Riscoprire i tesori d’Italia: i progetti innovativi che li valorizzano

Riscoprire i tesori d'Italia: i progetti innovativi che li valorizzano

Riscoprire i tesori d'Italia: i progetti innovativi che li valorizzano

Luca Mangano

14 Novembre 2025

Roma, 14 novembre 2025 – Ieri il Ministero della Cultura ha dato il via a un nuovo decreto per sostenere i siti italiani inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, mettendo a disposizione complessivamente 3.620.374 euro. La somma servirà a proteggere e valorizzare alcune delle eccellenze culturali del nostro Paese. L’obiettivo, spiegano dal MiC, è duplice: tutelare il patrimonio storico e artistico e, allo stesso tempo, dare una spinta all’attrattività turistica e al valore economico di questi luoghi unici.

Soldi concreti per salvare e far brillare i nostri tesori

Il piano, approvato nelle ultime settimane, rientra nella missione del Ministero dedicata alla cura e promozione dei beni culturali e paesaggistici. Sono due le linee d’intervento principali. La prima, con un budget di 1.900.374 euro, è pensata per servizi di assistenza, gestione quotidiana dei siti, formazione, comunicazione e collaborazione tra enti locali e soggetti coinvolti. La seconda, da 1.720.000 euro, finanzierà progetti di valorizzazione: restauri, eventi culturali e interventi per rendere questi luoghi più accessibili e sostenibili.

“È un investimento che guarda sia alla salvaguardia sia al futuro dei nostri siti UNESCO”, ha detto un funzionario del Ministero durante la presentazione del decreto in via del Collegio Romano. “Vogliamo che questi luoghi continuino a parlare al mondo ma, soprattutto, alle comunità che li vivono ogni giorno”.

Da Aquileia a Bologna: tutti i siti che riceveranno i fondi

La lista dei siti UNESCO italiani coinvolti è lunga e variegata. Si parte dall’area archeologica di Aquileia con la sua Basilica Patriarcale, si passa per le Strade Nuove e i Palazzi dei Rolli di Genova, i Monumenti Paleocristiani di Ravenna, l’Orto botanico di Padova, il villaggio operaio di Crespi d’Adda e la Piazza del Duomo di Pisa.

Non mancano le Ville medicee in Toscana, il centro storico di Firenze e le Ville palladiane del Veneto. Ci sono poi i cicli affrescati del XIV secolo di Padova, le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, le città tardo-barocche del Val di Noto in Sicilia, il centro storico di Siena, Portovenere e le Cinque Terre, Modena con la Cattedrale e la Torre Civica, i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, Assisi con la Basilica di San Francesco, i Trulli di Alberobello, Ferrara città del Rinascimento, i portici di Bologna e Ivrea città industriale.

Progetti concreti che guardano al futuro

Tra i progetti più interessanti spiccano alcuni interventi dal forte impatto locale. Ad Aquileia, per esempio, il progetto “Aquileia tra scienza e cultura” riceverà 100.000 euro per studiare come il sito possa resistere ai cambiamenti climatici. “È un tema che ci preoccupa molto”, ha detto il sindaco Emanuele Zorino. “Vogliamo capire come difendere il nostro patrimonio dalle nuove minacce ambientali”.

A Crespi d’Adda l’attenzione è rivolta alla conservazione del lavatoio ottocentesco, con l’obiettivo di far tornare funzionante l’antico sistema idrico. Così si restituisce alla comunità un pezzo importante della sua memoria sociale e industriale.

Il Comune di Assisi ha ottenuto 90.000 euro per il progetto “Comunicare i luoghi francescani: gli studenti araldi di Francesco”. Qui gli studenti saranno coinvolti in laboratori e attività di storytelling digitale per diventare ambasciatori dei valori francescani. “Vogliamo che i ragazzi sentano questi luoghi come parte della loro storia”, ha spiegato Stefania Proietti, sindaca di Assisi.

A Bologna, infine, il progetto “Linee d’ombra” punta a valorizzare i famosi portici come “corridoi climatici”, riscoprendo il loro ruolo storico anche in chiave ambientale.

La cucina italiana in corsa per un altro grande riconoscimento UNESCO

Mentre si investe sui siti materiali, cresce l’attesa per una nuova candidatura italiana all’UNESCO: la cucina italiana come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Nei giorni scorsi è arrivato un primo parere tecnico positivo dall’organizzazione internazionale. La decisione definitiva spetterà al Comitato intergovernativo, che si riunirà a Nuova Delhi dall’8 al 13 dicembre 2025.

“È un riconoscimento che aspettiamo da tempo”, ha detto Massimo Bottura, chef dell’Osteria Francescana. “La cucina italiana è fatta di tradizioni, territori e persone: sarebbe bello vederla finalmente tutelata come merita”.

Per l’Italia è una doppia sfida: custodire il passato e rilanciare la propria identità culturale nel mondo. Un percorso che va dai grandi monumenti fino alle tavole di ogni famiglia. E che oggi trova nuova energia grazie a investimenti mirati e progetti condivisi tra istituzioni, comunità locali e operatori culturali.

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