Manovra 2026: Taglio Irpef al 33% e Silenzio-Assenso sul TFR, Tutte le Novità sul Lavoro

Silvana Lopez

31 Dicembre 2025

Roma, 31 dicembre 2025 – Dal primo gennaio 2026 entra in vigore la riduzione dell’aliquota Irpef nella seconda fascia di reddito, quella sopra i 28mila euro all’anno: il prelievo scende dal 35% al 33%. La novità arriva con l’ultima legge di bilancio, approvata la scorsa settimana alla Camera dopo settimane di trattative serrate tra i partiti della maggioranza. Questo taglio fiscale, su cui il governo ha lavorato a lungo, era stato anticipato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti già a fine novembre.

Ma si tratta di un intervento dal peso limitato, spiegano fonti del Tesoro. Gli effetti reali sulle buste paga saranno “visibili ma contenuti”. Le prime simulazioni indicano che il risparmio per chi rientra nella fascia interessata oscillerà da poche decine fino a circa 260 euro all’anno.

Chi ci guadagna con il taglio della seconda aliquota Irpef

La modifica riguarda circa 7 milioni di lavoratori e pensionati italiani con redditi tra 28mila e 50mila euro lordi all’anno. Parliamo di una platea variegata: impiegati, quadri, professionisti, insegnanti, artigiani. L’intervento, fanno sapere dal ministero, punta ad “alleggerire il peso delle tasse sul ceto medio”, che negli ultimi anni ha visto crescere la pressione fiscale. Ma non tutti avranno lo stesso vantaggio: chi è appena sopra la soglia iniziale avrà un risparmio più modesto rispetto a chi si avvicina ai 50mila euro.

A fare i conti è stata la Cgil, che parla di “un beneficio medio di circa 20 euro al mese”. Nel dettaglio, un dipendente con un reddito annuo di 30mila euro risparmierà poco meno di 50 euro lordi all’anno. Chi dichiara 40mila euro avrà circa 170 euro in più in busta paga ogni anno; mentre arrivando a 50mila, il vantaggio sale a quasi 260 euro. “Nelle buste paga non ci saranno grandi sorprese”, ha ammesso uno degli esperti interpellati dal Sole 24 Ore.

Perché questo taglio e quali i vincoli

Perché allora fare una mossa così contenuta? Il ministro Giorgetti ha spiegato in conferenza stampa che “l’obiettivo è portare avanti passo dopo passo la riduzione dell’Irpef, nei limiti delle risorse disponibili”. Il costo stimato per lo Stato è di circa 1,3 miliardi di euro nel 2026. Una cifra definita “gestibile” dal Tesoro, soprattutto considerando che l’Italia resta sotto la lente d’ingrandimento della Commissione europea sulla spesa pubblica.

“Avremmo voluto fare molto di più, ma lo spazio è davvero stretto”, ha ammesso Giorgia Meloni durante l’ultimo question time alla Camera. Per questo motivo il governo ha rinunciato a toccare le altre aliquote o ad ampliare la platea degli esenti. Nei giorni scorsi il dibattito politico si è acceso: alcune forze d’opposizione – tra cui Pd e Movimento 5 Stelle – hanno bollato il taglio come “una mancetta”, sostenendo che per aiutare davvero le famiglie servono interventi sulle detrazioni e bonus.

Altre novità fiscali e confronto parlamentare

La riduzione dell’aliquota Irpef rimane comunque la novità fiscale più rilevante per il prossimo anno. Restano invece confermati tutti gli altri meccanismi già in vigore: le tre fasce principali (fino a 15mila euro, tra 15mila e 28mila, sopra i 28mila), le detrazioni per lavoro dipendente e pensionati e il bonus tredicesima. Nessuna modifica alle aliquote minima (23%) o massima (43%).

Tra le reazioni sindacali spicca quella della Uil: “Ogni taglio al prelievo va visto come un passo avanti – ha detto Pierpaolo Bombardieri – ma serve una riforma più profonda”. Confindustria parla invece di “un segnale positivo per la fiducia dei consumatori”, pur chiedendo interventi mirati sulle aliquote delle imprese.

Cosa aspettarsi in futuro

Secondo fonti vicine al ministero dell’Economia questa rimodulazione dell’Irpef è solo l’inizio. Nei documenti inviati a Bruxelles si fa infatti cenno alla possibilità – nei prossimi anni – di semplificare ulteriormente le aliquote o introdurre nuove agevolazioni per famiglie numerose e giovani. Tutto però dipenderà dall’andamento dei conti pubblici e dai vincoli europei.

Nel frattempo chi rientra nella seconda fascia vedrà l’effetto del taglio già nel cedolino di febbraio 2026. Per molti italiani sarà però solo con la dichiarazione dei redditi del prossimo anno che si sentirà davvero la differenza — un dettaglio da non sottovalutare visto che l’effetto psicologico conta quanto quello reale. Una riforma “piccola ma attesa”, così l’ha definita un consulente fiscale romano incontrato ieri pomeriggio davanti a una fila di contribuenti in centro città: “Non cambia la vita, ma nemmeno passa inosservata”.

Change privacy settings
×