Presepi permanenti in Italia: viaggio tra arte e tradizione da Bergamo a Matera oltre il Natale

Silvana Lopez

27 Dicembre 2025

Bergamo, 27 dicembre 2025 – Dalla Lombardia fino alla Basilicata, passando per piazze, chiese e angoli nascosti di città grandi e piccole: ogni anno, durante le feste, l’Italia si trasforma in un mosaico di Natività permanenti. Non sono solo una tradizione religiosa, ma una parte viva del nostro patrimonio artistico e culturale. Si parte dalle luci soffuse delle cappelle di Bergamo e si arriva al silenzio sotto il cielo di Matera, passando per centri come Bologna, Roma e Sorrento. Ma perché proprio questi posti? E cosa raccontano davvero i loro presepi a chi si ferma a guardarli?

L’Italia dei presepi: tra arte e memoria

A Bergamo Alta la tradizione del presepe non si ferma mai. Nella Basilica di Santa Maria Maggiore, ogni dicembre compaiono le figure scolpite nel legno dagli artigiani locali. Sono volti segnati dal tempo, con dettagli che raccontano la fatica della vita quotidiana. Qui Gianni, pensionato e volontario della parrocchia, ogni sera alle sei accende le ultime candele. “Lo faccio per i bambini, ma anche per me”, ha detto mentre sistemava il pastore accanto alla capanna. Per la gente del posto il presepe è un appuntamento fisso: c’è chi lo viene a vedere tutti i giorni, chi solo la notte di Natale.

Scendendo verso sud, a Bologna si trova uno dei presepi più antichi d’Italia: quello nella Chiesa di San Francesco, risalente al Quattrocento e opera di Francesco di Simone Ferrucci. Le statue in terracotta – alcune originali – restano esposte tutto l’anno in una cappella laterale. “Rappresentano la vita semplice della gente di Bologna”, ha spiegato don Matteo durante una visita guidata alle 11. “Ci sono donne che filano e uomini che impastano il pane”. Non è solo fede: è un modo per tenere vive storie e gesti quotidiani.

Matera e Roma: tradizione che parla d’identità

A Matera il presepe assume un volto particolare. Le scene della Natività sono scolpite direttamente nella pietra dei Sassi, quelle case-grotta abbandonate che raccontano un passato duro ma autentico. Il presepe permanente nella chiesa di Santa Lucia alle Malve è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 17. “Qui dentro si sente davvero la nostra storia”, ha raccontato suor Teresa uscendo dalla messa mattutina. E i numeri parlano chiaro: più di 15mila visitatori solo a dicembre secondo il Comune, segno che questa tradizione è parte dell’anima cittadina.

Anche Roma custodisce presepi permanenti, ma qui la storia diventa corale. Alla Basilica di Santa Maria Maggiore da oltre trent’anni va in scena la mostra “100 presepi in Vaticano” con opere da tutto il mondo. C’è chi fotografa le Natività africane intagliate nell’ebano e chi resta incantato davanti ai pezzi in vetro soffiato da Murano. “È un viaggio nella diversità”, dice il curatore Paolo Tesi. Qualcuno però critica: alcuni visitatori vorrebbero più spazio per i presepi storici italiani piuttosto che per quelli moderni o stranieri.

Sorrento e il Sud: artigianato che tira turismo

Più a sud, nel cuore di Sorrento, il presepe è diventato quasi un’attrazione turistica vera e propria. In via San Cesareo le botteghe storiche espongono tutto l’anno pastori in terracotta fatti a mano. “Il nostro lavoro passa da padre in figlio”, racconta Rosa Esposito della bottega Esposito Presepi aperta dal 1968. I prezzi? Un pastore piccolo si compra a partire da 12 euro; per una Natività completa i collezionisti arrivano anche a spendere oltre 500 euro.

Il turismo natalizio qui cresce: secondo Confesercenti locale nel 2025 c’è stato un +8% rispetto all’anno scorso. Ma dietro ogni acquisto c’è anche qualcosa di più personale: scegliere un pastore nuovo come ricordo di un viaggio a Napoli o semplicemente portare a casa un pezzo del Sud.

Oltre il Natale: un simbolo sempre vivo

Insomma, le Natività permanenti resistono alla frenesia dei tempi moderni? In molte città italiane sembra proprio di sì. Non sono solo oggetti sacri; sono custodi di storie vere, legate ai luoghi e alle persone. Nei racconti dei volontari, nelle mani degli artigiani, nelle voci dei bambini davanti alla grotta – il presepe continua a parlare forte e chiaro. “Ogni anno lo vedo con occhi diversi”, confessa Chiara, giovane mamma romana appena uscita dalla Basilica.

Un filo sottile lega Nord e Sud — una tradizione che cambia forma ma non muore mai davvero.

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