Tashkent, 1 dicembre 2025 – **Viaggiare attraverso l’Uzbekistan** non è certo una novità: da secoli carovane, mercanti e viandanti affrontano queste vie polverose, con il **deserto del Kyzylkum** all’orizzonte e le montagne a fare da sfondo. Fino al Novecento, però, si viaggiava al passo lento di cavalli e cammelli. Oggi le cose sono cambiate: i motori hanno preso il posto degli zoccoli, ma il fascino della traversata è rimasto intatto.
## Un viaggio antico, un percorso sempre nuovo
Chi parte in auto tra **Tashkent, Samarcanda, Bukhara** o Khiva spesso segue le tracce della vecchia **Via della Seta**, quella che collegava Cina, Persia e Mediterraneo. All’alba o al tramonto la luce accarezza le cupole turchesi delle moschee, ma il paesaggio stradale racconta un’altra storia: auto giapponesi appena uscite dai concessionari si mescolano a vecchie Lada con la vernice scrostata. Più avanti qualche trattore solleva polvere. Il passaggio dagli animali ai motori ha cambiato la velocità del viaggio, non l’essenza – “Qui la strada si prende con calma”, dice Timur, tassista di **Samarkand**, che ha sentito racconti dai nonni sulle lunghe traversate a dorso di cammello.
## Paesaggi tra passato e presente
In certi tratti, soprattutto tra Bukhara e Khiva, il paesaggio sembra fermo nel tempo: steppa gialla a perdita d’occhio, qualche dromedario all’orizzonte e villaggi con muri di fango. Poi spunta all’improvviso una pompa di benzina moderna; accanto c’è un piccolo chiosco dove si vendono samsa fumanti. “Per chi vive qui lungo la strada è una cosa normale,” racconta Gulnoza, insegnante elementare di **Navoi**. “La domenica tutti si spostano per andare dai parenti o al mercato.” Dopo qualche centinaio di chilometri si capisce quanto sia grande l’**Uzbekistan** e come il territorio segni ancora i ritmi della vita quotidiana.
## Da carovane a viaggiatori: il turismo on the road
Negli ultimi anni, spinto dall’iniziativa del governo di **Tashkent**, è cresciuto il numero di turisti su quattro ruote. Molti noleggiano un’auto; altri preferiscono affidarsi a guide locali che propongono itinerari sulle antiche rotte commerciali. “Per chi arriva dall’Europa è un’avventura,” spiega Julia K., turista tedesca incontrata davanti alla madrasa di Ulugbek. “Abbiamo fatto oltre 1.000 chilometri in sette giorni. Le strade sono molto meglio di quanto pensassimo.” Ma non è sempre facile: ci sono tratti dissestati, pochi distributori soprattutto nel sud e segnaletica che alterna cirillico e alfabeto latino. Tutto questo mette alla prova anche gli automobilisti più navigati.
## Infrastrutture moderne, fascino antico
Secondo il ministero dei Trasporti uzbeko sono più di 4.000 i chilometri di autostrade rinnovate dal 2019. Però nelle campagne le strade restano irregolari. A **Tashkent** si susseguono i cantieri per nuovi lavori; fuori città però sembra che il tempo si sia fermato. Così capita spesso di fermarsi a chiedere indicazioni in un bazar affollato anche alle dieci del mattino o aspettare che una mandria attraversi lentamente l’asfalto rovente.
## Esperienze di viaggio tra tradizione e futuro
Per molti visitatori il bello del viaggio sta proprio negli imprevisti. Tra una tappa e l’altra si incontrano caravanserragli restaurati, stazioni ferroviarie che sembrano musei sovietici bloccati negli anni ’70 e mercati vivaci pieni di frutta secca e stoffe colorate. “Ho guidato da **Fergana** fino a Nukus,” racconta Pietro Russo, insegnante italiano in pensione. “Tre giorni senza incontrare altri turisti italiani. È stata come attraversare una storia viva.” E poi ci sono le pause: un tè verde servito in una tazza sbeccata o la voce roca del muezzin che segna il tempo.
## Lungo la Via della Seta: uno sguardo sul futuro
Il governo uzbeko punta forte su infrastrutture moderne per sostenere il turismo e rendere più facili gli spostamenti interni. Secondo i dati ufficiali del Comitato statale per lo sviluppo turistico, nei primi nove mesi del 2025 oltre due milioni di visitatori hanno scelto l’**Uzbekistan**, con un aumento del 17% rispetto all’anno prima. Ma la vera ricchezza del viaggio resta nelle piccole cose: il meccanico pronto anche la domenica o il sorriso della locandiera che offre pane caldo a chi ha guidato tutta la notte. E così, nonostante i tempi siano cambiati rispetto alle carovane di un tempo, la strada uzbeka continua a essere – per chi la percorre – un’esperienza senza tempo.