Weekend romantico a Vienna: tra lezioni di valzer e il grande ballo storico

Giulia Ruberti

3 Dicembre 2025

Milano, 3 dicembre 2025 – Un mix di sogno e rigore, così si può riassumere la mattinata vissuta da un gruppo di giovani italiani che ieri hanno varcato la soglia della storica scuola di danza viennese Elmayer, pronti a prendere parte, poche ore dopo, al loro primo Gran Ballo nella capitale austriaca. L’iniziativa, nata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, ha coinvolto ragazzi tra i 17 e i 22 anni, molti al debutto in un ambiente tanto formale. Un’opportunità rara per entrare in una tradizione che da secoli intreccia mondanità, regole e senso di appartenenza.

Dentro la scuola Elmayer: storia e rigore

Fondata nel 1919 nel cuore di Vienna, la scuola Elmayer è considerata una delle più importanti realtà nella danza da sala. Alle 9.30 precise, sotto una pioggerellina leggera e tra il brusio del traffico cittadino, il gruppo ha varcato il portone del Palais Pallavicini dove si tengono le lezioni. “Non avevo mai messo piede in un posto così carico di storia”, ha detto con emozione Laura Bianchi, studentessa milanese.

La sala da ballo – parquet lucido, lampadari imponenti e tendaggi pesanti – accoglie gli allievi con un’atmosfera di rigore quasi tangibile. Gli insegnanti, tutti in giacca e cravatta scura, si sono presentati uno a uno; tra loro anche Thomas Schäfer-Elmayer, nipote del fondatore e figura chiave della scuola. Dopo un breve richiamo all’etichetta – postura, galateo e silenzi da rispettare – si è passati subito alla pratica. “Qui la disciplina non è solo una formalità: è parte integrante della danza”, ha spiegato Schäfer-Elmayer ai ragazzi.

Primi passi tra errori e sorrisi

È arrivato il momento del valzer viennese, atteso ma anche temuto da molti. Qualche inciampo nei primi giri, scarpe che scivolano sul pavimento lucido, sorrisi trattenuti. “All’inizio avevo paura di combinare guai – ha raccontato Francesco Rossi, liceale romano – poi l’insegnante mi ha detto: l’importante è seguire il ritmo e rispettare il partner”. Da quel momento l’atmosfera si è sciolta. Per più di due ore i ragazzi hanno provato passi base e figure più complicate; qualcuno ha preso appunti sui consigli ricevuti, altri hanno ripetuto i movimenti fissando lo specchio.

Non mancavano dettagli come mani sudate o abiti comodi ma curati (“vestitevi come per una serata elegante”, era stato detto), bottigliette d’acqua vicino agli zaini. La scuola non lascia nulla al caso: a fine mattinata sono stati consegnati piccoli manuali sull’etichetta da ballo, con indicazioni precise anche su come inchinarsi o fare conversazione durante le pause.

Gran Ballo al Palais Ferstel: il momento clou

Arriva la sera e con lei l’atteso momento del Gran Ballo al Palais Ferstel. L’edificio del XIX secolo in stile neorinascimentale ospita da tempo alcuni dei balli più famosi della città. Dalle 19 arrivano i primi invitati: signore in abiti lunghi con guanti chiari; uomini in frac o smoking scuro. “Entrare qui ti fa quasi tremare le mani”, ha sussurrato una ragazza mentre ammirava le sale illuminate dalle candele.

Sul pavimento decorato a mosaico si sono susseguiti valzer, polka e quadriglie. I ragazzi italiani – guidati dagli insegnanti Elmayer – hanno danzato tra sguardi attenti e applausi discreti. Tra un brano e l’altro c’è stato spazio anche per socializzare: presentazioni formali, chiacchiere lente davanti ai buffet pieni di dolci viennesi (Sacher e Kipferl su tutti), qualche foto ricordo. Per molti era un’esperienza nuova. “Qui capisci davvero cosa vuol dire far parte di una tradizione”, ha commentato Enrico Mancini, ragazzo toscano che studia lettere a Firenze.

La conclusione: stanchi ma felici

Alla fine della serata, poco prima di mezzanotte, i volti erano stanchi ma soddisfatti: qualcuno scherzava sulla fatica (“Non ho mai ballato così tanto”), altri si fermavano sulle scale del Palais per scambiarsi impressioni ancora fresche. “Questa esperienza mi ha cambiata – ha confidato Laura Bianchi a bassa voce – perché mi sono sentita parte di qualcosa che va oltre la danza”. Gli insegnanti Elmayer hanno ringraziato tutti per la partecipazione e invitato i ragazzi a coltivare questa passione anche una volta tornati in Italia.

Un’esperienza che lascia il segno – nei ricordi e nei passi di chi l’ha vissuta. Tradizione, disciplina e apertura agli altri: sono questi i tre aspetti che i giovani italiani hanno scoperto tra marmi antichi e luci soffuse di Vienna. E che ora portano con sé, forse senza averne ancora piena consapevolezza.

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