Port Louis, 27 novembre 2025 – **La cucina di Mauritius** è un mosaico di profumi e sapori: le **spezie** che si fanno sentire a lungo, il dolce della **vaniglia**, il carattere deciso del **rum**. Questi aromi si incontrano ogni giorno, sulle tavole delle antiche case coloniali e tra i filari curati delle **piantagioni di tè**. Qui, nelle isole dell’Oceano Indiano, la gastronomia non è solo gusto. È una storia viva di incontri e mescolanze. Parte dal porto di Port Louis, si spinge verso l’interno, attraversa villaggi, mercati e antichi casali immersi nella vegetazione.
## **Viaggio tra dimore coloniali e piantagioni di tè**
Una semplice passeggiata lungo **Le Caudan Waterfront**, cuore pulsante della capitale, basta a cogliere lo spirito della cucina creola di Mauritius. Ma è nelle colline di Bois Chéri o nei dintorni di Curepipe che questo viaggio diventa più intenso. Le grandi case padronali aprono le cucine — spesso accanto a saloni in legno scuro — per offrire un pasto da gustare senza fretta. Il menu? Mai banale: **pollo al curry**, riso aromatico, chutney di mango. E alla fine, un sorso di **rum agricolo** o una tazza di tè nero speziato che, come raccontano i proprietari — discendenti delle famiglie franco-mauriziane — “è un legame forte con la terra”.
Non manca mai sul tavolo una ciotola di “rougaille”, salsa rossa a base di pomodoro e spezie, o le piccole frittelle di lenticchie chiamate “dholl puri”, tra i piatti più amati dell’isola. “Ogni piatto qui ha una storia da raccontare — confida Marie-Claire Appadoo, cuoca alla Maison Eureka a Moka — e le ricette si tramandano ancora a voce, senza bisogno di scriverle”.
## **Mercati e profumi: lo spirito meticcio dell’isola**
Alle otto del mattino il **mercato centrale** di Port Louis è un’esplosione di profumi: spezie indiane come **cumino**, curcuma e cardamomo si mescolano all’odore intenso dei prodotti tropicali. I banchi sono affollati da venditori colorati che offrono banane verdi, ananas freschi e pesci appena pescati. Accanto a una pila di zucche, un anziano vende stecche di **vaniglia Bourbon**. “Viene dalla zona sud,” dice con un sorriso. “Qui è la regina sia dei dolci sia dei piatti salati”.
A pochi passi dal mercato ortofrutticolo, i chioschi propongono il “gâteau piment”: polpette fritte fatte con ceci e peperoncino. Cibo da strada da gustare in piedi, mentre si scambiano due chiacchiere. E non manca la frutta fresca: il “litchi” si serve su foglie di banano o entra nei cocktail con rum locale.
## **Spezie e rum: il filo rosso della tradizione**
Il legame tra la cucina mauriziana e le **spezie** è ovunque palpabile. Nelle piantagioni di Bois Chéri, nel sud dell’isola, le visite finiscono sempre con una degustazione: tè nero arricchito da vaniglia o foglie fresche di menta. “Il tè qui non è solo una bevanda,” spiega Jean-Luc Giraud, guida della tenuta. “È soprattutto un momento per stare insieme, soprattutto durante le feste”.
Nel nord, nelle distillerie storiche come la **Rhumerie de Chamarel**, il rum viene ancora prodotto con metodi antichi. Le degustazioni si tengono accanto ai vecchi alambicchi in rame; si assaggiano distillati chiari o aromatizzati con cannella, vaniglia o zenzero. Un sorso breve che accompagna il sorriso complice dei mastri distillatori. Secondo la tradizione orale degli abitanti di Bel Ombre, ogni famiglia custodisce gelosamente la propria miscela segreta per insaporire il rum.
## **Ricette familiari e contaminazioni**
Dentro casa i mauriziani cucinano piatti semplici ma pieni di carattere: il “Farata”, pane non lievitato simile alla paratha indiana; il “biryani” rivisitato con pollo o pesce e tante verdure locali; chutney agrodolci fatti con frutti raccolti nel proprio giardino. La domenica a pranzo diventa spesso un rito collettivo. Come ricorda il sociologo alimentare Dev Ramyead: “Qui convivono tracce africane, indiane, francesi e cinesi; è questa mescolanza che fa unica Mauritius”.
## **L’esperienza nei giardini del tè**
Una tappa da non perdere sono i **giardini del tè**, specialmente nei mesi più freschi (da maggio a luglio). Qui i visitatori camminano tra filari verdi sotto un sole tiepido, accompagnati dal profumo delicato delle foglie appena raccolte. Poi ci si ferma per una tazza calda sulla veranda. Il rito è semplice: zucchero grezzo spezzettato e qualche goccia di latte.
Mauritius resta così: una cucina discreta ma intensa, strettamente legata ai luoghi dove nasce — dalle dimore coloniali alle piantagioni — sempre sospesa tra passato e presente. Con profumi che ti restano dentro molto dopo che hai lasciato l’isola.