Milano, 22 dicembre 2025 – Un oggetto minuscolo, che pesa appena 24 grammi, potrebbe cambiare davvero le abitudini di chi si sposta in bicicletta. Soprattutto nelle città italiane, dove la mobilità sostenibile continua a crescere. Si chiama Lightcharge e, come dice il nome, serve a ricaricare lo smartphone sfruttando l’energia prodotta dalla dinamo della bici. L’idea, presentata oggi da un gruppo di ingegneri milanesi nei laboratori di via Tortona, vuole risolvere un problema concreto: tenere il telefono sempre acceso senza dover cercare una presa o portarsi dietro un powerbank.
Lightcharge: la ricarica che nasce dallo sforzo
Il funzionamento è semplice e – dicono i primi che lo hanno provato – “quasi invisibile” mentre si pedala. Lightcharge si collega direttamente alla dinamo sulla ruota anteriore. La corrente che si produce con la pedalata, finora usata solo per accendere i fari, viene qui deviata e regolata da un piccolo circuito dentro il caricatore. “Serve solo un cavo micro-USB o USB-C e la batteria inizia a caricarsi non appena la ruota si muove”, spiega Giovanni Cattaneo, uno degli sviluppatori. Dai dati mostrati questa mattina, pedalando a ritmo urbano – intorno ai 15 km/h – si ottiene una carica di circa 6-8% all’ora su uno smartphone medio.
In termini pratici, caricare completamente il telefono richiede tragitti lunghi o salite; ma Cattaneo sottolinea: “In situazioni d’emergenza, con la batteria già a metà strada scarica, può fare davvero la differenza tra arrivare o rimanere senza mappe e telefonate”.
Mobilità urbana in Italia: un’occasione da non perdere
Il lancio di Lightcharge arriva in un momento particolare per le biciclette in Italia. Secondo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nel 2024 sono state vendute oltre 2 milioni di biciclette tradizionali ed elettriche. Milano, Torino e Bologna guidano la classifica delle città più “bike friendly”, con nuove piste ciclabili e incentivi per chi lascia l’auto a casa.
“In tanti quartieri,” commenta Chiara Barbieri di Legambiente, “il cellulare serve ormai anche solo per aprire serrature smart, usare il bike sharing o seguire il navigatore”. Proprio questa crescente dipendenza dai dispositivi ha spinto gli ideatori a trovare soluzioni che sfruttino energie pulite e facilmente accessibili. Il costo stimato per Lightcharge è di circa 25 euro, una cifra che dovrebbe convincere anche studenti e pendolari.
Prove sul campo: cosa funziona e cosa no
Alla prova aperta alla stampa in via Tortona poco dopo le 11, i giornalisti hanno potuto vedere con i loro occhi quanto sia semplice usare Lightcharge. “Temevamo vibrazioni o fastidi,” racconta Laura Donati, cronista esperta di mobilità sostenibile. “Invece dopo pochi metri ti dimentichi che c’è.” Gli ingegneri assicurano poi che il dispositivo è coperto da un rivestimento impermeabile IP54: resiste a schizzi d’acqua e brevi immersioni. Rimangono però dubbi sulla compatibilità con dinamo più vecchie o con modelli elettrici: “Abbiamo testato solo quelle più diffuse Shimano e Basta,” precisa Cattaneo.
Un altro punto aperto riguarda la fatica in più per chi pedala: il consumo extra è intorno ai 3 watt, ovvero una leggera resistenza aggiuntiva sui pedali. “È come accendere il faro della bici,” tranquillizza l’ingegnere.
Cosa ci aspetta: idee e progetti in arrivo
Gli sviluppatori puntano ora a stringere accordi con negozi specializzati e piattaforme online per iniziare a vendere Lightcharge dal prossimo marzo. Sono già al lavoro su versioni compatibili con powerbank esterni e dispositivi GPS per bici. “Il potenziale c’è tutto,” ammette Barbieri. “Con l’aumento delle cargo bike e delle consegne in città, prodotti del genere potrebbero diventare comuni come le luci.”
Per ora chi va in bici – per scelta o necessità – trova in Lightcharge un alleato tascabile contro l’ansia della batteria scarica. E se l’esperimento milanese prende piede anche altrove, questo piccolo caricatore potrebbe diventare presto un accessorio standard per chiunque scelga le due ruote – sia per sport che per lavoro o semplicemente per muoversi senza pensieri digitali.