Roma, 28 dicembre 2025 – In pieno inverno politico, tra tensioni e discussioni accese, abbiamo deciso di riproporre una delle interviste che ha acceso più dibattiti negli ultimi mesi, scelta dai nostri lettori. Era stata pubblicata la prima volta lo scorso ottobre e vede protagonista Laura Santarelli, docente di diritto pubblico all’Università di Roma La Sapienza. A intervistarla è stato il cronista Giovanni Valli, per fare il punto sulle sfide che il sistema democratico italiano sta attraversando.
I nodi tra istituzioni e cittadini
“In Italia il rapporto tra istituzioni e cittadini sta cambiando”, ha iniziato Santarelli, seduta nel suo ufficio del Dipartimento, con i libri aperti e una tazza di caffè ancora fumante a portata di mano. “La pandemia prima, la crisi economica poi, hanno solo accelerato processi che erano già in atto”. Parla delle difficoltà degli ultimi due anni, caratterizzati da una crescente sfiducia verso la politica. Secondo lei, le ragioni sono tante: “c’è la percezione di inefficienza della macchina amministrativa” ma anche “la mancanza di spazi veri dove i cittadini possano partecipare”. Un tema tornato spesso nei sondaggi: “Le persone si sentono ascoltate solo in superficie”.
Valli le chiede esempi concreti. Santarelli non si sottrae: “Guardiamo alle proteste di settembre o al calo drastico dell’affluenza alle ultime elezioni comunali: sono segnali che dovrebbero far riflettere”. I dati ufficiali del Ministero dell’Interno parlano chiaro: alle regionali di ottobre ha votato solo il 48% degli aventi diritto.
La legge elettorale resta un problema
Durante l’intervista emerge un punto centrale: la legge elettorale. Per Santarelli le norme complicate contribuiscono a tenere lontane le persone dalla politica. “Il sistema è così intricato – ammette – che spesso neanche chi lavora in Parlamento riesce a spiegarselo bene”. Una critica dura, quasi tagliente. “Non c’è chiarezza sulle regole e questo genera sfiducia. Alla fine la gente pensa che tanto cambia poco chi si vota”. Un’idea condivisa anche da esponenti dell’opposizione e dalle voci raccolte vicino a Montecitorio.
Eppure ci sono tentativi di cambiamento. “Commissioni lavorano da anni sulla questione”, dice Santarelli, “ma i risultati restano bloccati da contrasti interni”. In questo quadro – sottolinea – è decisiva la pressione dell’opinione pubblica: “Solo una richiesta forte dal basso può sbloccare questa situazione”.
Giovani tra disillusione e voglia di cambiare
Non poteva mancare un accenno ai giovani. Il giornalista ricorda l’iniziativa degli studenti universitari a Trastevere – uno dei simboli di questa stagione – e chiede alla professoressa se davvero i giovani abbiano perso fiducia nella politica. Dopo una pausa risponde: “Dipende molto”. “Da una parte c’è rassegnazione, dall’altra invece c’è chi vuole davvero fare la differenza”. Fa l’esempio della piattaforma ‘Partecipiamo!’, nata da alcuni studenti romani e riuscita a coinvolgere duemila persone in pochi giorni. Ma non basta una singola iniziativa: “Serve continuità, serve essere ascoltati”.
Un Paese alla ricerca di un equilibrio
Verso la fine dell’intervista Valli domanda qual è la strada per uscire dalla crisi attuale. Santarelli chiude così: “Non basta solo una soluzione tecnica”. “Serve recuperare senso civico e responsabilità collettiva”. Parole pesanti che fanno calare per un attimo il silenzio nella stanza ma che raccontano ciò che molti italiani sentono oggi.
Non è solo questione di numeri o leggi. “Dobbiamo tornare a credere nella forza della comunità”, ribadisce mentre fuori il traffico scorre lento su viale Regina Elena e le prime luci del tardo pomeriggio riflettono sui vetri degli uffici universitari. Una scena comune ma capace di raccontare un Paese che si interroga sulle sue sfide più urgenti.
Si chiude così una delle interviste più lette e commentate dell’anno su Repubblica, rilanciata oggi da alanews.it proprio per l’attualità del suo messaggio: lo sguardo diretto di chi cerca risposte senza frasi fatte né scorciatoie facili.