Newman: il Dottore della Chiesa che unisce tradizionalisti e liberali con una prosa da maestro

Newman: il Dottore della Chiesa che unisce tradizionalisti e liberali con una prosa da maestro

Newman: il Dottore della Chiesa che unisce tradizionalisti e liberali con una prosa da maestro

Giulia Ruberti

4 Novembre 2025

Roma, 4 novembre 2025 – Sabato prossimo, in una cerimonia in Vaticano, papa Leone XIV proclamerà John Henry Newman dottore della Chiesa. Newman, nato a Londra nel 1810 e cresciuto nella tradizione anglicana, si convertì al cattolicesimo nel 1845. Nel 1879 fu nominato cardinale e morì a Birmingham nel 1890. Oggi la sua eredità unisce mondi spesso lontani: tradizionalisti e liberal trovano nelle sue opere spunti per dialogare e confrontarsi.

Newman e la coscienza: la voce che guida

“Newman ha sempre messo al centro la coscienza personale come bussola morale”, spiega padre George Bowen, oratoriano britannico e postulatore della sua causa di canonizzazione. Per Bowen, il pensiero di Newman sulla coscienza va oltre l’ambito individuale e si lega a un forte senso di responsabilità verso la verità. “Per lui – aggiunge Bowen – la coscienza non è un capriccio personale, ma l’ascolto di una voce più grande che ci precede”.

Nella sua celebre “Lettera al Duca di Norfolk”, Newman scriveva: “Se dovessi brindare alla religione, dopo aver brindato al Papa, brinderei prima alla coscienza”. Una frase che ancora oggi risuona sia nei seminari teologici sia nei dibattiti pubblici, a dimostrazione della sua attualità.

La dottrina che cresce senza tradire le radici

Un altro pilastro del pensiero di Newman è l’idea di evoluzione della dottrina. In un’epoca divisa tra innovazione e tradizione, il teologo inglese ha offerto una chiave di lettura capace di andare oltre le divisioni. “Newman non pensava che la dottrina cambiasse per seguire i tempi”, spiega ancora Bowen, “ma che si sviluppasse naturalmente, come un seme che cresce mantenendo la sua identità”.

Il suo libro “Sviluppo della dottrina cristiana”, uscito nel 1845, resta un punto di riferimento per chi studia i cambiamenti nella Chiesa. “Non è un cambiamento a caso – sottolinea Bowen – ma una crescita fedele alle origini”.

Un santo che parla a tutti, tradizionalisti e aperti

La figura di Newman continua a interessare un pubblico molto ampio. Da un lato, i tradizionalisti lo vedono come un difensore dell’ortodossia; dall’altro, i liberal apprezzano la sua apertura al dialogo e la capacità di interrogarsi sulle sfide del presente. “È raro trovare un santo che metta d’accordo mondi così diversi”, racconta padre Bowen. “Eppure Newman ci riesce, forse perché non ha mai smesso di cercare la verità”.

La sua canonizzazione nel Regno Unito nel 2019 aveva già acceso entusiasmo tra fedeli e studiosi. Ora, con il titolo di dottore della Chiesa – riservato a figure come Agostino, Tommaso d’Aquino e Teresa d’Avila – il suo pensiero entra ufficialmente nel canone della teologia cattolica.

Un’eredità che parla ai problemi di oggi

La proclamazione di sabato arriva in un momento in cui la Chiesa deve affrontare temi delicati: dalla bioetica alle questioni sociali, dal rapporto con la scienza al dialogo tra religioni. “Newman ci ricorda che la fede non è mai ferma”, osserva il teologo italiano Marco Roncalli. “La sua lezione sulla coscienza e sull’evoluzione della dottrina offre strumenti preziosi per le sfide di oggi”.

In Vaticano si lavora intensamente ai preparativi per la cerimonia. Sono attesi delegati da tutto il mondo anglofono e rappresentanti delle principali università cattoliche. L’appuntamento è alle 10 del mattino nella basilica di San Pietro. “Sarà un momento importante non solo per gli oratoriani o per gli inglesi”, dice padre Bowen, “ma per tutta la Chiesa”.

Una vita di scelte coraggiose

Ripercorrendo la vita di John Henry Newman, emerge un percorso segnato da scelte difficili e spesso controcorrente. Dalla rottura con l’anglicanesimo, dopo anni di studio e riflessione, fino all’ingresso nell’Oratorio di san Filippo Neri e alla nomina a cardinale da parte di Leone XIII. Ogni passo ha incontrato critiche e incomprensioni, ma anche una continua ricerca di sincerità.

“Non cercava il consenso facile”, ricorda Roncalli. “Ha pagato spesso con l’isolamento le sue idee”. Eppure, proprio questa coerenza lo rende oggi una figura capace di parlare a credenti e non credenti.

Sabato mattina, nella basilica vaticana, il nome di Newman sarà pronunciato insieme a quelli dei grandi dottori della Chiesa. Un riconoscimento che arriva a oltre un secolo dalla sua morte e che, per molti, segna una svolta nel dialogo tra fede e ragione.

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