Isole Cook festeggiano 50 anni di indipendenza: storia e celebrazioni dell’evento storico

Silvana Lopez

21 Dicembre 2025

Rarotonga, 21 dicembre 2025 – Le Isole Cook hanno celebrato oggi il cinquantesimo anniversario dall’indipendenza dalla Nuova Zelanda, un momento importante che ha trasformato Rarotonga, la capitale, in un vero e proprio fulcro di eventi pubblici, cerimonie tradizionali e riflessioni sul cammino fatto da questo piccolo arcipelago del Pacifico. La giornata è iniziata alle 9 con una parata lungo il lungomare di Avarua, simbolo di mezzo secolo di autogoverno: il 21 dicembre 1975 le isole ottennero uno statuto di “self-government in free association” con Wellington. “Oggi rendiamo omaggio a chi ci ha portato fin qui e guardiamo avanti, sapendo che la strada non finisce qui”, ha detto il primo ministro Mark Brown, rivolgendosi alla folla raccolta vicino al porto.

L’indipendenza nei volti e nelle parole di chi l’ha vissuta

La cerimonia ufficiale ha visto la partecipazione di delegazioni neozelandesi, leader locali e rappresentanti della diaspora delle Isole Cook. Davanti a circa 3.000 persone – tra tamburi battenti e costumi colorati – il premier Brown ha ricordato come “quella firma non fu solo un pezzo di carta, ma l’inizio di un percorso nuovo. Non sempre semplice, ma tutto nostro”. Sul palco sono saliti anche rappresentanti Maori della Nuova Zelanda, tra cui la ministra per le relazioni con il Pacifico, Nanaia Mahuta: “Le nostre storie sono intrecciate da sempre”, ha detto. Gli ex studenti della scuola superiore Tereora, ora adulti, hanno intonato canti tramandati da generazioni. “Quando da ragazzi studiavamo la Costituzione”, racconta Piri Williams, oggi 64 anni, “non capivamo davvero cosa stesse succedendo. Però sentivamo che stava nascendo qualcosa di importante”.

Un legame forte che resiste nel tempo

Nonostante l’autogoverno, il rapporto con la Nuova Zelanda è rimasto solido: le Isole Cook usano ancora il dollaro neozelandese e i loro cittadini mantengono la cittadinanza kiwi. Da Wellington è arrivato anche Chris Hipkins, ex primo ministro: “Siamo orgogliosi del percorso delle Isole Cook e continueremo a sostenerle come abbiamo sempre fatto”, ha detto ai giornalisti prima di partecipare a un ricevimento alla residenza del rappresentante neozelandese. Le relazioni istituzionali non sono mai state messe in discussione – “Ci sentiamo parte di una grande famiglia nel Pacifico”, ha spiegato Brown – ma negli ultimi anni l’identità nazionale è diventata un tema sempre più sentito anche tra i giovani.

Turismo e ambiente: sfide per l’economia locale

Le Isole Cook contano oggi circa 17.500 abitanti sparsi su quindici isole: numeri piccoli che raccontano sia dell’esodo verso Australia e Nuova Zelanda sia delle difficoltà economiche locali. Il turismo resta la principale fonte di reddito: nel 2024 sono arrivati oltre 180.000 visitatori, secondo i dati ufficiali del governo. Ma questo settore deve fare i conti con i problemi legati al cambiamento climatico: erosione delle spiagge, innalzamento del mare e rischi per le barriere coralline. “Dobbiamo pensare a uno sviluppo che non distrugga ciò che abbiamo”, avverte Paine Matapo, ambientalista e presidente della ONG Te Ipukarea Society. Proprio in questi giorni è stato presentato un piano per aumentare l’uso delle energie rinnovabili sull’isola principale.

Una comunità sparsa ma sempre vicina

Anche se distano più di 3.000 chilometri da Auckland e dalle rotte principali del mondo, le Isole Cook hanno una comunità molto più ampia fuori dal loro arcipelago. Oltre 70.000 discendenti vivono stabilmente tra Nuova Zelanda e Australia. Molti sono tornati per questa ricorrenza; tra loro Ariki Kaveao, chef a Sydney, che racconta così il ritorno: “Essere qui oggi è un modo per ringraziare i nostri genitori”. Sul molo decine di bambini con fiori nei capelli si sono tuffati poco prima di mezzogiorno; gli anziani invece si godevano l’ombra degli alberi tamanu.

Mezzo secolo dopo: tra sfide reali e radici profonde

A cinquant’anni dall’indipendenza restano aperti tanti interrogativi su come mantenere viva l’economia e tutelare la cultura delle Isole Cook. Il governo sta lavorando su nuovi accordi per gestire in modo sostenibile le risorse marine; nelle scuole cresce invece l’interesse per recuperare la lingua indigena. “Nessuno vuole perdere la propria voce”, confida Akaiti Rangi, giovane insegnante che ogni mattina accoglie una ventina di bambini nella scuola di Aitutaki. Forse questa è la sfida più grande per una terra che celebra l’indipendenza guardando al futuro senza dimenticare da dove viene.

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