Il lusso e il divorzio: quando l’eleganza diventa un ostacolo

Il lusso e il divorzio: quando l'eleganza diventa un ostacolo

Il lusso e il divorzio: quando l'eleganza diventa un ostacolo

Simona Carlini

11 Novembre 2025

Milano, 11 novembre 2025 – Ryan Murphy torna sotto i riflettori con All’s Fair, la nuova serie disponibile da oggi su Disney+. I primi tre episodi sono già online, ma il vero clamore non riguarda tanto la trama quanto le reazioni della critica internazionale. Il creatore americano, famoso per successi come Glee, Nip/Tuck, American Horror Story e il recente filone Monster, si ritrova al centro di un acceso dibattito fatto di recensioni taglienti e discussioni infuocate sui social.

All’s Fair: il debutto che fa rumore

La serie è arrivata in contemporanea negli Stati Uniti e in Italia tra la notte del 10 e l’11 novembre. Disney+ ha scommesso forte su questa produzione, affidando a Murphy la regia e la scrittura dei primi episodi. Nel cast spiccano Kim Kardashian, nei panni di una spietata avvocata di Los Angeles, e Courtney B. Vance, premio Emmy. La storia ruota intorno a un grande studio legale californiano, tra casi sotto i riflettori e giochi di potere, con un mix di dramma e ironia.

Dai primi commenti sui social, molti spettatori hanno apprezzato il ritmo incalzante e la fotografia curata. “Mi aspettavo qualcosa di più cupo, invece è quasi una commedia nera”, ha scritto su X (ex Twitter) un utente di Milano poco dopo mezzanotte. Ma la vera notizia sta altrove.

Critica divisa, polemiche accese

Appena uscita, la serie ha raccolto giudizi poco entusiasti dalle principali testate americane e britanniche. Il “New York Times” l’ha definita “un esercizio di stile che resta in superficie”, mentre il “Guardian” ha parlato di “un prodotto scritto col pilota automatico”. Ancora più dura la critica di “Vulture”, che ha accusato Murphy di “riciclare cliché già visti nelle sue precedenti serie”.

Non sono però mancate voci diverse. Alcuni critici francesi hanno sottolineato come la serie sappia “giocare con i codici del legal drama americano”. In Italia, Aldo Grasso sul “Corriere della Sera” ha riconosciuto a Murphy “una certa abilità nel mescolare generi e toni”. “Non è la sua opera migliore – ha aggiunto – ma almeno si diverte a sorprendere”.

Ryan Murphy: il regista che non lascia indifferenti

Il nome di Ryan Murphy è ormai legato alla serialità americana degli ultimi vent’anni. Ha firmato alcune delle produzioni più viste e discusse, con uno stile fatto di personaggi sopra le righe, colpi di scena e un’attenzione particolare a casi giudiziari o di cronaca nera. Con All’s Fair, però, sembra che la sua formula stia mostrando segni di stanchezza.

“Murphy divide sempre le opinioni,” racconta al telefono un produttore italiano che ha lavorato con Netflix. “O lo ami o lo odi. Stavolta forse paga il prezzo di essere troppo riconoscibile”. Intanto sui social fioccano i meme sulla presenza di Kim Kardashian: “Se c’è lei, allora è davvero tutto permesso”, recita uno dei commenti più virali.

Il pubblico tra curiosità e dubbi

Nonostante le critiche, i dati diffusi da Disney+ parlano di un buon debutto. Nelle prime dodici ore, la serie ha superato 1,5 milioni di visualizzazioni solo in Europa occidentale, secondo fonti interne. Un segnale che il pubblico resta interessato alle produzioni di Murphy, anche quando la critica storce il naso.

A Milano, alcuni fan si sono ritrovati in un locale del centro per vedere insieme i primi episodi. “Siamo qui per curiosità – racconta Giulia, 28 anni – ma anche perché ormai ogni nuova serie di Murphy è un piccolo evento”. Tra chi difende la scelta di puntare su volti noti come Kardashian e chi rimpiange i tempi di Glee, il dibattito resta acceso.

Quando il successo è nelle discussioni

Il caso All’s Fair mostra come oggi il successo di una serie tv non si misuri solo dalla qualità della storia o dalla scrittura. Conta anche, e forse soprattutto, la capacità di far parlare, dividere e diventare argomento sui social e nei media. Murphy lo sa bene: “Non voglio piacere a tutti – ha detto in un’intervista a Variety – preferisco che se ne parli”.

E così, tra critiche aspre e numeri da record, All’s Fair si candida a essere uno dei temi più caldi di questo autunno televisivo. Fino al prossimo colpo di scena.

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