Napoli, 20 dicembre 2025 – Rossella D’Alessandra, maestra elementare di Ponticelli, ha deciso nei giorni scorsi di dedicare tempo e impegno per seguire a domicilio i tre figli di una coppia del quartiere. I bambini erano rimasti senza scuola a causa di una vicenda burocratica che li aveva esclusi dalle liste d’iscrizione. «Quando ho saputo che erano fermi a casa da settimane, ho sentito il dovere di fare qualcosa», racconta la docente, ieri mattina, seduta intorno al tavolo della cucina della famiglia coinvolta. Un gesto nato dall’urgenza – educativa e sociale – di restituire ai bambini una routine scolastica e, con essa, la possibilità di recuperare dopo un periodo difficile.
Un sostegno concreto per tre fratelli rimasti indietro
I tre piccoli – due maschi e una femmina tra i 7 e i 12 anni – non vedevano l’aula da quasi un mese. Il motivo? Un pasticcio negli uffici scolastici, spiega il dirigente dell’istituto comprensivo vicino a casa loro, in via Fratelli Cervi. «La famiglia aveva fatto regolarmente domanda ma, probabilmente per un problema informatico, i nomi non risultavano nel sistema», conferma il dirigente raggiunto telefonicamente nel tardo pomeriggio. Di conseguenza, i bambini sono finiti fuori dai registri ufficiali. Solo la segnalazione di un vicino e il passaparola hanno fatto arrivare la storia alle orecchie di Rossella D’Alessandra.
Interpellata sulle ragioni che l’hanno spinta ad agire così, la maestra è chiara: «Non potevo accettare che dei bambini perdessero settimane preziose solo per un errore». Così si è presentata da loro una mattina di lunedì poco dopo le 8.30. Ha incontrato i genitori – papà operaio in una fabbrica del quartiere, mamma commessa part time – e poi i tre figli, seduti attorno a un tavolo colmo di quaderni ancora chiusi.
Tradurre la scuola nella vita quotidiana
Non si tratta solo di “ripetizioni”, precisa D’Alessandra. «In casi come questo serve molto di più: bisogna riuscire a far entrare i contenuti della scuola nella vita di tutti i giorni», spiega. Per lei la vera sfida è mantenere viva la curiosità dei bambini verso il sapere, soprattutto in un momento così delicato. Le lezioni – tutti i giorni tra le 9 e le 11 – sono un mix di lettura, piccole ricerche e giochi con i numeri. Ma anche laboratori manuali e brevi momenti per parlare insieme delle paure e delle speranze dei ragazzi.
Il materiale? Per lo più viene dalla scuola dove insegna Rossella, con qualche libro prestato dai vicini. «Non servono grandi investimenti», sorride mostrando uno degli abbecedari consumati dall’uso. «Quello che conta davvero è la costanza: quella non deve mancare».
La burocrazia rallenta ma la comunità fa rete
«Siamo ancora in attesa che l’ufficio scolastico sistemi tutto», racconta il papà poco prima dell’inizio delle lezioni di ieri mattina. Da fonti interne al provveditorato napoletano si apprende che la pratica dovrebbe chiudersi entro questa settimana. Ma intanto il ritardo rischia di pesare sul percorso dei bambini. «I miei figli vogliono imparare», confida la mamma con voce bassa ma decisa. Poi aggiunge: «Rossella ci ha dato fiducia quando nessuno sapeva cosa fare».
Nel quartiere la notizia è subito rimbalzata tra le famiglie. Alcuni genitori hanno espresso solidarietà; altri si sono offerti per dare una mano coi compiti nel pomeriggio. La stessa insegnante ammette le difficoltà: «Non sempre è facile far capire ai bambini perché devono aspettare». Eppure basta vedere il sorriso con cui aprono i libri ogni mattina per capire che «vale davvero la pena esserci».
La scuola resta cuore pulsante della comunità
Per D’Alessandra – e chi la conosce bene lo sa – questa storia dimostra ancora quanto la scuola sia un punto fermo nella vita sociale di quartieri come Ponticelli. «Non è solo questione di programmi o voti», insiste l’insegnante, «ma soprattutto di rapporti umani e presenza». Da lunedì prossimo – se finalmente arriverà il via libera dalla burocrazia – i tre fratelli torneranno in classe con i compagni.
Eppure intorno a quel tavolo pieno di libri consumati hanno già trovato una piccola normalità grazie a una maestra che ha scelto di esserci anche fuori dall’orario scolastico. Un esempio che – tra mille difficoltà – restituisce fiducia nella forza silenziosa della comunità.