Belgrado, 11 novembre 2025 – Con 130 voti a favore e 40 contrari, ieri il Parlamento serbo ha dato il via libera a una legge speciale per far partire il contestato progetto immobiliare della famiglia Trump nel cuore di Belgrado. La decisione, arrivata dopo giorni di proteste e tensioni in aula, riguarda la trasformazione dell’ex complesso militare jugoslavo di via Kneza Miloša, un luogo segnato dai bombardamenti della Nato nel 1999 e oggi al centro di un acceso dibattito tra memoria storica, investimenti stranieri e politica.
Un affare da 500 milioni di dollari nel centro di Belgrado
Il governo serbo ha spiegato che l’area, un tempo quartier generale dell’esercito, sarà trasformata in un complesso di lusso dal valore di circa 500 milioni di dollari. Il progetto è finanziato dalla società americana Affinity Global Development, legata a Jared Kushner, genero dell’ex presidente Donald Trump. Si parla di un hotel a più piani, appartamenti di alto livello, uffici e negozi. Le autorità hanno promesso anche un memoriale per le vittime dei bombardamenti Nato, come chiesto da una parte della società civile.
“Abbiamo voluto assicurarci che la memoria delle vittime venga rispettata”, ha detto il ministro delle Infrastrutture Goran Vesić durante il dibattito in Parlamento. Ma la decisione di abbattere i resti dei due edifici principali—considerati esempi importanti dell’architettura jugoslava del Novecento—ha scatenato reazioni contrastanti tra storici e urbanisti.
Proteste in piazza: “Belgrado non si vende”
Prima del voto, centinaia di persone si sono radunate davanti al Parlamento e lungo via Kneza Miloša. Con cartelli come “Non si cancella la storia” e “Belgrado non è in vendita”, i manifestanti hanno espresso forte dissenso. Secondo gli organizzatori, la legge, chiamata Lex Specialis, è una forzatura che rischia di cancellare un simbolo della resistenza serba ai raid aerei del 1999.
“Non è solo una questione di architettura”, ha spiegato l’attivista Jelena Marković, presente tra i manifestanti. “Quel luogo fa parte della nostra identità. Distruggerlo per costruire un hotel di lusso significa ignorare la sofferenza di chi l’ha vissuta”. Il governo, invece, insiste sul fatto che il progetto creerà nuovi posti di lavoro, rilancerà l’economia locale e rafforzerà i rapporti con gli Stati Uniti.
Un iter difficile tra indagini e revoche
La vicenda si è complicata negli ultimi mesi. Nel 2024, il governo serbo ha tolto la protezione al complesso militare e ha firmato un contratto di affitto di 99 anni con Affinity Global Development. Ma il progetto è stato bloccato dopo l’apertura di un’indagine della procura specializzata in criminalità organizzata: i magistrati volevano accertare la regolarità dei documenti usati per revocare la tutela.
Solo dopo il via libera di ieri in Parlamento, si potrà procedere con le demolizioni e i lavori. “Abbiamo seguito tutte le norme previste dalla legge”, ha garantito il premier Aleksandar Vučić in una nota diffusa la sera stessa. “Questo investimento segna una svolta per Belgrado”.
Tra politica e affari: il legame con gli Stati Uniti
Il progetto ha il sostegno del governo populista di Vučić, che negli ultimi anni ha stretto legami con ambienti vicini a Trump. Per alcuni osservatori, affidare la riqualificazione a una società legata a Kushner non è un caso. “È anche un messaggio politico rivolto a Washington”, ha commentato il politologo Marko Đorđević all’emittente RTS.
Resta però forte l’opposizione di una parte dell’opinione pubblica e delle forze parlamentari. “Stiamo svendendo la nostra storia per interessi privati”, ha accusato il deputato Dragan Đilas durante la discussione in aula. Per ora i lavori non sono ancora iniziati, ma fonti governative parlano di possibili demolizioni già entro fine anno.
Il futuro dell’ex complesso militare resta quindi incerto. Tra memoria e affari, Belgrado si prepara a cambiare volto—ma senza lasciare indifferenti.