Teheran in crisi idrica: il presidente valuta l’evacuazione della capitale

Teheran in crisi idrica: il presidente valuta l'evacuazione della capitale

Teheran in crisi idrica: il presidente valuta l'evacuazione della capitale

Luca Mangano

21 Novembre 2025

Teheran, 21 novembre 2025 – Teheran sta affrontando una minaccia mai vista prima: la siccità. Non sono le solite tensioni con Israele o gli Stati Uniti a preoccupare, ma una grave crisi idrica che potrebbe lasciare senza acqua più di dieci milioni di persone. L’allarme è scattato venerdì sera, nel corso di un discorso televisivo trasmesso in diretta, con il presidente Massoud Pezeshkian che ha parlato chiaro: “Se non pioverà entro fine anno, Teheran rischia di rimanere a secco”. Il tono era fermo, ma la preoccupazione si leggeva tutta.

Siccità senza precedenti, le riserve sono quasi esaurite

I dati del Ministero delle Risorse Idriche parlano chiaro: le piogge a Teheran sono calate del 40% rispetto alla media degli ultimi vent’anni. I principali bacini che forniscono acqua alla città, come il lago Lar e la diga di Latyan, sono ai livelli più bassi dal 1990. “Le riserve sono scese sotto la soglia critica”, ha ammesso senza giri di parole il ministro dell’Ambiente, Ali Salajegheh, durante una conferenza stampa urgente sabato mattina. Nelle periferie, zone come Shahr-e Rey e Eslamshahr, si registrano già cali di pressione e interruzioni temporanee.

Cambiamenti climatici e gestione inefficace: una miscela pericolosa

Gli esperti dell’Università di Teheran mettono in fila le cause: da una parte il cambiamento climatico, che ha reso le piogge sempre più irregolari, dall’altra una gestione dell’acqua che lascia a desiderare. “A Teheran si consuma il 30% in più d’acqua rispetto al resto del Paese”, spiega il professor Reza Khosravi, idrologo. La città cresce e si espande, con nuovi quartieri che mettono sotto pressione impianti e infrastrutture. Solo nel 2024 la popolazione è aumentata di quasi 200 mila persone, secondo i dati ufficiali.

Il governo corre ai ripari: misure urgenti in arrivo

Il presidente Pezeshkian ha già annunciato una serie di provvedimenti d’emergenza. Tra questi, la riduzione dell’acqua per usi non indispensabili, come irrigare i giardini pubblici o lavare le strade, e una campagna per sensibilizzare i cittadini. “Chiediamo a tutti di ridurre i consumi domestici”, ha detto il portavoce del governo, Mohammad Jamshidi, in un’intervista all’agenzia Irna. Se la crisi peggiora, si pensa anche a un razionamento programmato nelle ore notturne.

La città reagisce: file per l’acqua e paura di speculazioni

In strada, la notizia ha fatto subito effetto. Nei supermercati dei quartieri centrali, come Valiasr e Tajrish, si sono formate code davanti agli scaffali dell’acqua minerale. “Non ricordo una situazione simile da trent’anni”, racconta un commerciante di via Enghelab. Tra i residenti cresce anche la paura di speculazioni sui prezzi. Sui social network locali, intanto, aumentano gli appelli a non sprecare e a segnalare eventuali perdite nelle tubature degli stabili.

Se non cambia niente, scuole e ospedali rischiano di restare a secco

Se la siccità continua, entro dicembre potrebbero esserci problemi anche per scuole, ospedali e aziende. Lo avverte il Centro nazionale per la gestione delle crisi, che sta preparando piani di emergenza per garantire l’acqua alle strutture più importanti. A parlare è il direttore, Farhad Rahimi: “Stiamo studiando soluzioni per non lasciare nessuno senza acqua”. Gli analisti mettono in guardia: una crisi prolungata potrebbe far esplodere tensioni sociali in una città già sotto stress per economia e inquinamento.

Un campanello d’allarme che riguarda tutto l’Iran

La crisi di Teheran è solo la punta dell’iceberg. Oltre il 70% delle province iraniane è a rischio siccità, dice l’Organizzazione meteorologica nazionale. “Serve un cambio di passo nella gestione dell’acqua”, ha detto il presidente Pezeshkian, invitando le autorità locali a puntare su tecnologie per il riciclo e la desalinizzazione. Solo così, avvertono diversi osservatori, si potrà evitare che l’emergenza diventi la norma nel futuro del Paese.

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