Venezia, 7 dicembre 2025 – Con “Luoghi che non si vedono”, l’associazione Veneto Segreto ha appena messo in moto un progetto che vuole cambiare il modo in cui gli italiani – e non solo – si avvicinano alla cultura. Nato proprio a Venezia, ma pronto a espandersi in tutta Italia, l’iniziativa invita a fermarsi, osservare e, forse per la prima volta, lasciarsi sorprendere da quella bellezza discreta che spesso sfugge agli sguardi più frettolosi. Un messaggio semplice ma potente: esiste un modo diverso di scoprire il territorio, lontano dalla solita corsa ai posti “instagrammabili” o ai grandi monumenti.
Passeggiate lente nei luoghi nascosti
Nel concreto, Veneto Segreto – già conosciuta per aver aperto al pubblico siti normalmente chiusi, dai palazzi storici ai giardini segreti di Treviso, Vicenza e Verona – ora allarga la formula su scala nazionale. Il progetto propone una serie di percorsi guidati in piccoli gruppi, pensati per mettere al centro il racconto e la curiosità. I primi appuntamenti sono andati in scena tra fine novembre e inizio dicembre: una quindicina di persone si sono trovate alle 9.30 davanti a una chiesa sconsacrata nel cuore di Cannaregio. Da lì, con la guida di Marta Rizzo, storica dell’arte veneziana, hanno attraversato calli poco frequentate e cortili privati mai aperti prima.
“Ci chiedono spesso dove trovare la Venezia autentica”, ha raccontato Rizzo durante il percorso. “La verità è che bisogna imparare a guardare con occhi diversi. Qui tutto parla, anche se piano piano”.
Rallentare per scoprire davvero
L’idea alla base – come spiega Nicola Giacomin, fondatore di Veneto Segreto – è chiara: proporre un’esperienza che non vuole mettere in mostra ma suggerire. Non sono solo passeggiate alternative. Nel programma ci sono momenti di ascolto silenzioso, laboratori creativi e piccole degustazioni in osterie fuori dai soliti giri turistici. Niente cartelli o audioguide: solo l’invito a rallentare e a cogliere quei dettagli che sfuggono nella vita di tutti i giorni.
Tra gennaio e febbraio le prossime tappe toccheranno città meno note del Veneto come Este, Monselice e Bassano del Grappa, per poi aprirsi ad altre regioni. “Abbiamo già ricevuto richieste da Toscana, Puglia e Lombardia”, aggiunge Giacomin. Un segno evidente che cresce il bisogno di un turismo culturale più calmo e consapevole.
Un turismo fuori dal caos
Per chi promuove il progetto, “Luoghi che non si vedono” risponde a una nuova sensibilità emersa negli ultimi anni soprattutto tra i giovani: quella del viaggiare lento, fatto di scoperte genuine e fuori dagli schemi. “La bellezza che non fa rumore” è lo slogan scelto per rendere questo spirito unico. E si percepisce chiaramente nei racconti dei partecipanti.
“Sembrava quasi di entrare in un’altra città”, confida Giulia, insegnante padovana alla sua prima visita veneziana. “Non avevo mai notato certi dettagli sulle facciate o nei cortili”. Lo stesso sentimento è condiviso da Federico, studente universitario: “Il silenzio delle calli al mattino presto ti fa capire quanto diversa può essere Venezia senza la folla”.
Un modello da replicare ovunque
Anche se il Veneto resta il cuore dell’iniziativa, l’obiettivo è coinvolgere altre regioni e riproporre questa formula: piccoli gruppi, itinerari insoliti e niente fretta. Sul sito di Veneto Segreto, che nelle ultime settimane ha visto un’impennata nelle visite (oltre 15mila solo a novembre), compaiono già le prime date fuori regione: tappe a Cremona, Perugia e nel Cilento. Le regole restano sempre le stesse: prenotazione online, posti limitati e nessun costo extra per gli eventi più esclusivi.
“Siamo convinti che anche i luoghi meno noti abbiano storie importanti da raccontare”, ribadisce Giacomin durante la presentazione stampa. “Non cerchiamo la vetrina facile, ma la profondità”.
Il mondo della cultura applaude
Intanto arrivano segnali positivi anche dagli addetti ai lavori. L’assessora alla cultura del Comune di Venezia, Paola Marangon, sottolinea come “progetti così aiutano a riequilibrare i flussi turistici e fanno riscoprire ai cittadini la loro stessa città”. Parole simili arrivano da alcuni albergatori del centro storico: “Iniziative del genere aiutano a destagionalizzare il turismo”, spiega con convinzione Gianluca Rossi, gestore di una piccola locanda a San Polo.
Insomma, dalle parole degli organizzatori come dalle testimonianze raccolte sul campo emerge chiaro un messaggio: c’è ancora spazio per la meraviglia silenziosa. Per una cultura vissuta lontano dal clamore anche nelle nostre città più note.