Torino, 13 dicembre 2025 – Dall’alba sulle colline di Asti fino ai boschi umbri, cresce il numero di strutture immerse nella natura che stanno cambiando il modo di vivere il rapporto tra uomo e animale. Qui si adottano i principi dell’antispecismo e della sostenibilità, dando vita a luoghi dove, come dicono chi ci lavora e chi li frequenta, “non si tratta più di una vacanza qualunque”.
Si prova a mettere in discussione abitudini consolidate: la carne sparisce dal menù, i prodotti arrivano da filiere etiche, e l’ambiente si protegge con azioni concrete.
Strutture antispeciste: un trend in crescita tra Piemonte e Umbria
Negli ultimi cinque anni in Piemonte, soprattutto nelle province di Cuneo e Torino, sono spuntati una decina di agriturismi vegani. Tra i pionieri c’è il “Bosco d’Acqua”, poco fuori Bra. La titolare, Anna Cattaneo, ricorda: “All’inizio ci guardavano con diffidenza. Nessuno credeva che saremmo riusciti a reggere offrendo solo cucina vegetale e laboratori sui diritti degli animali”. E invece nel 2024 le prenotazioni erano già tutte occupate a marzo.
A Orvieto, la formula cambia poco: l’agriturismo “Radici”, aperto nel 2022, punta su prodotti stagionali – farine di grani antichi, verdure locali e conserve fatte in casa. Gli animali girano liberi, senza box o recinti. “Qui nessuno finisce nel piatto”, scherza il cuoco Marco Lupi. Spiega che la scelta antispecista spinge le persone a rivedere certi automatismi.
Dietro la scelta antispecista: parole e numeri
Cosa vuol dire davvero definirsi antispecisti? Secondo uno studio del 2023 dell’Università di Pisa su 80 strutture italiane, significa escludere qualsiasi attività che sfrutti o consumi animali – dalla tavola ai laboratori didattici. Via anche passeggiate a cavallo o dimostrazioni di pastorizia. Al primo posto ci sono pratiche agricole rispettose della natura e dei suoi ritmi.
Francesca Giudice, presidente della Rete Agriturismi Etici, spiega: “Vogliamo dimostrare che si può fare turismo senza ferire animali o ambiente. Non è solo una questione di dieta, ma un vero cambio culturale”. I dati sembrano darle ragione: il portale Agrivivi segnala un +40% nelle richieste per strutture certificate antispeciste rispetto al 2022.
Sostenibilità vera: dal cibo all’energia
Qui la sostenibilità non è solo parola vuota. Agriturismi e rifugi impegnati adottano quasi sempre energie rinnovabili – pannelli solari o biomassa –, raccolgono l’acqua piovana e compostano i rifiuti organici. Qualcuno, come “La Quercia” nel Canavese, è arrivato a coprire più dell’80% del proprio fabbisogno energetico da fonti autonome.
La filiera corta è una regola ferrea: niente ortaggi fuori stagione né prodotti importati. Gli ospiti partecipano a seminari su orticoltura biologica o autoproduzione di detergenti naturali. “Non vogliamo solo offrire un soggiorno”, spiega Valentina Pavesi, responsabile della struttura, “ma dimostrare ogni giorno che c’è un’altra strada”.
Ospiti e testimonianze: perché questa scelta conquista
Chi sceglie queste strutture antispeciste arriva spesso preparato e con motivazioni precise. Laura R., milanese di 37 anni, racconta: “Cercavo una vacanza diversa, volevo far vedere ai miei figli gli animali senza barriere. Dopo una settimana qui non ho più voluto tornare indietro”. Tra gli ospiti ci sono anche molti stranieri – tedeschi e francesi soprattutto – che in alta stagione superano il 30% della clientela.
Non mancano però le difficoltà. Qualcuno tra gli abitanti delle zone rurali ha accolto queste novità con scetticismo. Un operatore vicino a Biella ammette: “All’inizio sembravano degli alieni. Poi però hanno portato lavoro e interesse”. Le stesse strutture confermano che la diffidenza è forte soprattutto tra chi lavora nell’allevamento tradizionale.
Lo sguardo al futuro
Secondo l’Osservatorio Nazionale sul Turismo Sostenibile questo settore è destinato a crescere ancora: per il 2026 si prevedono oltre 200 nuove aperture tra rifugi antispecisti, bed and breakfast “animal free” e piccoli campeggi etici. Intanto – sottolineano gli operatori – il dialogo con chi vive sul territorio resta aperto.
In fondo, come dice Anna Cattaneo passeggiando tra gli alberi del suo podere alle prime luci del mattino, “la sfida è far capire che sostenibilità significa anche inclusione. La strada è lunga ma qui ormai nessuno pensa più di tornare indietro”.