Palmoli, 20 dicembre 2025 – Armando Carusi, imprenditore edile conosciuto in paese, è l’uomo che nelle ultime settimane ha consegnato le chiavi della nuova casa ai Trevallion-Birmingham, la famiglia britannica arrivata a Palmoli da Birmingham, in cerca di un nuovo inizio dopo una separazione difficile. «Non ha mai capito davvero perché debba vivere separata…», racconta Carusi dal suo ufficio in via Roma, mentre fuori continua a sentirsi il rumore del martello pneumatico dei cantieri.
Una nuova vita nella Val di Sangro
«Quando i Trevallion-Birmingham mi hanno chiamato, pioveva a dirotto», ricorda Carusi. «Sarah — la signora — aveva la voce rotta dall’emozione. Mi ha detto che cercavano una casa tranquilla, lontana dalla città e da certi problemi. Mi ha detto proprio così: “Abbiamo bisogno di aria pulita e di pace”». Sarah e i suoi due figli adolescenti sono arrivati a Palmoli il 5 novembre. Hanno trovato una casa appena sistemata, con una vista sui calanchi e sulle campagne della Val di Sangro.
Il trasloco non è stato semplice. Gli scatoloni sono arrivati con un furgone bianco con targhe inglesi, verso le 17:30. I vicini sono usciti a vedere chi fossero i nuovi arrivati. «Qualcuno ha subito portato un dolce — una ciambella alle mele — e li ha invitati alla parrocchia», racconta Carusi.
La separazione e lo smarrimento
La serenità non è arrivata subito. Sarah — dice Carusi — spesso si ferma a guardare fuori dalla finestra, silenziosa. «Non si è mai fatta una ragione del perché debba vivere separata…», ripete lui. Il marito, rimasto a Birmingham, vede i figli solo tramite videochiamate. I ragazzi escono poco ma da qualche giorno si sono uniti alla squadra di calcio locale.
«Non è facile ricominciare da capo», ammette Carusi. «Ho visto tante famiglie straniere arrivare qui: alcuni per lavoro, altri per scelta personale. Ma all’inizio c’è sempre un vuoto. Palmoli non è Londra: qui alle otto di sera cala il silenzio». Sarah avrebbe confidato agli amici che l’Italia l’ha sempre affascinata, ma il passaggio dal caos inglese alla calma della provincia abruzzese lascia senza fiato.
Integrazione difficile ma possibile
Nonostante qualche difficoltà — soprattutto con la lingua e la burocrazia — i Trevallion-Birmingham stanno cercando di inserirsi nella comunità locale. I ragazzi frequentano la scuola media del paese; la madre si è rivolta al Comune per alcune pratiche. Carusi l’ha accompagnata negli uffici: «Ho visto la fatica nei suoi occhi, ma anche tanta determinazione. “Se sono qui”, mi ha detto, “è perché voglio provarci davvero”».
Il sindaco di Palmoli, Giovanni Di Tullio, assicura che il Comune sosterrà questa famiglia fino in fondo. «Non capita spesso che stranieri scelgano proprio questo paese», spiega. «Ma Palmoli ha bisogno di nuove energie e storie diverse».
Il ruolo di Carusi nella comunità
Per Carusi questa storia è solo l’ultima tappa di un percorso iniziato tempo fa. «Non vendo solo case», dice mostrando il registro delle locazioni. «Mi piace pensare che aiuto le persone a trovare un posto dove ricominciare». Negli ultimi tre anni ha consegnato cinque abitazioni a famiglie straniere provenienti da Romania e Germania.
In paese la notizia si commenta tra curiosità e qualche riserva. Al bar o dal fornaio se ne parla spesso. Qualcuno ricorda che un tempo erano gli italiani a partire per cercare fortuna altrove; ora tocca ad altri tentare qui.
Un futuro tutto da scrivere
Sul destino dei Trevallion-Birmingham Carusi non si azzarda a fare previsioni: «Devono ambientarsi — conclude — e non sarà una cosa rapida». Intanto la casa resta lì, sul bordo del paese, illuminata dalle luci natalizie che Sarah ha già appeso alle finestre. Un segno che forse qualcosa può davvero ricominciare tra i calanchi d’Abruzzo.
Palmoli guarda e aspetta: non capita tutti i giorni che una famiglia dal Regno Unito scelga di ricostruirsi proprio qui, tra vicoli stretti e colline dal profumo di terra bagnata.