El Rocío: la festa andalusa più intensa da vivere in Spagna

Silvana Lopez

14 Dicembre 2025

Siviglia, 14 dicembre 2025 – Ogni anno in Andalusia, la Festa del Rocío richiama migliaia di pellegrini di tutte le età, che tra fine maggio e inizio giugno si mettono in cammino verso il piccolo villaggio di El Rocío, nella provincia di Huelva. Una processione unica per grandezza e tradizione, profondamente radicata nella cultura spagnola. Chi la vive la descrive come un viaggio collettivo – spesso duro, sempre intenso – che va ben oltre la fede religiosa. “Non importa se credi o no, qui senti il bisogno di esserci”, racconta Carmen Morales, 34 anni, partita all’alba dal quartiere Triana di Siviglia con il gruppo della sua Hermandad.

Il pellegrinaggio al villaggio bianco

Per arrivare a El Rocío ci vogliono giorni di cammino: carrozze decorate, cavalli e centinaia di confraternite animano il percorso attraverso le paludi del Guadalquivir e il Parco Nazionale di Doñana. Un viaggio che può durare anche una settimana. “Partiamo sempre il lunedì, dormiamo all’aperto o nei campi base organizzati”, spiega José Manuel, uno degli anziani della Hermandad Matriz di Almonte. Il paese, che normalmente conta poche migliaia di abitanti, si trasforma completamente: nel giro di poche ore il centro si riempie di tende, carretti e fuochi accesi per cucinare.

Al centro di tutto c’è la Vergine del Rocío, chiamata anche la Blanca Paloma. Ogni pellegrino porta con sé una promessa o una speranza; molti attraversano la Spagna per chiedere una grazia. In piazza, davanti al santuario bianco – costruito agli inizi del Novecento – si alternano canti, preghiere e le tipiche “sevillanas rocieras”, mentre le mani polverose dei viaggiatori raccontano la fatica del cammino.

Un’esperienza che va oltre la fede

Non sono solo i praticanti a partecipare alla Festa del Rocío. “Per noi andalusi è un appuntamento con l’identità, non solo con Dio”, spiega Antonio Ruiz, professore universitario e studioso di folklore. L’atmosfera è quella di una grande festa popolare: si balla nelle strade sterrate, si mangiano piatti tipici come gazpacho e tortillas, si brinda con il vino locale. Le donne indossano abiti tradizionali dai colori vivaci, i caballeros sfilano con giacche corte e cappelli a tesa larga.

Eppure proprio nel momento clou – la “salida” della Vergine nella notte tra domenica e lunedì – tutto si ferma. Il silenzio che precede l’uscita della statua dalla cappella viene rotto solo dal grido dei fedeli: “¡Viva la Blanca Paloma!”. L’atmosfera diventa quasi sospesa, dicono gli abitanti.

Un motore per l’economia locale

Secondo i dati del Comune di Almonte, la Festa del Rocío genera ogni anno più di 40 milioni di euro tra accoglienza, ristorazione e servizi legati al turismo religioso. Le strutture ricettive sono prenotate mesi prima; bar e ristoranti lavorano a pieno ritmo giorno e notte. “In pochi giorni facciamo quello che normalmente fatturiamo in tre mesi”, racconta Rafael Fernández, proprietario di una locanda vicino alla chiesa principale.

Non mancano però le difficoltà legate all’enorme afflusso: gestione dei rifiuti, rischio incendi vicino al parco protetto e controlli sulla sicurezza sono temi ricorrenti nei briefing delle autorità locali.

Tra fede e tradizione: una festa in evoluzione

La Festa del Rocío cambia lentamente col tempo. Oggi arrivano sempre più visitatori stranieri e giovani attratti soprattutto dall’atmosfera conviviale più che dal rito religioso. Alcuni gruppi scelgono percorsi alternativi per stare a contatto con la natura; altri partecipano solo al weekend finale. La Hermandad Matriz lavora da anni per mantenere viva la tradizione ma aprirsi alle nuove generazioni.

“Non so se mio figlio seguirà questa strada”, confida Carmen Morales mentre sistema la sciarpa colorata con un sorriso. “Ma qui almeno una volta nella vita bisogna venire”. Quella di El Rocío resta – oggi come ieri – una delle espressioni più intense dell’anima andalusa: capace di unire sotto lo stesso cielo credenti e curiosi, devoti e viaggiatori.

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