Buenos Aires, 10 giugno 2024 – Il tango, cuore pulsante della cultura argentina, continua a vivere e a trasformarsi tra le vie e i locali di Buenos Aires, la città dove questa danza ha preso forma tra Ottocento e Novecento. Oggi, tra milonghe storiche, spettacoli teatrali e improvvisazioni nei bar, il tango resta un’esperienza autentica, aperta sia ai turisti che ai cittadini.
Tango a Buenos Aires: musica dal vivo e locali che raccontano una storia
Nel cuore di Abasto, quartiere legato a doppio filo al tango, ogni sera si accende il CAFF (Club Atlético Fernández Fierro). Dalle 21:30, si susseguono orchestre che ripropongono i grandi classici di Carlos Gardel, Aníbal Troilo e Roberto Goyeneche. Al centro di tutto c’è il bandoneón, con il suo suono malinconico che accompagna storie di amori finiti e sogni infranti. “Il tango è la nostra memoria”, ha detto una musicista prima di salire sul palco.
Chi preferisce un’atmosfera più informale può spostarsi a El Boliche de Roberto, un piccolo bar in via Bulnes dove ogni sera musicisti e cantanti si alternano senza scaletta fissa. Qui si condividono i tavoli con sconosciuti, il pubblico applaude e spesso si unisce al canto. “Qui il tango non è uno spettacolo, è vita quotidiana”, ha spiegato un abituale cliente.
Spettacoli e cene: il tango dei professionisti
Per chi vuole vedere il tango nei suoi momenti più raffinati, ci sono teatri e locali storici. Al Bar Sur, all’angolo tra Estados Unidos e Balcarce nel quartiere di San Telmo, ogni sera dalle 20:30 si può gustare una cena tipica argentina – carne alla griglia, empanadas, un bicchiere di Malbec – accompagnata da uno spettacolo dal vivo. Il locale, aperto dal 1967, offre anche brevi lezioni prima dello show.
Un altro punto di riferimento è El Viejo Almacén, un edificio del Settecento trasformato in sala da concerto. Qui prenotare è d’obbligo: lo spazio è piccolo e i posti migliori vanno via in fretta. “Abbiamo ospiti da tutto il mondo”, racconta un cameriere, “ma i ballerini sono quasi tutti argentini”.
Per chi vuole conoscere la storia del tango, El Querandí propone uno spettacolo in quattro atti che ripercorre le tappe fondamentali del genere: dalle radici nei quartieri popolari all’ascesa di Gardel, fino alle interpretazioni moderne. La musica dal vivo si mescola con le coreografie dei ballerini e una narrazione coinvolgente.
Milonghe: il vero cuore del tango popolare
Il vero spirito del tango si respira nelle milonghe, spazi dove la danza è molto più che un’esibizione: è un incontro sociale. In queste sale – spesso modeste, con pavimenti in legno consumati dal tempo – si ritrovano tangueri di tutte le età. Alla Viruta, a Palermo, le serate partono con lezioni per principianti (mercoledì e domenica alle 22, venerdì alle 21:45) e proseguono fino a notte fonda. Qui la maggior parte sono argentini appassionati; i turisti sono benvenuti, ma non sono i protagonisti.
Non è raro che uno sconosciuto ti inviti a ballare. “Se non vuoi, puoi rifiutare senza problemi”, spiega una delle insegnanti durante una pausa. L’atmosfera resta sempre informale e accogliente.
Tango all’aperto e notti bohemien
Per chi preferisce l’aria aperta, ogni giorno al tramonto la Glorieta Antonio Malvagni nel parco di Belgrano ospita una milonga gratuita. L’iniziativa, nata più di vent’anni fa grazie a Raúl Marcelo Salas, attira spesso oltre 200 persone, tra ballerini esperti e semplici curiosi. Dal lunedì al venerdì le lezioni partono alle 19, seguite dal ballo libero dalle 20; nel weekend si comincia già alle 17.
Per chi cerca un’atmosfera più alternativa c’è la Catedral del Tango ad Almagro: un ex magazzino diventato sala da ballo dove le lezioni si spargono soprattutto con il passaparola. Qui la notte comincia tardi – dopo mezzanotte – e il pubblico è vario: studenti, artisti, turisti di passaggio.
Il tango oggi: una tradizione che non si spegne
A Buenos Aires il tango è un linguaggio che unisce generazioni diverse. Che si balli nelle sale storiche o nelle piazze dei quartieri popolari, questa danza racconta ancora storie di desiderio e nostalgia. “Il tango non morirà mai”, ha detto una ballerina all’uscita da una milonga. E forse è così: basta ascoltare qualche nota per capire che qui il passato non è mai davvero passato.