Lezioni dalle Regionali: come il fattore uscente ha cambiato le carte in tavola

Lezioni dalle Regionali: come il fattore uscente ha cambiato le carte in tavola

Lezioni dalle Regionali: come il fattore uscente ha cambiato le carte in tavola

Giulia Ruberti

30 Ottobre 2025

Roma, 13 giugno 2024 – Le elezioni regionali appena concluse in Piemonte, Abruzzo e Basilicata hanno acceso il dibattito politico a livello nazionale. Tra risultati e strategie, una cosa è chiara: il cosiddetto “effetto incumbent”, cioè il vantaggio di chi già sta al governo, ha giocato un ruolo decisivo anche questa volta.

Incumbent, un vantaggio che non molla la presa

I dati ufficiali del Viminale parlano chiaro: in tutte e tre le regioni, i presidenti uscenti o le coalizioni che li sostenevano hanno portato a casa risultati importanti. In Piemonte, per esempio, Alberto Cirio (centrodestra) ha superato il 56%, lasciando gli avversari a distanza. “È la conferma della fiducia dei piemontesi nel lavoro fatto”, ha detto Cirio la notte dello spoglio. In Abruzzo, Marco Marsilio (Fratelli d’Italia) si è riconfermato con oltre il 53%. Anche in Basilicata, la coalizione di centrodestra è rimasta salda al comando.

Non è un caso isolato. “Essere radicati sul territorio e avere visibilità grazie al ruolo istituzionale – spiega il politologo Lorenzo Pregliasco – continuano a fare la differenza nelle elezioni locali”. Ma amministrare non basta. La campagna elettorale resta la prova del nove, dove conta saper comunicare risultati concreti e piani per il futuro.

Campagne elettorali, tra territorio e social

In queste settimane, i candidati hanno puntato forte sui temi locali. In Piemonte, al centro del dibattito c’erano la sanità pubblica e le infrastrutture, argomenti trattati sia in tv che durante gli incontri con la gente. In Abruzzo, invece, si è parlato soprattutto di ricostruzione post-sisma e turismo. “Abbiamo ascoltato davvero le comunità, senza promettere miracoli”, ha raccontato Marsilio ai giornalisti a Pescara.

Un altro aspetto che ha segnato la campagna è stato l’uso massiccio dei social. Dirette su Facebook, post su Instagram: i candidati hanno cercato di agganciare soprattutto i più giovani. Ma, dicono alcuni osservatori, il contatto diretto resta insostituibile. “La gente vuole incontrare il candidato nei mercati, nelle piazze”, ammette un esponente del Partito Democratico piemontese.

I partiti fanno i conti con i risultati

A livello nazionale, questi risultati sono stati visti come un test importante. Il centrodestra esce rafforzato, grazie soprattutto a Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il centrosinistra invece deve fare i conti con le difficoltà a proporre alternative credibili. “Dobbiamo ripartire dai territori”, ha detto la segretaria del PD Elly Schlein commentando i dati del Piemonte.

Il Movimento 5 Stelle fatica ancora a risalire, sia al Nord che al Centro-Sud. “Serve una nuova fase costituente”, ha ammesso Giuseppe Conte durante una riunione con i suoi parlamentari. La frammentazione politica, con liste civiche e piccoli gruppi spesso decisivi nei ballottaggi, rende tutto ancora più complicato.

Affluenza in calo, ma la politica non è sparita

Un dato che non passa inosservato è quello dell’affluenza alle urne. In tutte e tre le regioni ha votato meno gente rispetto alle elezioni precedenti: in Piemonte il 56%, in Abruzzo il 52%, in Basilicata poco sopra il 50%. Numeri che confermano un trend ormai consolidato verso l’astensionismo.

Il sociologo Ilvo Diamanti sottolinea come “la distanza tra cittadini e politica resti ampia, soprattutto tra i giovani”. Eppure, nei seggi di piccoli centri come Sulmona o Matera non sono mancati momenti di confronto acceso tra elettori e candidati. Segno che la passione politica non è ancora sparita del tutto.

Cosa ci insegnano queste elezioni

Insomma, le elezioni regionali 2024 mostrano un quadro complesso, pieno di spunti. L’effetto incumbent resta un fattore importante, ma non basta da solo a vincere. Per i partiti sarà fondamentale saper ascoltare davvero i territori, comunicare in modo chiaro e coinvolgere gli elettori. Solo così, forse, si potrà invertire la tendenza all’astensione e ricostruire un rapporto più solido tra istituzioni e cittadini.

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