Riyadh, 6 dicembre 2025 – Sta nascendo lungo le coste del Mar Rosso, in Arabia Saudita, un progetto turistico che non ha precedenti. A spingere l’iniziativa è il fondo sovrano saudita PIF, con l’obiettivo di cambiare radicalmente il concetto di vacanza di lusso, puntando niente meno che a un impatto ambientale pari a zero. I dati appena resi noti mostrano che diversi resort all’avanguardia sono già operativi e le infrastrutture principali stanno per essere ultimate. L’idea è di arrivare al completamento entro il 2030 con fino a 50 resort esclusivi sparsi tra isole e spiagge ancora intatte.
Energia pulita e rispetto per la natura
Il progetto, noto come The Red Sea Project, si estende su circa 28.000 chilometri quadrati tra deserto e mare. Red Sea Global, la società che lo guida, assicura che ogni struttura funzionerà solo con energia rinnovabile. Impianti solari e sistemi di accumulo sono già installati e, stando ai responsabili, copriranno completamente il fabbisogno energetico delle strutture e dei servizi.
Un portavoce ha sottolineato che «nessun rifiuto solido finirà in discarica». Tutto – dagli imballaggi agli scarti organici – sarà recuperato o compostato. Inoltre, il progetto ha eliminato del tutto la plastica monouso, sostituendola con materiali riciclabili o biodegradabili per tutte le forniture.
Salvare i coralli e proteggere la fauna marina
Al centro dell’attenzione c’è la salvaguardia dell’ecosistema marino del Mar Rosso. Questa mattina sono stati presentati i dettagli di un piano dedicato ai coralli, fondamentali per la biodiversità locale. Gli esperti parlano di “coral gardening”, una tecnica che prevede la coltivazione e il trapianto di frammenti di corallo per far rinascere le barriere danneggiate dal riscaldamento globale.
Durante la conferenza stampa a Riyadh, la biologa marina Fatin Al-Sabah ha spiegato: «Abbiamo creato nursery sottomarine per sostenere i coralli autoctoni e monitoriamo costantemente l’impatto dei visitatori». Non solo coralli: nel progetto ci sono anche iniziative per proteggere tartarughe marine, pesci locali e uccelli migratori che si fermano lungo queste coste durante i loro spostamenti stagionali.
I numeri dietro i resort di lusso
L’aspetto più visibile del progetto riguarda i 50 resort previsti. Da quanto raccolto sul campo, si tratta di strutture progettate per integrarsi nel paesaggio: bungalow su palafitte, ville private sulle lagune, hotel con tetti verdi e facciate mimetiche. Ogni resort avrà poche camere – in media tra 40 e 50 – per evitare affollamenti e garantire un alto livello di sostenibilità.
Su alcune isole come Shura Island, dove i lavori sono iniziati nel 2023, già centinaia di operai tra maestranze locali e ingegneri stranieri lavorano ai cantieri. Quando tutto sarà operativo, Red Sea Global prevede fino a un milione di visitatori all’anno. Una cifra che considerano “sostenibile” rispetto alle dimensioni dell’area protetta.
Le critiche non mancano
Non tutti però sono convinti. Alcuni gruppi ambientalisti internazionali chiedono controlli indipendenti sui risultati dichiarati. «Gli standard promessi sono molto alti», dice Mohammed Aziz di Greenpeace Middle East, «ma serve trasparenza sui dati reali». Le autorità saudite rispondono garantendo la pubblicazione periodica dei dati ambientali e l’apertura agli esperti esterni.
Gli analisti presenti oggi a Riyadh concordano: la vera prova sarà riuscire a far convivere una domanda turistica in crescita con la tutela degli habitat naturali. Il governo conta però anche su un ritorno economico importante: migliaia di posti di lavoro e investimenti stranieri nel settore dei servizi.
Un’occhiata al domani
Il progetto del Mar Rosso è forse una delle più grandi sfide turistiche degli ultimi anni a livello mondiale. Tra grandi promesse green, tecnologia all’avanguardia e impegni per l’ambiente resta da vedere come tutto questo si tradurrà nella realtà nei prossimi anni. Solo allora capiremo se questa scommessa potrà davvero diventare un modello da seguire per il turismo del futuro.