzione più sicura per evitare spiacevoli sorprese.

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Alessandro Bolzani

Cresciuto a pane e libri, nutro da sempre una profonda passione per la scrittura e il mondo dei media. Dal 2018 sono redattore (o copywriter, come dicono quelli bravi) per alcuni grandi editori italiani occupandomi principalmente di salute e benessere, scienze e tecnologia. Nel 2019 ho debuttato come autore con il romanzo urban fantasy "I guardiani dei parchi", edito da Genesis Publishing

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