Oslo, 17 dicembre 2025 – Tra le isole Svalbard, sospese a metà strada tra il Mar Glaciale Artico e la Norvegia continentale, il tempo sembra fermarsi. Qui, in questo arcipelago avvolto da ghiacciai e lunghe notti polari, la vita scorre con un ritmo tutto suo, che altrove non si trova. Da novembre a febbraio il sole non si affaccia mai sull’orizzonte; da maggio ad agosto, invece, la luce è continua anche a notte fonda. Chi abita o visita queste terre – poco più di duemila persone secondo l’ultimo censimento – parla di un rapporto con la natura unico nel suo genere.
Luce e buio che segnano il tempo alle Svalbard
La prima cosa che colpisce chi mette piede a Longyearbyen, la cittadina più grande dell’arcipelago, è proprio come si vive con la luce qui. In questi mesi di “notte polare”, il paese sembra un mondo a parte, silenzioso e ovattato, rotto solo dal rumore dei passi sulla neve ghiacciata o dai fari delle motoslitte che sfrecciano verso le 15, quando un po’ di movimento torna nelle strade. “È un’esperienza straniante – racconta Ingrid Johansen, guida del posto – dopo un po’ non capisci più che ora è e il sonno arriva quando meno te l’aspetti. Il buio ti avvolge, ma d’estate la luce continua può essere davvero stancante”.
Le Svalbard sotto la lente del cambiamento climatico
Queste isole sono anche un osservatorio prezioso per chi studia il clima. I dati del Norwegian Polar Institute mostrano che in cinquant’anni la temperatura media qui è salita di circa quattro gradi. Un balzo che mette a rischio i ghiacciai intorno all’isola principale e spinge gli orsi polari sempre più vicini ai centri abitati in cerca di cibo. “Anche il permafrost sta cambiando – spiega Solveig Hansen, ricercatrice – lo scioglimento accelera frane e cedimenti del terreno. Ogni anno bisogna rinforzare le case”.
Vivere ai margini dell’Artico non è per tutti
Chi sceglie di vivere alle Svalbard sa bene cosa lo aspetta. I collegamenti con il continente sono pochi: qualche volo alla settimana da Oslo o Tromsø (spesso saltano per maltempo) e una nave cargo che arriva a Longyearbyen ogni dieci giorni nei mesi estivi. L’economia si regge su pochi pilastri: turismo, ricerca scientifica e servizi essenziali. I prezzi? Una bottiglia d’acqua può costare fino a 4 euro, mentre un caffè nei bar supera spesso i 6 euro. “La vita qui è cara ma semplice – dice Marco Rossi, geologo italiano all’UNIS – ti abitui a girare sempre armato di fucile contro gli orsi, anche solo per andare al supermercato”.
Turismo sotto controllo tra natura e sicurezza
Negli ultimi anni le Svalbard hanno attirato sempre più visitatori. Dal 2019 a oggi il numero dei turisti è cresciuto del 18%, secondo Visit Svalbard. Ma le autorità norvegesi mantengono strette regole per limitare gli ingressi e organizzare escursioni in modo da proteggere l’ambiente e garantire la sicurezza dei visitatori. Tra le attività più richieste ci sono le gite in motoslitta verso i ghiacciai, i tour per ammirare l’aurora boreale e le spedizioni guidate per vedere gli orsi polari da lontano. “Molti vengono qui per vedere qualcosa che sta scomparendo – ammette Sven Nygaard, operatore turistico – ma serve rispetto: gli incidenti possono capitare”.
Una comunità sospesa nel tempo
Alle Svalbard non ci sono né cimiteri né nascite registrate: le leggi norvegesi vietano di partorire o essere sepolti sull’isola, proprio per via delle condizioni estreme del terreno ghiacciato. Gli abitanti sono tutti temporanei, inclusi studenti e ricercatori, ma nelle strade si respira un forte senso di comunità. Nei pomeriggi d’inverno – quando alle tre fa già buio pesto – ci si ritrova nei bar, nella piccola biblioteca o al Kulturhuset per un film. Nessuno resta solo troppo a lungo. Forse sta tutto qui il segreto di chi vive tra i ghiacci: sapersi adattare insieme agli altri a un luogo che ogni giorno chiede rispetto e attenzione.