Amman, 13 dicembre 2025 – Nel cuore della regione meridionale e arida della Giordania, il villaggio di Al Sela si sta trasformando in un luogo dove la storia incontra il presente con forza e passione. Qui, tra rocce segnate dal vento e case accalcate le une alle altre, la comunità locale ha deciso di prendersi cura di un sito archeologico di straordinaria importanza, testimone muto delle civiltà che hanno vissuto queste terre dall’Età del Ferro fino all’epoca nabatea. L’urgenza è concreta: salvare e far conoscere questo patrimonio minacciato dall’abbandono e dalla scarsità di fondi, restituendolo a studiosi, viaggiatori e soprattutto agli stessi abitanti.
Un sito millenario fra passato e presente
Il sito di Al Sela sorge su una collina che domina il paesaggio a sud di Tafila, a circa 180 chilometri da Amman. Qui, grazie alle ricerche dell’Università di Yarmouk e ai sopralluoghi del Dipartimento delle Antichità giordano, gli archeologi hanno scoperto mura ciclopiche, tombe scavate nella roccia e tracce di insediamenti risalenti al primo millennio avanti Cristo. Fino agli anni ’90 quasi nessuno conosceva queste rovine; poi una spedizione internazionale ne ha documentato l’importanza: tra i reperti spiccano ceramiche decorate, monete d’argento e frammenti architettonici legati alla cultura nabatea.
“Abbiamo sempre saputo che questa collina nascondeva qualcosa”, racconta Ahmed Al-Zoubi, uno degli abitanti più anziani del villaggio, mentre mostra ai visitatori una piccola statuetta ritrovata vicino alla moschea. Solo negli ultimi anni però la gente ha iniziato a comprendere davvero il valore storico e identitario del luogo. Merito anche dell’interesse crescente degli archeologi giordani e stranieri.
Il coinvolgimento della comunità
A differenza di altri siti storici della zona, spesso riservati solo agli esperti, ad Al Sela si assiste a qualcosa di diverso. Le famiglie del villaggio, circa 700 persone in tutto, si sono messe insieme come una sorta di cooperativa non ufficiale per sorvegliare l’area. Segnalano tentativi di furto o vandalismo, accompagnano piccoli gruppi di turisti tra le rovine e aiutano gli archeologi durante gli scavi estivi.
Rania Bani Saleh, giovane insegnante locale, racconta che ogni sabato dopo la scuola una decina di ragazzi si ritrova per ripulire il sito dai rifiuti portati dal vento. “È il nostro modo per far capire che ci teniamo davvero, che questa storia è parte di noi”, spiega. Un attaccamento che emerge anche nelle parole del sindaco Hassan Al-Tal: “Non vogliamo solo soldi, vogliamo avere voce in capitolo su come si gestisce il nostro patrimonio”.
Il turismo culturale prende forma
Negli ultimi mesi il numero dei visitatori stranieri – ancora contenuto ma in crescita rispetto al passato – sta cambiando la vita del villaggio. A novembre sono arrivati due gruppi dall’Università di Firenze e una piccola delegazione tedesca; le guide improvvisate offrono caffè arabi sotto le tende e mescolano racconti storici a qualche aneddoto personale.
Il problema principale resta la mancanza di infrastrutture: non ci sono alberghi né ristoranti ben attrezzati nei dintorni. Però alcuni giovani stanno puntando su micro-attività come l’artigianato locale o l’apertura di camere per i turisti. Secondo i dati del Ministero del Turismo giordano, nel 2024 le visite ai siti meno noti sono aumentate del 18% rispetto all’anno precedente: segno che c’è interesse e può crescere ancora.
Conservazione sotto pressione
Non mancano però le preoccupazioni per la conservazione delle rovine. Il vento carico di sabbia e le forti escursioni termiche hanno già danneggiato alcune parti delle mura antiche. Le autorità hanno promesso fondi per mettere in sicurezza le strutture più fragili e per formare personale specializzato tra gli abitanti. Ma servirà tempo.
Intanto la comunità continua a puntare sulla riscoperta della propria storia: “Non vogliamo essere solo una tappa veloce per chi passa da Petra”, dice la studentessa Noor Suleiman. “Questo posto merita attenzione perché fa parte della nostra vita quotidiana, non è solo storia vecchia”.
Tra le pietre antiche e il rumore del vento si sente chiaro lo spirito determinato di chi crede nel valore della memoria.