Tunisi, 28 dicembre 2025 – La Tunisia, piccola ma intensa, si trova nel cuore del Maghreb, tra Algeria e Libia. È il paese più piccolo del Nord Africa, eppure pochi luoghi racchiudono in così poco spazio tanta storia, paesaggi e sapori diversi. Con i suoi appena 163.610 chilometri quadrati, da Biserta alle dune di Douz, passando per mercati affollati, rovine romane e spiagge sul Mediterraneo, il Paese offre un mix che sorprende chi lo visita.
Tunisia tra deserto e Mediterraneo: un mosaico di paesaggi
Non serve allontanarsi molto da Tunisi per capire quanto il territorio cambi velocemente. Le strade polverose portano verso sud, al Sahara. Qui Tozeur è una delle porte d’ingresso al deserto: le palme si stagliano contro il cielo arido e le carovane sembrano resistere all’assalto del turismo organizzato. “Il Sahara non è solo sabbia, è memoria e futuro insieme”, racconta a chi scrive Mokhtar Ben Youssef, guida con vent’anni alle spalle.
A nord-ovest invece la Tunisia si trasforma. Le campagne intorno a Tabarka diventano verdi e ospitano festival musicali con vista su scogliere a strapiombo sul mare. È qui che si capisce quanto sia sottile la distanza tra le rovine di Cartagine, le spiagge di Hammamet e i piccoli borghi di montagna. Un viaggio che è anche un salto nel tempo: l’antico porto fenicio convive con i caffè moderni della medina.
Storia antica, città vivaci: la memoria che resiste
Il filo rosso della Tunisia è la sua storia stratificata. “Cartagine era il centro del Mediterraneo”, spiega Salwa Ben Romdhane, direttrice del sito archeologico, mentre mostra mosaici e colonne sparse sul terreno. I visitatori camminano tra le terme di Antonino con il mare che fa da sfondo. Più a sud, a El Jem, l’anfiteatro romano – secondo solo al Colosseo per grandezza – richiama scolaresche e studiosi da tutta Europa.
Ma la Tunisia non vive soltanto di passato. Le vie di Sfax o Sousse sono piene di studenti e commercianti; qui il presente si mescola a una modernità spesso rumorosa: cellulari che squillano, taxi collettivi che sfrecciano, file davanti alle pasticcerie dove si vendono makroud appena fritti. “Da quando sono cambiati gli anni Novanta”, dice un libraio nel centro di Sfax, “la città ha preso un’altra faccia ma il profumo del pesce fresco è sempre lo stesso”.
Cucina tunisina: una tavolozza di sapori
Nei souk delle medine o nelle trattorie sui porticcioli la vera attrazione è la cucina tunisina. Couscous con verdure speziate, brik – una sfoglia fritta con uovo e tonno – e l’inconfondibile harissa rossa sono immancabili in tavola. L’Associazione degli Chef Tunisini segnala un +18% negli ultimi cinque anni per il turismo enogastronomico. “La nostra cucina unisce sapori forti a ingredienti semplici”, racconta lo chef Karim El Ayari, de La Marsa.
Non mancano sorprese: lungo la costa dominano piatti di pesce freschissimo; nell’interno invece trovano spazio tajine speziati alla maniera locale. A fine pasto è quasi d’obbligo offrire datteri o dolcetti al sesamo accompagnati dal tè alla menta che riempie l’aria con il suo profumo fresco. “Venire qui vuol dire anche imparare a gustare il tempo”, confida una giovane turista francese seduta in una taverna a Mahdia.
Un viaggio sicuro? I consigli dei residenti
Negli ultimi anni la sicurezza resta un punto chiave per chi decide di visitare la Tunisia. Secondo dati aggiornati a novembre 2025 dal Ministero degli Affari Esteri italiano, le zone costiere e le grandi città sono stabili dal punto di vista della sicurezza. Le autorità però consigliano prudenza nelle zone interne più isolate e al confine sud con la Libia, dove si registrano episodi sporadici di tensione.
“I controlli sono frequenti all’aeroporto e nelle stazioni”, conferma un operatore turistico di Hammamet. Nonostante questo, l’effetto sulle presenze straniere sembra contenuto: l’ente nazionale del turismo parla di oltre 8 milioni di visitatori nell’ultimo anno solare, con un aumento del 9% rispetto al 2024.
Tunisia in equilibrio: tradizione e futuro
Chi lascia la Tunisia – magari dal porto della Goulette dopo aver passato giorni tra le rovine di Dougga o i mercatini colorati di Nabeul – porta dentro sé il ricordo di una terra sospesa tra storia antica e voglia di futuro. “Torniamo ogni anno”, racconta una coppia italiana incontrata mentre aspettava l’imbarco serale per Palermo, “qui c’è ancora qualcosa che altrove si è perso”.
Forse è il profumo della menta nei vicoli o quella luce calda del tramonto sulla costa che resta impressa nella memoria: quel senso di aver visto tanto in uno spazio piccolo – forse proprio quello che conta davvero quando si viaggia.