Tokyo, 3 dicembre 2025 – Il Giappone, spesso dipinto come un Paese di contrasti tra grattacieli scintillanti e antichi templi, oggi torna a far parlare di sé per un altro motivo. C’è un lato nascosto, oscuro, a tratti inquietante, che la società mostra solo a sprazzi. Un volto poco conosciuto fatto di leggende urbane, fenomeni strani e fatti di cronaca che sfidano il senso comune.
Il fascino ambiguo delle leggende metropolitane giapponesi
Da mattina presto fino a notte fonda, i quartieri di Tokyo sono intrisi di storie antiche. I pendolari che ogni giorno affollano la stazione di Shinjuku – la più trafficata al mondo con oltre 3,5 milioni di passaggi al giorno – sanno bene che dietro le luci e le vetrine colorate si nascondono racconti poco noti. La figura di Kuchisake-onna, la donna con la bocca squarciata, continua a essere narrata soprattutto dagli anziani. Tra i più giovani c’è chi giura di averla vista aggirarsi tra le nebbie dei parchi cittadini. È solo una delle tante leggende nate nell’ombra della vita quotidiana, tramandate quasi sottovoce.
Il professor Naoki Inose, esperto in antropologia culturale all’Università di Kyoto, spiega: “Queste storie girano dappertutto e influenzano anche le paure e i comportamenti delle persone.” Secondo lui, “il Giappone ha una memoria lunga e una certa riluttanza a mostrare i suoi demoni interiori”. Eppure basta poco per far tornare in superficie ansie profonde.
Crimini irrisolti e casi di cronaca inquietanti
Non sono solo le leggende a dare un’ombra al Paese. Negli archivi della polizia si trovano ancora dossier aperti. Uno dei più famosi è quello della “scomparsa dei bambini di Saitama”, nel 2018, che scosse l’intera prefettura. Le indagini furono intense: decine di interrogatori e una mobilitazione senza precedenti, ma senza risultati certi.
Ne parlano ancora nei bar vicino alla stazione di Urawa. Alcuni testimoni – come ha riportato la NHK – sostengono di aver visto “movimenti strani” lungo il fiume Arakawa poco dopo le sparizioni. Nessuna prova concreta, ma il mistero rimane fitto, quasi palpabile.
Anche il caso della “casa infestata di Nakano” ha catturato l’attenzione recente. Intere famiglie hanno denunciato rumori notturni inspiegabili: porte che sbattono da sole, voci senza volto. Il comune ha avviato un’indagine per cercare di calmare la psicosi che si è diffusa nel quartiere.
Il peso della tradizione e il silenzio sociale
Dietro queste storie – vere o presunte – c’è spesso un modo tipico giapponese: il silenzio. Molti preferiscono non parlare apertamente, convinti che certi temi debbano restare nascosti dentro casa. Come racconta Haruka Tanaka, casalinga cinquantenne di Setagaya: “Ci hanno sempre detto di non dar peso alle voci… ma le madri raccomandano sempre ai figli di stare attenti dopo il tramonto.”
La pressione sociale è forte: secondo l’ultimo rapporto del Ministero degli Affari Interni, soltanto il 7% delle segnalazioni su eventi sospetti porta a risultati nelle indagini ufficiali. Un dato che mostra quanto pubblico e privato siano lontani nel Paese. “Si cresce imparando a non fare troppo rumore,” aggiunge Tanaka sottovoce.
Quando la realtà supera la fantasia: reazioni e riflessi culturali
Intanto la cultura pop continua a nutrirsi di queste atmosfere oscure. Film come “Ju-On” o certe serie manga riprendono immagini popolate da spettri e presenze inquietanti. Non è solo intrattenimento: spesso queste storie riflettono le paure reali della gente.
Lo scrittore Koji Suzuki, autore del celebre “Ring”, ha spiegato più volte che “l’horror giapponese funziona perché nasce dalla vita vera”. Per molti giapponesi la linea tra leggenda e realtà è sottile: “C’è chi è convinto che certi fantasmi esistano davvero”, confida Suzuki.
Nonostante l’immagine moderna e levigata che il Giappone mostra al mondo, questo Paese resta un luogo dove il passato – con le sue ombre – pesa ancora molto. Chi guarda da vicino capisce quanto sia fragile quel confine tra mito e realtà anche ai nostri giorni.